Business migranti, Prefettura di Verona truffata: sequestrati 12 milioni di euro

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È partita nella mattinata di venerdì l’esecuzione del decreto di sequestro preventivo «per equivalente» ci oltre 12 milioni di euro da parte del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Verona, al termine delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica scaligera nel settore degli appalti pubblici.

Il provvedimento è stato disposto dal Gip del Tribunale di Verona, Raffaele Ferraro, su richiesta del Sostituto Procuratore Maria Diletta Schiaffino, emesso nei confronti di una società della provincia che opera nel settore sportivo e del suo legale rappresentante, un imprenditore 60enne residente a Verona, il quale risulta indagato per i reati di truffa aggravata nei confronti di un ente pubblico (la Prefettura di Verona), falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e turbata libertà degli incanti. Si tratta della Virtus Verona, formazione che attualmente milita in Serie C, del presidente-allenatore Gigi Fresco, che risulta dunque indagato.

Sono durate più di due anni le articolate indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria di Verona, le quali avrebbero permesso di portare alla luce quella che viene ritenuta una ben architettata truffa perpetrata dalla società, che insieme ad altre risultava affidataria del servizio di accoglienza ed assistenza ai cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale in provincia di Verona negli anni 2016, 2017 e 2018, e per questo destinataria di una somma complessiva di 12.242.711 euro per la gestione di oltre 700 migranti. Attività quella delle forze dell’ordine a cui ha collaborato la stessa Prefettura, la quale ha segnalato alcune irregolarità rilevate in fase di rendicontazione delle spese.

Secondo quanto riferito, le Fiamme Gialle scaligere avrebbero appurato che a fronte della «comprovata esperienza in ambito SPRAR (ndr, Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) o in progetti di accoglienza similari destinati ai richiedenti protezione internazionale», condizione necessaria richiesta dal bando di gara, la società avrebbe attestato, senza tuttavia documentarne la circostanza, di essersi impegnata nel tempo nell’inserimento sociale degli immigrati attraverso attività svolte a favore di giovani profughi provenienti dall’Albania nel 1989 e dalla ex Jugoslavia negli anni 1991-1995, quando invece sarebbe stata costituita nel settembre del 2000.

Inoltre, a fronte del requisito di avere tra i propri fini istituzionali quello di «operare in un settore di intervento pertinente con i servizi di assistenza alla persona, di accoglienza e di integrazione», i finanzieri avrebbero rilevato che l’oggetto sociale dichiarato presso la Camera di Commercio era del tutto estraneo e che prevedeva invece l’«esercizio di attività sportive ed attività ad esse connesse o strumentali», poi ampliato in epoca successiva proprio al fine di poter accedere ai successivi bandi indetti dalla Prefettura di Verona.

Le indagini avrebbero portato i militari del Nucleo di polizia economico finanziaria a constatare che, a fronte delle previsioni di aver «reso senza demerito servizi di assistenza e accoglienza… nell’arco degli ultimi due anni», la società avrebbe dichiarato genericamente di averli svolti in tale periodo, tuttavia in assenza di documentazione a dimostrazione di quanto affermato e in maniera ritenuta non corrispondente al vero, dal momento che nella data di presentazione dell’istanza di partecipazione alla gara non sarebbe stata in possesso di tale requisito, la cui mancanza peraltro aveva comportato l’esclusione di un altro soggetto dalla medesima procedura.

I finanzieri avrebbero poi accertato che il numero degli operatori utilizzato non era congruo rispetto alla gestione dei servizi di assistenza e accoglienza da garantire, e che alcune strutture abitative indicate come idonee ad ospitare gli immigrati, già al momento della presentazione dell’istanza di partecipazione alla gara in realtà non sarebbero state in possesso dei necessari requisiti di idoneità richiesti dal bando. In altri casi la società avrebbe dichiarato anche posti disponibili di gran lunga superiori rispetto ai previsti parametri di idoneità alloggiativa.

Specifiche criticità e anomalie in tema di sub-appalto infine sarebbero emerse nel corso dell’attività investigativa, in quanto la società vi avrebbe fatto ricorso non per garantire i «servizi di pulizia e di fornitura pasti» (circostanza ammessa dal bando), ma per soddisfare esigenze di alloggio e di accompagnamento dei profughi.  www.veronasera.it

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