Glauco Mauri. Una vita per il teatro

Roberto Sturno e Glauco Mauri in una scena dello spettacolo "L'inganno"
Roberto Sturno e Glauco Mauri in una scena dello spettacolo “L’inganno”

Carmela Citro
Glauco Mauri-La poesia del teatro
Casa editrice Bulzoni

Glauco Mauri è un attore e regista teatrale, fra i personaggi di spicco degli ultimi cinquant’anni di storia del teatro del nostro paese. Dall’anno in cui ha deciso di fondare una sua personale compagnia, il 1981, è un instancabile protagonista di tutte le stagioni teatrali.
Questo libro non è la prima occasione in cui Carmela Citro, dottoranda presso il Dipartimento di Studi umanistici dell’Università degli Studi di Salerno, racconta e analizza il lavoro del Maestro. Possiamo ricordare l’articolo Il Faust di Glauco Mauri è la storia dell’Uomo in rivistasinestesie.it (maggio 2009) e il saggio Viaggio nella follia: l’Enrico IV (da Luigi Pirandello a Glauco Mauri) in Macramè. Studi sulla Letteratura e le Arti (2010).


INTERVISTA A CARMELA CITRO, MARTEDI’ 26 FEBBRAIO 2013 (a cura di Luca Balduzzi)

Come è nata la sua passione per Glauco Mauri?
Studio da anni la storia del teatro e lo frequento assiduamente, ho incontrato per la prima volta Glauco Mauri in alcune recensioni riguardanti spettacoli beckettiani, ho provato, fin da subito, una immediata curiosità per questo straordinario artista che, con le sue opere, ha scritto pagine significative della storia del teatro contemporaneo del nostro Paese, ho iniziato così a seguirlo anche a teatro e le sue interpretazioni mi hanno immantinentemente emozionato, al punto di volerlo incontrare per poter parlare con lui di quest’arte così effimera, ma così pregnante. Considero Mauri un uomo di teatro “purissimo”, che con la sua ricerca appassionata sulla materia viva e concreta del fare teatro, sa accompagnare lo spettatore nella scoperta del mistero della scena, che da secoli con la sua poesia parla alla mente e al cuore degli uomini.

Volendo cercare di sintetizzare lo stile recitativo e registico di Glauco Mauri, quali caratteristiche farebbe risaltare?
A mio parere, la peculiarità che funge da filo conduttore nella carriera artistica del Maestro Mauri è il continuo tentativo di comprendere l’animo umano, di cogliere e capire le fragilità di quest’essere fatto, parimenti, di “luce e di fango”, di “bene e di male”, come egli stesso ha più volte sottolineato. La sua intera vita artistica ha mirato, e mira proprio alla comprensione e al disvelamento di questo misterioso universo chiamato “uomo”. Le sue sua scelta registica, come i suoi personaggi hanno un proposito ben specifico che non si limita a raccontare la storia del singolo, ma bensì dell’intera umanità, rispondendo, così pienamente, alla sua etica teatrale arte per la vita!

In questo senso, quali indicherebbe come gli spettacoli più significativi della carriera di Glauco Mauri?
Volendo scegliere nella koiné degli spettacoli portati in scena dal Maestro Mauri i più significativi non risulta certamente facile, basti pensare ai Quaderni di Beethoven, opera che lo vede per la prima volta nella triplice veste di drammaturgo-regista-attore, oppure alle prime italiane de l’Ultimo nastro di Krapp e Atto senza parole di Beckett e al Rinoceronte di Jonesco; per passare alle magistrali interpretazioni registiche ed interpretative di Edipo, Filottéte, Faust, Re Lear, non dimenticando opere come il Don Giovanni di Moliére, Delitto e castigo di Dostoevskij e Il Vangelo secondo Pilato di Schimtt, e questo elenco potrebbe continuare ancora per molto.

Attraverso i suoi spettacoli, Glauco Mauri ha anche contribuito a fare conoscere nel nostro paese autori fino a quel momento inediti…
Guardare all’opera di Mauri equivale a dire guardare ai momenti fondamentali dell’evoluzione storica che si è verificata nel nostro teatro: basti pensare, come poc’anzi detto, alle prime italiane di opere di autori non ancora frequentati sui nostri palcoscenici, quali Jonesco, Frisch e Beckett. Glauco Mauri, il massimo esegeta di Beckett in Italia, è stato il pioniere della sua opera nel nostro Paese e ha consegnato alla storia del nostro teatro due memorabili intepretazioni: L’ultimo nastro di Krapp e Atto senza parole (ricordiamo che nell’attuale stagione teatrale la “Compagnia Mauri-Sturno” sta proponendo sui palcoscenici italiani uno spettacolo interamante dedicato all’opera beckettiana). Il Maestro ha presentato per la prima volta le due opere con la “Compagnia dei Quattro” (Glauco Mauri, Valeria Moriconi, Franco Enriquèz, Emnuele Luzzati e per un anno si aggiunse Mario Scaccia), che negli anni Sessanta rivoluzionò totalmente il modo di fare teatro.

E Glauco Mauri come racconta il suo lavoro? Il sottotitolo del libro, La poesia del teatro, viene da una sua frase…
Come racconta Mauri il mio lavoro è preferibile ascoltarlo personalmente da lui. Invece, il sottotitolo del libro nasce proprio da una affermazione del Maestro circa la scoperta della bellezza dell’arte teatrale: «Allora compresi, istintivamente, come la Poesia del teatro, la “finzione” del teatro sia infinitamente più poetica della realtà della vita». Ancora oggi questo è il suo pensiero.

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