Abusi sui chierichetti, legale della vittima: non focalizzarsi sull’omosessualità

abusi sui chierichetti

Sei anni di reclusione per don Gabriele Martinelli, 29 anni, per atti di violenza carnale aggravata e atti di libidine aggravati, e quattro anni per don Enrico Radice, 71 anni, per favoreggiamento. Sono le richieste di condanna del Promotore di Giustizia vaticano, nell’udienza che si è svolta ieri nel Tribunale vaticano nell’ambito dei presunti abusi nel Preseminario San Pio X, gestito dall’Opera don Folci della diocesi di Como, dei cosiddetti ‘chierichetti del Papa’. Un processo parallelo per gli stessi fatti è aperto anche al Tribunale di Roma.

Il Promotore di Giustizia vaticano, Roberto Zannotti, ha chiesto 8 anni di reclusione, ridotti a 4 anni, per don Gabriele Martinelli per il reato di violenza carnale aggravata e altri 4 anni di reclusione, ridotti a 2, per atti di libidine aggravati. Quindi un totale di 6 anni di reclusione, ridotti per la minore età dell’imputato all’epoca dei fatti.

Il Pg Zannotti ha delimitato il periodo punibile dal compimento dei 16 anni da parte di Martinelli il 9 agosto 2008 (quindi non dall’inizio delle violenze denunciate, tra il 2007 e il 2012). Secondo l’ordinamento vaticano, infatti, ha spiegato il Promotore di Giustizia nel corso dell’udienza, non è punibile chi non ha compiuto 16 anni quando ha commesso il reato. Richiesti per l’ex Rettore del Preseminario, monsignor Radice, imputato per favoreggiamento, 4 anni di reclusione.

Zannotti ha spiegato che tale reato è stato così configurato, dal momento che nell’ordinamento penale vaticano non è previsto il reato di concorso in violenza sessuale, per il quale indaga invece la Procura di Roma. Promotore di Giustizia: “Atti di violenza, non cose da ragazzi”

​Si è trattato di veri e propri “atti di violenza” e non di “cose di ragazzi”.

Questa la premessa del Promotore di Giustizia che ha ricordato le minacce che Martinelli avrebbe rivolto a L.G., a cominciare dal ricatto di concedergli ruoli importanti nel servizio liturgico delle messe papali in cambio di favori sessuali (“Dai che poi ti faccio servire la messa al Papa”). “Mi sembra una blasfemia”, ha detto il pm vaticano. Il magistrato ritiene che non c’è stato consenso agli atti da parte della vittima: “Non bisogna confondere il consenso con la partecipazione all’atto”.

Sull’ex Rettore Radice, Zannotti ha detto che il suo comportamento è “ancora più grave” delle violenze sessuali, “sia per la carica, che per l’ostinazione di coprire fatti evidenti a tutti”.

Il legale della vittima: “Sete di potere”

“La vicenda dei presunti abusi nel Preseminario San Pio X, che ospita i cosiddetti ‘chierichetti del Papa’, non deve essere focalizzata sull’omosessualità ma sull’abuso di potere“, ha detto l’avvocato della vittima L.G., Dario Imparato. Il legale ha ricostruito l’intera vicenda di L.G., a partire dal suo ingresso nel San Pio X nel 2006 e le violenze dell’imputato don Gabriele Martinelli iniziate l’anno successivo.

Secondo l’avvocato l’ottica nella quale inserire la vicenda non è “l’omosessualità di Martinelli” bensì “l’ottica del potere”, “l’esercizio violento di un soggetto potente e prepotente, che prima di soddisfare la sua libido, voleva soddisfare la sua sete di potere”. Potere proveniente da “un rapporto malsano” con il rettore don Enrico Radice, l’altro imputato del processo. In particolare, Imparato ha insistito sulla mancanza di consenso da parte di L.G., richiamando anche il movimento Me Too. E ha ricordato “il clima brutto, malsano, marcio” che, a detta di diversi testimoni, caratterizzava il Preseminario

. “Questa vicenda racconta il fallimento di piccole comunità chiuse, impermeabili all’esterno”, cosa che favorisce “abusi di potere”. “È la punta di un iceberg”, ha affermato. Perciò ha chiesto la condanna di entrambi gli imputati: “Non vorrei mai pensare che Martinelli nei prossimi decenni possa fregiarsi della medaglia dell’assoluzione per fatti che questa difesa ritiene gravi”. “Spesso per processare un sistema, bisogna processare un singolo”.

L’avvocato di don Radice, Agnese Camilli Carissimi, ha sottolineato che “dai fatti copiosamente emersi, nulla si è evidenziato” sull’ex Rettore. La legale ha sottolineato che tutte le accuse di L.G. e Kamil Jarzembowski (l’ex alunno polacco, unico testimone oculare) siano partite dopo l’espulsione di quest’ultimo dal Preseminario. Ha quindi parlato di “vendetta” e ha chiesto l’assoluzione di Radice con formula piena: “Difficile immaginare una sentenza di condanna con una tale mancanza di prove”.

Il Preseminario, dove sarebbero avvenuti gli abusi, quando abusatore e vittima erano entrambi minorenni, è collocato a Palazzo San Carlo, a pochi metri da Casa Santa Marta, dove risiede Papa Francesco, il quale ha recentemente stabilito che da settembre la struttura si sposterà fuori dalle mura vaticane. http://www.rainews.it

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