Ucraina, pressing su Kiev: guerra ferma, servono negoziati

Zelensky

Volodymyr Zelensky dovrà trattare con Vladimir Putin per porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia. Inizia un pressing ‘soft’ su Kiev per delineare l’ipotesi di colloqui con la Russia con l’obiettivo di chiudere la guerra iniziata oltre 600 giorni fa (in realtà, iniziata nel 2014, ndr). La svolta viene descritta dall’emittente Nbc, che fa riferimento alle news e alle informazioni fornite da due fonti statunitensi, compreso un funzionario attualmente operativo.

I contatti con Kiev avrebbero delineato un quadro molto ampio sui paletti che consentirebbero al presidente Zelensky di arrivare ad un accordo. I primi colloqui, che nella ricostruzione vengono definiti “delicati”, si sono svolti a ottobre durante il vertice del Gruppo di Contatto, che riunisce gli oltre 50 paesi a sostegno dell’Ucraina.

Le discussioni sono la diretta conseguenza e sostanzialmente il riconoscimento delle consolidate dinamiche militari sul campo di battaglia: secondo le fonti, i partner di Kiev – in America e in Europa – osservano lo stallo sul terreno con preoccupazioni sulla possibilità di continuare a fornire aiuti all’Ucraina al ritmo mantenuto sinora. L’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, in particolare, sarebbe preoccupata dalla difficoltà con cui l’Ucraina continua a reperire soldati, mentre la Russia dispone di una ricambio potenzialmente illimitato. A Washington non sono stati sottovalutati segnali di insofferenza in Ucraina, con proteste contro la prospettiva di ulteriori mobilitazioni.

Sul terreno, la guerra appare cristallizzata. Fonti militari americane hanno iniziato ad usare il termine “stallo” per definire la situazione. Né Russia né Ucraina sembrano in grado di produrre break decisivi e il conflitto si è trasformato in una ‘guerra di centimetri’. Secondo gli analisti, Kiev probabilmente ha tempo fino alla fine dell’anno o forse fino all’inizio del 2024 prima di dover virare verso un approccio negoziale.

Nel quadro generale va considerato anche lo spostamento dell’attenzione sul conflitto tra Israele e Hamas in Medio Oriente: c’è il fondato timore che il nuovo contesto internazionale complichi l’iter per garantire ulteriori aiuti a Kiev.
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