Cene, visite pagate, ospedale fantasma: Ecco il volontariato della Kyenge in Africa

pd-kyenge10 nov -Domani il ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge saraĢ€ ospite del consiglio comunale di Reggio Emilia. Qui non troveraĢ€ razzisti con l’anello al naso pronti a lanciarle bucce di banana come hanno giaĢ€ fatto altri idioti. Ma ci saraĢ€ chi invece di applaudirla proveraĢ€ a contestarle il suo passato prossimo e l’attivitĆ  della sua associazione di volontariato Dawa, con sede nella vicina Modena. Infatti in comune c’eĢ€ un consigliere, Zeffirino Irali, che in questi mesi ha raccolto numerose re soconti e ha realizzato un dossier sulle attivitaĢ€ di Dawa. Un piccolo libro nero di cose non fatte o fatte male.

All’interno diverse testimonianze dirette di volontari e collaboratori della Kyenge. Libero ha incontrato con Irali diverse di queste persone e ha ascoltato le loro storie. C’eĢ€ la funzionaria della Provincia sposata con un cittadino congolose, c’eĢ€ la pensionata, c’eĢ€ il professore universitario. Ma soprattutto c’eĢ€ l’infermiera che ha lavorato nello stesso ambulatorio di Kyenge per molti anni. Tutta gente che, cedendo ai cliché, potremmo definire impegnati e di sinistra. E tutti, per usare un eufemismo, sono rimasti molto delusi dall’attivitaĢ€ dell’associazione.

Ma chi c’eĢ€ dietro a questa onlus? EĢ€ praticamente un’organizzazione a conduzione famigliare: il presidente di Dawa eĢ€ Franca Capotosto, amica personale di Kyenge, il Ā«responsabile relazione esteri e comunicazioneĀ» eĢ€ il marito di Kyenge, Domenico Grispino; la Ā«responsabile arte e e culturaĀ» eĢ€ sua cognata, la preside di scuola media Maria Teresa Grispino; il revisore dei conti eĢ€ l’altro cognato, il farmacista Gianni Mazzini. Su facebook la pagina dell’associazione ha un unico amministratore: il ministro Kyenge.

Sul sito Internet si legge: Ā«Dawa (magia, medicina, star bene in lingua swahili) eĢ€ un’associazione non profit nata nel 2002Ā» e che Ā«concentra maggiormente i suoi sforzi nella Repubblica Democratica del CongoĀ», Paese natio della Kyenge. In particolare a Lubumbashi, la seconda cittaĢ€ del Paese, e nel villaggio dove il ministro eĢ€ nato. A leggere Internet, l’iniziativa piuĢ€ concreta risale al 2006: Ā«Cene di beneficenza per il trasporto di un container e di un’autoambulanzaĀ». In effetti il carico prende il volo nel 2007 e i giornali locali strillano entusiasti: Ā«Una delegazione di 12 reggiani guidati da due primari dell’arcispedale Santa Maria Nuova e composta da medici, farmacisti, biologi, infermieri, un geometra e un ingegnere sta partendo alla volta della Repubblica democratica del CongoĀ».

La squadra dovrebbe inaugurare una nuova struttura sanitaria: Ā«L’ingegner Domenico Grispino (marito di Kyenge ndr) eĢ€ il responsabile del pro- getto per la costruzione di un ospedale all’interno del parco KundelunguĀ» scrive il giornale. E Kyenge sul quotidiano Ā«ricorda di destinare il 5 per mille all’associazione che possiedeĀ». Di seguito, per i lettori, il codice fiscale. Sin qui tutto regolare. Peccato che in Congo le cose cambino e almeno metaĢ€ dei partecipanti alla missione torni in Italia inorridita. Gli altri, a onor del vero, sono quasi tutti parenti della Kyenge. Con i nostri testimoni approfondiamo il racconto di quel viaggio. A partire dall’acquisto dei biglietti aerei.

Sul punto le versioni raccolte da Libero combaciano. Ā«Avevamo trovato tariffe inferiori ai mille euro, ma Kyenge ci disse che ci avrebbe pensato leiĀ» dichiara Manuela, professione infermiera. I volontari sono certi di risparmiare e invece il prezzo lievita sino a 1.200-1.400 euro a cranio. I malcapitati non capiscono, ma si adeguano. Nel frattempo, grazie alle cene di finanziamento, vengono riempiti due container di materiale, compresa un’ambulanza. Il trasporto viene organizzato da una zia di Manuela. Il percorso previsto eĢ€ Sassuolo-Bruxelles- Kinshasa. In Belgio vive una delle tante sorelle di Kyenge. E qui avviene il primo disguido, visto che uno dei due cassoni d’acciaio non riesce a partire. Le cose peggiorano in Africa. Ā«Avevo chiesto sei mesi di aspettativa per questa esperienza. Avrei dovuto occuparmi di seguire l’apertura di un poliambulatorioĀ» avverte l’infermiera. Ā«Ho rifatto i bagagli appena ho capito la situazione. LaĢ€ non c’era proprio nessuna struttura da avviareĀ». A Lubumbashi, all’interno di una delle proprietaĢ€ dei Kyenge, i volontari trovano solo un Ā«Centre maternité KyengeĀ»: Ā«Un vero disastro. Non c’era un generatore elettrico, non esisteva il pavimento, i lettini erano praticamente inservibili. In piuĢ€ venivano usati due soli strumenti per quindici donne per volta e la luce era quella delle candele. Condizioni estreme in cui era impossibile operareĀ».

Bruno, docente universitario di origini straniere ed ex collega di Kyenge, rincara: Ā«Ho portato con me dall’Italia due ostetriche, ma quando sono entrate per poco non vomitano, non sono riuscite a continuare perché la situazione era atroce. Non ho mai visto una cosa simile in vita mia e ho girato abbastanzaĀ». In quei giorni vengono organizzate due cene di finanziamento. La prima si svolge al villaggio Kyenge, quello dove eĢ€ capotribuĢ€ il padre del ministro, Kikoko, un omone vestito con scettro e pelle di leopardo, mise che ha sfoggiato, tra lo stupore generale, pure a Modena in occasione di una visita specialistica. Esborso per la serata 60 dollari a testa. Una cifra cosiĢ€ alta che alcuni volontari danno forfait. Ā«L’altra cena eĢ€ stata organizzata dal Rotary locale e costoĢ€ ai partecipanti addirittura 100 dollariĀ» assicura Mariangela, funzionaria della Provincia.

Ma l’episodio che lascia esterrefatti diversi partecipanti eĢ€ un altro. Uno dei volontari, Antoine, cittadino congolese trapiantato in Italia, in quei giorni si fa raggiungere da alcuni parenti residenti a Kinshasa. A spese loro. La madre viene visitata da Kyenge. Poi si avvicina al figlio: Ā«Mi servono dieci dollariĀ». Come dieci dollari? Domanda il giovane, cercando spiegazioni. I testimoni sostengono che Kyenge, senza batter ciglio, avrebbe replicato: Ā«Certo. Devono imparare a pagare, se no pretendono tutto gratisĀ». I presenti in linea di principio avrebbero potuto pure essere d’accordo, ma ancora oggi si domandano dove siano finiti quei soldi, avendo loro partecipato all’impresa a titolo completamente gratuito. Anche perché dell’ospedale nessuno di loro ha piuĢ€ avuto notizie. Neppure dal sito Dawa.

Ā«Non mi risulta che sia stato realizzato. Il nostro sforzo socio-sanitario non eĢ€ andato a buon fine nonostante il padre della Kyenge avesse molte conoscenzeĀ» ammette Bruno. La cui delusione eĢ€ doppia. Infatti in quella sfortunata trasferta aveva il compito di realizzare un gemellaggio con l’ateneo congolese per scambi universitari. Ā«Per questo incontrai con Kyenge le autoritaĢ€ della provincia di Lubumbashi, il presidente della facoltaĢ€ di medicina, firmai una convenzione. Cécile mi disse che si sarebbe occupata personalmente di tenere i contatti con la controparte congolese. Dopo sei anni sto ancora aspettando, nonostante i contratti firmati, l’inizio di quello scambio. Anche in questo caso, eĢ€ andata bucaĀ». Non alla signora Kyenge che, grazie a quella sua attivitaĢ€ non profit, si eĢ€ fatta un nome ed eĢ€ diventata ministro della Repubblica italiana.

di Ortensio Pizzanelli per liberoquotidiano