Il Ministero della Salute ha attivato tutte le procedure di contenimento previste dai protocolli internazionali
Vaiolo delle scimmie anche in Italia. È stato infatti confermato il primo caso nazionale di infezione da variante Clade 1b, un ceppo più aggressivo del virus che ha già causato gravi focolai in Africa centrale e alcuni contagi isolati in Europa.
La notizia, diffusa da fonti sanitarie regionali e confermata dal Ministero della Salute, riguarda un uomo di rientro da un viaggio nell’Africa subsahariana, attualmente isolato presso una struttura ospedaliera specializzata. Il paziente presenta sintomi compatibili con la forma più severa dell’infezione: febbre, eruzioni cutanee diffuse, linfonodi ingrossati e dolori muscolari intensi. Le sue condizioni sono stabili.
L’Istituto Superiore di Sanità ha confermato, attraverso test PCR e sequenziamento genetico, che si tratta del ceppo Clade 1b, una sotto-variante del già noto Clade I, finora mai individuata nel nostro Paese. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito questa variante come ad “alto rischio sanitario”, in particolare nei contesti extra-endemici dove il virus può facilmente diffondersi in ambienti sanitari, comunitari e familiari.
Una variante più contagiosa e più grave
Il Clade 1b è una variante genetica mutata del virus Mpox che si trasmette più facilmente tra esseri umani rispetto ai ceppi precedenti. Secondo l’OMS, le mutazioni Apobec-3 osservate nel genoma virale suggeriscono una maggiore affinità con l’uomo. Ciò si traduce in una maggiore carica virale, tempi di incubazione più brevi (compresi tra i 7 e i 11 giorni) e una sintomatologia potenzialmente più severa.
Dalla febbre all’eruzione cutanea: i sintomi da non ignorare
I sintomi tipici comprendono febbre alta, mal di testa persistente, astenia, mal di gola, gonfiore dei linfonodi e soprattutto l’insorgenza di un’eruzione cutanea vescicolare, che inizia spesso dal viso per poi estendersi a mani, piedi, tronco e zone genitali. Le lesioni cutanee possono causare forte prurito o dolore e, se trascurate, evolvere in ulcere con rischio di infezione batterica secondaria.
Come avviene il contagio del virus Mpox
Il virus si trasmette principalmente per contatto diretto con le lesioni cutanee o con le mucose di una persona infetta. Anche il contatto con oggetti contaminati può veicolare il virus.
Trasmissione sessuale e zoonosi
È documentata anche la trasmissione per via sessuale, soprattutto in rapporti prolungati e non protetti. Nei Paesi africani, il contagio può avvenire anche da animale a uomo (trasmissione zoonotica), in particolare attraverso il contatto con primati o roditori infetti. Oggi però la maggiore preoccupazione riguarda la trasmissione interumana in contesti urbani e sanitari, dove la tracciabilità dei contatti può risultare complessa.
La risposta delle autorità sanitarie italiane
Dopo la conferma del primo caso, il Ministero della Salute ha attivato tutte le procedure di contenimento previste dai protocolli internazionali. Il paziente è in isolamento da giorni e non risulta in gravi condizioni. È stato avviato il contact tracing per identificare eventuali persone a rischio, in particolare tra i contatti stretti e familiari.
In attesa di nuovi dati, le autorità italiane hanno emesso una circolare invitando le Regioni a mantenere alta la sorveglianza epidemiologica. L’Istituto Superiore di Sanità raccomanda a medici e strutture sanitarie di non sottovalutare sintomi cutanei anomali, soprattutto in pazienti che abbiano viaggiato in Paesi africani o presentino sintomi compatibili con l’infezione. È previsto un piano di vaccinazione selettiva per i contatti a rischio, basato sul vaccino antivaioloso Imvanex, già disponibile in Italia.
Il contesto internazionale e i dati 2025
Il primo caso italiano si inserisce in un contesto internazionale già segnato da una recrudescenza dei contagi da Mpox, soprattutto nel Clade 1b. Secondo i dati aggiornati dell’OMS, nel 2025 sono già stati registrati oltre 24.000 casi in 75 Paesi, con più di 80 decessi. Il ceppo Clade 1b è stato inizialmente rilevato nella Repubblica Democratica del Congo e si è diffuso in Africa orientale, Asia e Stati Uniti.
Il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha affermato: “Il rischio per la salute pubblica è attualmente alto per questa variante”. Gli esperti temono che il virus possa consolidarsi in nuovi territori attraverso trasmissioni non controllate, specie in ambienti fragili o poco attrezzati dal punto di vista sanitario.
Come proteggersi e cosa fare in caso di sospetto
Non esiste una cura definitiva per il vaiolo delle scimmie, ma i casi lievi vengono trattati con antipiretici, analgesici e talvolta antivirali (come il tecovirimat nei casi gravi). Il vaccino Imvanex, già somministrato in Italia durante l’epidemia del 2022, è disponibile su richiesta per le categorie più esposte e può essere efficace se somministrato entro 4 giorni dal contatto a rischio.
Quando rivolgersi al medico
Chiunque abbia avuto rapporti sessuali non protetti, abbia viaggiato in zone a rischio o presenti sintomi come febbre improvvisa, macchie cutanee o linfonodi ingrossati dovrebbe contattare il proprio medico e sottoporsi a test specifici. I test PCR sono già disponibili nei laboratori autorizzati. “La diagnosi precoce è cruciale per evitare nuove catene di trasmissione”, ricordano le autorità sanitarie.
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