Ustica, nessun passo contro la Francia per non aprire un “caso politico”

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Si è riaperta in maniera clamorosa l’inchiesta sulla strage di Ustica relativa all’incidente aereo del 27 giugno 1980 nel Mar Tirreno meridionale, nel tratto compreso tra le isole italiane di Ponza e Ustica, costato la vita a 81 persone. Le parole del capo emerito della Consulta Giuliano Amato sull’ipotesi del missile francese e non della bomba a bordo hanno creato un polverone. Il governo italiano – si legge sul Messaggero – ha deciso di non compiere nessun passo ufficiale verso la Francia, con richieste di chiarimenti o ulteriori rogatorie che aprirebbero un “caso politico” fra due Stati che sono pilastri della Ue e hanno appena superato diversi motivi d’attrito. Non bastano le parole di un’intervista non supportate da elementi o fatti nuovi.

Su Ustica indaga la magistratura, che in 43 anni è arrivata a una sentenza penale e avvalora la tesi della bomba a bordo, in contrasto con quella del missile francese sostenuta da Amato a “Repubblica”. C’è un’inchiesta aperta a Roma (e mercoledì la procura deciderà se convocare l’ex premier), che da tempo si trova su un binario morto per l’impossibilità di andare oltre 4mila testimonianze, 11 perizie e centinaia di udienze, ma che prosegue le sue ricerche nel solco del giudice Rosario Priore.

Mercoledì – prosegue Il Messaggero – si occuperà delle presunte rivelazioni di Amato pure il Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che tuttavia rispecchia una maggioranza all’insegna della responsabilità e prudenza, allargata a Italia Viva che con Renzi si è espressa in linea con l’esecutivo e coi ministri Tajani e Lollobrigida: “La verità va detta nelle sedi istituzionali, non in un’intervista”.

Nel frattempo, si scontrano i due partiti, quello della bomba e quello del missile. Il primo si fa forte della sentenza penale, il secondo dei pronunciamenti civili che concedono risarcimenti ai familiari delle vittime e agli eredi della compagnia aerea, poi fallita, perché la Difesa e i Trasporti non avrebbero tutelato le vite dei passeggeri. www.affaritaliani.it

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