Tra i temi che potrebbero emergere nel sondaggio figurano il divorzio, l’aborto e l’omosessualità
La Svezia ha deciso che testerà i “valori” degli immigranti, allo scopo di favorire l’integrazione, e sottolineando che vivere nella nazione “non è un diritto umano”, e bisogna quindi rispettare alcune regole. L’iniziativa è stata promossa dalla nuova ministra dell’Integrazione, Simona Mohamsson, che ha riconosciuto che per alcune minoranze non è facile adattarsi a una società molto “progressista e liberale”.
La proposta arriva da un Paese che ha accolto numerosi rifugiati negli ultimi decenni, ma che dal 2015 ha stretto le maglie dell’asilo, sia sotto governi di sinistra che di destra. L’attuale governo di destra svedese è salito al potere nel 2022, guidato dal premier Ulf Kristersson del Partito Moderato, è sostenuto anche dai Democratici di Svezia di estrema destra, e si è impegnato in particolare a inasprire la politica di immigrazione e a migliorare l’integrazione degli immigrati.
“Siamo un Paese estremo”
“Per le persone che entrano nella nostra società, può essere un po’ difficile orientarsi”, ha dichiarato Mohamsson in un’intervista al quotidiano Dagens Nyheter. “Siamo un Paese estremo, nel buon senso del termine”, ha aggiunto. Secondo la ministra, la Svezia è una società “laica e non patriarcale”, caratteristiche che possono rappresentare una sfida per chi proviene da contesti più tradizionali o conservatori.
Il piano prevede che circa 3mila persone vengano intervistate nell’autunno del 2025. La metà sarà composta da cittadini di origine svedese, l’altra metà da individui provenienti da contesti “non occidentali”. Mohamsson ha spiegato che “il risultato guiderà gli sforzi d’integrazione in futuro”. Il governo, ha precisato, non mira a “cambiare le opinioni”, ma piuttosto a “mantenere i valori che abbiamo in Svezia”.
“Vivere in Svezia non è un diritto umano”
Tra i temi che potrebbero emergere nel sondaggio figurano il divorzio, le relazioni prima del matrimonio, l’aborto e l’omosessualità, su cui gli immigrati appena arrivati tendono ad avere opinioni differenti rispetto alla popolazione svedese. Tuttavia, secondo i dati del World Values Survey, dopo dieci anni di permanenza le opinioni di molti immigrati si avvicinano a quelle della maggioranza. Ma per Mohamsson, “dieci anni sono decisamente troppi. È un’intera generazione di ragazze che non possono scegliere chi amare, o di ragazzi che non possono uscire allo scoperto”.
Infine, la ministra ha voluto sottolineare un principio fermo: “Chi sceglie di venire in Svezia ha la responsabilità di cercare di integrarsi nella società. Vivere in Svezia non è un diritto umano”.
Decenni di immigrazione
La Svezia ha accolto grandi numeri di rifugiati a partire dagli anni ’90, in particolare da Paesi come Afghanistan, Iran, Iraq, Somalia, Siria e l’ex Jugoslavia. Secondo Statistics Sweden, nel 2024 circa il 20 per cento degli abitanti del Paese è nato all’estero, una percentuale quasi raddoppiata rispetto al 2000, quando era intorno all’11 per cento.
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