Allarme rientrato

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di Emanuela Lari – Il Linguaggio è l’essenza della specie umana, l’unica più plasticamente adattabile che esista. Nella storia della Terra forse solo le formiche e gli scarafaggi sono altrettanto resistenti.
L’unica in grado di adattarsi e resistere ad ogni cambio di espressione narrativa fatta dictat prima e genocidio legittimamente autorizzato immediatamente dopo.
Con lo straordinario imput creativo -verbale e non – grazie al quale il dogma dell’orrore si tramuta in business ben accetto all’unanimità: dai maghi santi con la palla di vetro ai togati bianchi e neri con siringa e martello, tutti così premurosi nel pre-occuparsi per il “bene collettivo” da impegnarsi a cantare e suonare a reti unificate per meglio introdurre concetti altrimenti poco fruibili alle tante orecchie disattente, forse un po’ sorde, o solo distratte.

Il ballo delle balle è accessibile a tutti, dal primo vagito all’ultimo respiro. In mezzo scorre la vita, di cui ognuno dispone nei modi e nei tempi più idonei, come e finchè “altri” lo consentono.
E anche finchè “ad altri” si consente di disporre. Tutto ed il contrario di tutto. Cicli e ricicli storici.
La meraviglia del ribaltamento della realtà permette che al gioco si possa partecipare da entrambe le parti, e lì si svela l’aspetto più divertente di tutto il racconto: un po’ come il “girone di ritorno” nelle gare, quando è ancora possibile giocarsela meglio dell’andata perchè si è imparato dagli errori. E dalle botte, che insegnano meglio di tanti discorsi perchè hanno lasciato dei segni fisici più dolorosi e difficili da dimenticare.

Ecco che la narrazione assume risvolti straordinari, tanto quanto la portata di quella mostruosità che con altre parole si è cercato di far intendere come “magnanimità”. Il volume è un po’ troppo alto, le rime stridono, i suoni non risultano più flautati ma piuttosto flautolenti (o fraudolenti?), l’aria si è fatta pesante e si respira a fatica, il flusso uditivo – cognitivo non scorre più con la stessa scioltezza, ad ogni nuovo input c’è un corto circuito che fa scintille e alla fine manda in blocco il sistema. Qualcosa è andato in sovraccarico, e il contatore salta. C’è odore di bruciato, ma per fortuna la “messa a terra” ha evitato il peggio. Per qualche istante è andata via la luce, buio totale dallo schermo, poi si sono accese le lucine di emergenza. Qualcuno si è spaventato e grida, però altre voci già rassicurano: “tutto bene, tutto sotto controllo”.

Allarme rientrato.
Poteva essere una strage.
Non serve neanche l’estintore, c’è solo un po’ di puzza che si disperde quasi subito aprendo porte e finestre, e ricambiando l’aria.
A breve il sipario tornerà in funzione e lo spettacolo potrà ricominciare. Forse. Non per stasera. Ormai è tardi.

Nel frattempo la platea e i palchetti si sono svuotati: gli spettatori si sono incanalati velocemente nei corridoi, stanno scendendo gli ultimi dal loggione, la sezione un po’ più distante dalle uscite di sicurezza, ma che dall’alto ha mostrato la visuale di tutta la scena, nel suo complesso. Non era neanche un bel film, però lo hanno così ben pubblicizzato che non si poteva non andare, e in fondo il biglietto era omaggio, come non approfittarne?
Appena fuori si respira meglio, ed è già in corso la polemica:
– sulla manutenzione
“Ma ti pare, chi è il responsabile, di questi tempi si sa, la sicurezza prima di tutto!”,
-sui rischi corsi
“Che paura, ho ancora la tachicardia, per poco non mi viene un infarto”,
-su come essere risarciti
“Io protesto, si potrà tornare per vedere la fine del film o si deve ripagare?”
“Ma come, non era aggratis?!!”
“No, non per tutti, solo per gli sfigati raccomandati del loggione, ma per il posto in platea ci siamo svenati!”,
-su come risolvere in modo creativo la magagna
“Ma che te ne frega, tanto è già scaricabile dal web e te lo vedi sul cellulare dove e quando ti pare!”
“Eh, però non si fa mica così?! E’ un’ingiustizia, domani mi informo da mio cugino che lavora in Comune, poi vediamo, se lo possono fare davvero! Io soffro di ecoansia, sono anche assicurato, il mio dottore mi ha consigliato di tutelarmi al meglio possibile!”.

Il teatro vero è qua fuori: voci intrecciate, corpi in movimento, battute divertenti, qualche risata, alcuni già cantano le musiche sentite tra una scena e l’altra del film, un po’ di confronto tra chi ha memorizzato meglio le battute e chi le riproduce con i gesti o improvvisando una danza, emozioni vibranti.
Dura poco, i più scaltri sono già a vedere la fine del film sui cellulari e gli altri si aggregano in gruppetti. Tutti contenti, torna il silenzio. Per stasera allarme rientrato.

Bussano alla porta, ma non faccio in tempo a dire “Avanti!”, chi mi cerca è già entrato.
“Allora, hai finito di scrivere il pezzo?”.
“Quasi, ero partita in un modo e mi si è sviluppato in tutt’altro. Non so se riscriverlo da capo o cambiarlo a metà”.
“In che senso?”.
“L’idea era di contrapporre le tematiche relative ai diritti e doveri di tutti, raccontare le contraddizioni e i contro sensi del linguaggio, per spiegare l’effetto boomerang corrispondente. Poi come al solito l’ho buttata in caciara”.
“Cioè?”.
“Beh, a me sembra evidente che si viva di ossimori, dalle Leggi scritte ad minchiam alle sentenze dei giudici, però so bene che dirlo così non si capisce, va argomentato bene e magari si rischia lo stesso di venire censurati”.
“Spiegati meglio”.

“Chiunque spara cavolate su qualsiasi tematica, e quando fai notare che la logica non torna e sono loro i primi a contraddirsi, ti urlano contro e vogliono avere ragione per forza, quando va bene! Altrimenti ti denunciano, o almeno ci provano, quando va meno bene! E sai che palle tutta la trafila! Poi ci sono quelli più fighetti, con il loro canalino web autogestito e la coda di paglia, che fanno finta di offendersi, e allora parte la sarabanda mediatica contraria, ancora più falsa e vomitevole, e non se ne vede la fine”.

“Fammi qualche esempio”.
“Uh uh, quanto tempo ho?!!! L’attricetta che piangnucola per l’ecoansia e il giudice che giustifica stupratori e pedofili, la fuzionaria eco-cotonata d’oltralpe che lascia tutti a piedi e lo stuolo di sindaci che abbattono migliaia di alberi sani, il minestrello riscaldato che ri-strombazza per la salute comunitaria e la dottoressa di famiglia che nega le visite in ambulatorio, oltre che all’ospedale, le centinaia di ricercatori che spiegano i veleni nel cibo, nei farmaci e nell’aria e i falsi profeti filantropi che guadagnano con gli ogm quotati in Borsa… Continuo?”.

“Cosa altro aggiungere?”.
“Lista molto lunga. Bagni transgender dagli Appennini alle Ande, rigoroso protocollo per la “didattica della masturbazione infantile” da iniziare a praticare fin dall’asilo con i gadgets a forma di genitali, milioni di banchi a rotelle accatastati negli sgabuzzini e nelle discariche, con buona pace dei buchi nei muri e nei tetti pericolanti delle scuole, mai riparati, un po’ come i vari terremotati da decenni ancora nei container. Di sicuro una priorità, rispetto ai disabili a cui manca sia l’insegnante di sostegno sia la possibilità di potersi curare per provare a stare un po’ meno peggio”.
“Eh lo so, la tua battaglia è sempre mirata alla scuola…”.

“E certo! Con quello che ho visto passare negli ultimi trent’anni, come fai a non farne una lotta?! La domanda piuttosto è PERCHE’ nessun altro lo fa! O almeno, com’è che non c’è ancora stata una mobilitazione compatta di tutti i docenti, visto che di riforma in riforma si è voluto giocare sempre più al ribasso, e tanti saluti alla tutela dei minori e delle famiglie, dal bullismo fisico ai giochini assassini delle sfide sul web! Nel precedente articolo lo volevo giusto ricordare a quel graduato che ha scritto il libro delle ovvietà tramutate poi in funzionale manifesto partitico, visto che nel suo elenco di variegate banalità queste le ha dimenticate… Ha anche debitamente evitato di fare un qualsiasi cenno alle indagini sulla pedofilia e sul traffico di minori, che proprio dal suo alto grado mi sarei aspettata che ne fosse quanto meno a conoscenza. E magari lo è, dato che ormai è il segreto di Pulcinella, come i festini sulle colline senesi, ma lì sempre tutti zitti. Non sia mai che sporgendosi troppo poi si cade dalla finestra”.

“Terreno minato, lascia perdere…”.
“Col cavolo! Con i numeri delle sparizioni dei bambini che è triplicato da inizio anno?!! La statistica fa a gara con gli sbarchi degli ospiti invitati dalla sostituta nana di Grisù, e come lui speravo proprio non ce ne fossero più!”
“Dai, per quello ci sono già altre penne che se ne occupano…”.
“Appunto. Non prendiamoci pure tra di noi per i fondelli, lo fanno già fin troppo quelli ben retribuiti per restare genuflessi. E le mie troppe ernie mi ricordano di essere recalcitrante e allergica a certi piegamenti. Mi meraviglio solo che la maggior parte dei miei ex colleghi a scuola ancora accettino certe oscenità, dalle robe false scritte nei libri di storia alle imposizioni imbecilli dei nuovi dictat dirigenziali e ministeriali. Questi sono così cialtroni che pur falsificando le statistiche, i dati sono ormai così debordanti da trattarsi di omicidio volontario! E insistono!!!”.

“Così è solo polemica sterile, sono cose che già si sanno”.
“Infatti ho escluso di aggiungermi alla schiera dei tromboni stonati, ce ne sono già fin troppi. Serve la soluzione, di discorsi ne ho le scatole piene, proprio io che faccio questo di mestiere!”.
“E tu attieniti ai fatti, e lascia che chi legge si interroghi e ragioni da sè”.
“Questo è il nocciolo del mio dubbio! Se quello che esprimo, come io lo scrivo, sia comprensibile a tutti e porti a riflettere come si deve, e magari reagire, in modo costruttivo, evitando di deprimere ulteriormente gli animi”.

“Cos’è che vuoi far capire?”.
“Che non è cambiando il nome alle cose che può passare tutto e il suo contrario. La cacca non può essere venduta come cioccolata. La puzza si sente lo stesso. Non occorre una laurea in Neuroscienze o un pippone sulla PNL, basta il vecchio congenito buon senso. Guardarsi intorno, ascoltare, è tutto così evidente che anche un bambino piccolo lo capisce, se non è già intontito da un cellulare pure lui come noi adulti”.
“Fermo restando che devi essere concisa, concetti semplici e diretti, lo sai che i “muri” non li legge nessuno”.
“Eh, hai detto morca…”.
“Come?”.
“Hai detto scansiti… Insomma, cotiche, quisquiglie, quella roba lì”.
“Vabbuò, vedi te, basta che ti sbrighi, così si manda in pubblicazione appena pronto”.
“Dagli una letta, così mi dici cosa ne pensi”.
“Ma figurati! Decidi e risolvi tu, basta che eviti lungaggini e denunce”. E se ne va.

prof.ssa  Emanuela Lari

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