“Avete i morti sulla coscienza”, la Germania incastra Conte e Speranza

Conte e Speranza

di Francesco Storace – La bordata è di quelle micidiali: dalla Germania l’atto d’accusa sui centomila morti della pandemia è indirizzato contro il governo di Giuseppe Conte e il ministro della Salute Roberto Speranza. Dall’indagine dei giudici di Bergamo potrebbe venire fuori “il processo del secolo”. Sull’edizione online del settimanale tedesco Spiegel è stato pubblicato un lungo reportage che mette in fila tutti gli elementi in possesso degli inquirenti e noti a chi ha denunciato tutte le carenze dell’azione di governo all’affacciarsi del Coronavirus. A leggere quanto scrivono gli inviati del settimanale viene da rigettare addosso a Giuseppe Conte quella sua enfasi sul “modello italiano apprezzato da tutto il mondo” con cui condiva le sue ipocrite apparizioni televisive.

Oltre centomila morti per incapacità di intervento. E le accuse che ci piovono addosso dalla Germania sono pesantissime, anche se, come nota il senatore azzurro Maurizio Gasparri, il responsabile politico Roberto Speranza resta ancora incollato alla sua poltrona.

Di fronte alla denuncia dello Spiegel non si può più rimanere muti di fronte alla domanda principale: “Era possibile evitare questi morti?”, ci chiedono da quelle parti.
Eppure il ministro non risponde neanche a noi, di queste cose parla solo con i giornalisti che non gli pongono domande scomode. Ma gli italiani hanno diritto di sapere se sono stati trattati come cavie da chi non ha saputo fronteggiare la pandemia.

E’ durissimo il giornale tedesco: “Gli errori commessi sono stati insabbiati. Per questo sono morte delle persone? Genitori, nonni, coniugi?”.

Aggiungono gli autori del servizio che «l’ex premier Giuseppe Conte ed il suo ministro alla Sanità sono stati già ascoltati, mentre da mesi vengono alla luce nuove omissioni. Da tempo non è più questione di tragici casi singoli, ma di un fallimento generale. E di insabbiamento”.
Ora, di fronte a prese di posizioni così dure – e assolutamente argomentate nell’inchiesta giornalistica – l’Italia può davvero pensare di rifugiarsi nel vuoto delle risposte?

Non spiegare il perché di una inerzia ingiustificata?

E sono anche i magistrati di Bergamo – titolari dell’inchiesta principale – a dover agire con maggiore rapidità. Perché finora si è sfiorato qualche pesce piccolo nella burocrazia. Ma è chiaro che nessuno può tirarsi fuori dalla catena di comando politico. E gli inquirenti ormai avranno capito che la domanda di giustizia è enorme: che cos’altro deve succedere se persino fuori Italia hanno capito quello che è accaduto?

Basti pensare all’incredibile storia di un piano pandemico bloccato al 2006, quindici anni sono trascorsi invano attraverso ministri e dirigenti del dicastero della Salute che si sono bellamente infischiati del dovere dell’aggiornamento delle misure.

Di più: siamo venuti persino a sapere – e Der Spiegel non lo omette – dell’esistenza di un rapporto dell’organizzazione mondiale della sanità durissimo verso la gestione del contrasto alla pandemia da parte italiana e poi nascosto per non infastidire il ministro Speranza. Il settimanale ci va giù pesante e riferisce della denuncia collettiva presentata alla Procura di Bergamo da oltre 500 famiglie italiane. «Le accuse sono pesanti», scrive, e prosegue: «L’Italia avrebbe reagito in ritardo e in modo sbagliato alla pandemia”.

Al punto che l’ex premier Giuseppe Conte ed il suo ministro alla Sanità “sono stati già ascoltati, mentre da mesi vengono alla luce nuove omissioni. Da tempo non è più questione di tragici casi singoli, ma di un fallimento generale. E di insabbiamento”.

Gli avvocati dei familiari di molte vittime hanno già consegnato agli inquirenti numerosi dossier – racconta l’informatissimo settimanale tedesco – “nei quali viene elencato un gran numero di errori ed omissioni: ‘Da una parte dei documenti emerge che gli esperti avevano avvertito che era in corso una epidemia con un tasso di contagio superiore a 2,0, ossia in cui ogni paziente stava contagiando almeno altre due persone. Era un allarme-slavina, che evidentemente non è stato ascoltato”.

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