Sì a ‘genitore’ su documenti dei minori, tribunale boccia decreto Salvini

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La corretta dicitura sul documento di una bambina è quella di ‘genitore’ e non quella di ‘padre’ e ‘madre’. Lo ha deciso il Tribunale civile di Roma accogliendo il ricorso presentato da due madri, quella legale e quella adottiva, contro un decreto del gennaio 2019 dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini.
La coppia di mamme, a quanto si è appreso, si è presentata al Comune per chiedere la carta di identità, ma lì è stato detto loro che serviva la scritta ‘padre e madre o chi ne fa le veci’. Le due mamme si sono quindi rivolte al tribunale ordinario e il giudice ha dato loro ragione.

L’ordinanza del Tribunale civile di Roma sulla qualifica di genitore nella carta di identità elettronica risale al 9 settembre 2022 e non è stata impugnata dal ministero dell’Interno. La decisione – fanno sapere fonti di Palazzo Chigi – sarà esaminata dal Governo con particolare attenzione perché presenta evidenti problemi di esecuzione e mette a rischio il sistema di identificazione personale.

La decisione non è piaciuta al vicepremier autore del decreto. “Usare sulla carta d’identità le parole padre e madre (le parole più belle del mondo) secondo il Tribunale Civile di Roma sarebbe una violazione delle norme comunitarie e internazionali, da qui la decisione di sostituirle con la più neutra parola ‘genitore’. Illegali o discriminanti le parole mamma e papà? Non ho parole, ma davvero”, ha commentato sui social.

Annuncia battaglia la deputata di Fratelli d’Italia, Carolina Varchi. “Restiamo sorpresi dalla decisione del tribunale civile di Roma che accogliendo un ricorso stabilisce che sul documento d’identità di una bambina dovrà comparire la dicitura neutra di genitore. Fratelli d’Italia contrasterà questa deriva e si batterà in Parlamento per difendere la famiglia tradizionale composta da madre e padre”. ADNKRONOS

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