Francesca Donato – Accusa di “propaganda russa” a un giornalista tedesco: sanzionato dall’UE senza processo nĂ© avviso, si ritrova con i conti bloccati e il divieto di espatrio.
Dal Berliner Zeitung – Raphael Schmeller e Simon Zeise
L’UE ha sanzionato per la prima volta un giornalista tedesco, Hüseyin Doğru, inserendolo nella lista delle sanzioni per presunta propaganda russa e minaccia alla stabilità dell’Europa. Doğru, cittadino tedesco, ha scoperto casualmente il blocco del suo conto bancario a fine maggio mentre cercava di pagare medicine per la moglie incinta; la banca non ha fornito spiegazioni immediate, e solo tramite ricerche personali ha appreso della sanzione UE.
Secondo la Commissione UE, Doğru è fondatore e rappresentante di AFA Medya A.Ş. (con sede a Istanbul), che gestisce il portale Red con piattaforme mediatiche legate finanziariamente e organizzativamente a istituzioni russe di propaganda statale. Red avrebbe profondi legami strutturali (inclusi dipendenti e rotazioni) con media statali russi, sostenendo misure del governo russo che minano la sicurezza UE, facilitando manifestazioni violente e manipolazione coordinata delle informazioni.
DoÄźru nega le accuse
Ha lavorato in passato per Redfish (finanziato da Ruptly, emittente russa), ma ha lasciato durante la guerra in Ucraina, criticando l’invasione (rischiando fino a 10 anni di carcere in Russia per averla definita “invasione” invece di “operazione speciale”). Ha coperto proteste pro-Palestina all’Università Humboldt e intervistato rappresentanti di Hamas (già intervistati da Spiegel e Taz).
L’accusa nasce da un articolo del Tagesspiegel (giugno 2024), che cita “circoli di sicurezza tedeschi” su Red come rete di propaganda russa. Tre mesi dopo, l’ex segretario USA Antony Blinken riprende l’articolo, definendo Red “strumento del Cremlino”. Il Tagesspiegel rilancia citando Blinken, creando una cassa di risonanza senza nuove prove.
Conseguenze per Doğru: divieto di accettare denaro e di viaggiare; accesso al proprio conto corrente limitato a 506 €/mese; ricorso solo alla Corte di giustizia europea (costoso e lungo); le autorità tedesche dichiarano la propria incompetenza. Le sanzioni si rinnovano ogni 6 mesi, richiedendo continue nuove difese.
La Commissione UE afferma che le decisioni sono basate sullo stato di diritto: notifica, diritto di replica al Consiglio, ricorso giudiziario. In pratica però è una “lotta contro i mulini a vento”.
Critiche sono arrivate da piĂą parti
L’Associazione tedesca dei giornalisti (DJV): le sanzioni per “disinformazione” violano l’art. 4 della legge europea sulla libertà dei media e l’art. 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo; richiedono un controllo giudiziario indipendente.
I Deputati europei Ruth Firmenich e Michael von der Schulenburg (BSW): il nuovo regime di sanzioni UE contro la disinformazione (introdotto a fine 2024, applicato dal 2025) minaccia la libertà di espressione e lo stato di diritto; è emesso da politici senza procedura regolare o controllo giudiziario.
Un parere legale (dell’ex giudice CGUE Ninon Colneric e della prof. Alina Miron, dell’Università di Angers, presentato al Parlamento europeo) afferma che le sanzioni sono “la morte civile” (conti congelati, divieto di risorse economiche e viaggi); i termini vaghi come “manipolazione delle informazioni” danno discrezionalità illimitata al Consiglio; è violato l’art. 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE; il rifiuto di audizione preventiva è sproporzionato; c’è un effetto deterrente sui giornalisti e un rischio di persecuzione politica.
Firmenich e von der Schulenburg chiedono al Parlamento europeo di impugnare e abolire il regime, definendolo un “pericoloso attacco alla libertà di espressione” con violazioni del diritto UE. Il caso Doğru è visto come l’inizio dell’arbitrarietà pura dell’UE che potrebbe colpire altri.
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✍🏼 Dal Berliner Zeitung – Raphael Schmeller e Simon Zeise
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— Francesca Donato (@ladyonorato) November 16, 2025

