CATANZARO, 15 LUG – Cinque dirigenti medici, tre infermieri e due dipendenti dell’ufficio Attività libero professionale intramuraria (Alpi) dell’azienda ospedaliera universitaria Dulbecco di Catanzaro sono stati arrestati e posti ai domiciliari nell’ambito di un’indagine condotta dalla Guardia di finanza e dai carabinieri su presunte violazioni dell’attività intramoenia.
Ai domiciliari é finito anche un imprenditore del settore della vendita di dispositivi medicali I provvedimenti sono stati disposti dal Gip di Catanzaro con un’ordinanza di custodia cautelare emessa su richiesta della Procura della Repubblica. Le persone indagate complessivamente nell’inchiesta sono 14.
I reati contestati sono associazione per delinquere, truffa aggravata ai danni dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico o telematico, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative, peculato, falsa attestazione di presenza in servizio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio e autoriciclaggio.
La misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria è stata poi applicata ad un ex dirigente medico dell’azienda ospedaliera in relazione a fatti commessi quando era ancora in servizio.
A carico di un altro dirigente medico é stata eseguita poi la misura cautelare del divieto di dimora nel comune di Catanzaro. È stato inoltre disposto il sequestro di circa un milione di euro nei confronti degli otto dirigenti medici e dell’imprenditore coinvolto nell’inchiesta in quanto ritenuto profitto di alcuni dei reati contestati.
Dalle investigazioni svolte dal Nucleo di polizia economico finanziaria e dal Nas dei carabinieri di Catanzaro è emerso come otto dirigenti medici dell’Azienda Dulbecco, con la complicità dell’ufficio Alpi, abbiano sistematicamente svolto, negli anni, attività intramoenia allargata in studi privati ubicati al di fuori dei locali ospedalieri in violazione della normativa di settore, ossia gestendo in autonomia le visite, incassando dai pazienti, rigorosamente in contanti, il corrispettivo per le prestazioni erogate e provvedendo a versarne nelle casse dell’azienda ospedaliera di appartenenza solo una minima parte al fine di occultare l’illiceità delle loro condotte. (ANSA).