Sanremo premia gli esterni e i dipendenti Rai restano ostaggio di un codice etico anacronistico

Sanremo 2021 – “Apprezzo da sempre Barbara Palombelli. Come donna e come professionista e mi domando come mai l’Usigrai si svegli solo oggi. Dopo aver letto centinaia di polemiche sul Festival, mi chiedo: come mai tutti ad indignarsi ora? Lo scorso anno a Sanremo c’era la Leotta e per due anni si è vista Ilaria D’Amico, dirette concorrenti delle giornaliste sportive Rai e nessuno ha mosso un dito. Nessuno si indignava, e l’Usigrai taceva. Oggi spunta per Sanremo il nome di una validissima collega – volto Mediaset per una trasmissione molto seguita e molto autorevole – e l’Usigrai è sulle barricate. Qual è il senso di tanta disparitĂ  di trattamento? Forse i giornalisti e le giornaliste di RaiSport fanno parte di un’altra azienda e dunque l’Usigrai gli scorsi anni non ha avvertito la minaccia della tv concorrente che invece vede oggi davanti a sĂ© come un macigno insormontabile? Trattasi forse di giornalisti di serie B? Oppure davanti alla legge siamo tutti uguali ma qualcuno è piĂą uguale di altri? Il rispetto delle regole vale cioè solo per qualcuno? E sapete perchĂ© i colleghi Rai non dicono nulla?”. E’ la riflessione pubblicata in una nota di Monica Macchioni, celebre esperta di mass media e pubbliche relazioni.

Monica Macchioni

“Non certo perchĂ© pensano che non si possa puntare sulle validissime e autorevoli e collaudate professionalitĂ  interne – continua Macchioni – che nel servizio pubblico ci sono e sono tante, sia fra i giornalisti sportivi (vedi Paola Ferrari) che fra i giornalisti politici o di cronaca. I nomi sono tantissimi c’è solo l’imbarazzo di ricordarli, da Sonia Sarno ad Alessandra Carli, da Francesco Giorgino a Simonetta Guidotti, da Caterina Balivo ad Alberto Marano, da Monica Setta a Paolo Corsini, da Eleonora Daniele a Valentina Bisti, da Barbara Romano a Mariella Venditti, da Bianca Berlinguer a Massimiliano Lenzi, da Luciano Ghelfi ad Adele Ammendola, da Fabrizio Frullani a Laura Pintus, da Daniele Rotondo ad Angelo Polimeno, da Anna Piras a Roberta Serdoz, tutti volti noti del piccolo schermo Rai, tutti bravi e preparati, tutti all’altezza di una conduzione sanremense! O perchĂ© siano d’accordo nel lasciare spazio a colleghi di reti concorrenti ma perchè in azienda esiste un “misterioso e temibile oggetto” che come un trojan si attiva a corrente alternata che si chiama “codice etico”, per cui se ti azzardi a protestare ecco che posso sanzionarti.

“Insomma una moderna e subdola forma di censura che non consente nemmeno di urlare alla censura perchè anche solo una semplice e legittima critica, soprattutto quando è fondata, viene immediatamente configurata come atteggiamento anti-aziendale e quindi punito. A tal proposito è quasi comico ricordare come la politica abbia nominato nei decenni nuovi Direttori Generali- oggi amministratori delegati, ma nulla cambia! – che appena arrivati si siano tutti riempiti la bocca di buoni propositi dicendo – senza crederci – che la loro intenzione era proprio in ottemperanza alla delicatissima funzione informativa e formativa del servizio pubblico quella di puntare sulle risorse interne Rai. E così hanno fatto nei decenni centinaia di nomine di esterni alla Rai presi da aziende concorrenti che a loro volta hanno inserito quadri apicali ed intermedi provenienti da altre aziende. E oggi qualcuno si indigna e si scandalizza per la Palombelli a Sanremo? Ma allora siamo su Scherzi a parte!

Parlando seriamente: quando libereremo i giornalisti Rai dalla censura? Quando aboliremo un codice etico scritto in modo antistorico e anacronistico? Questa è una battaglia di civiltĂ  e di democrazia che dovrebbe interessare l’Usigrai. Liberare le intelligenze che stanno in azienda, valorizzarle, far emergere le capacitĂ  dei singoli, favorire il dinamismo, la creativitĂ , non ingessare le procedure, non mettere lacci e lacciuoli. Rimettere la professione del giornalista e del reporter al centro, svincolato dalle pressioni politiche e di corrente, libero dalle ingerenze. Ma vi pare possibile che oggi un giornalista Rai per scrivere su un settimanale o su un quotidiano debba chiedere il permesso alla azienda? Vi pare normale che per essere ospite in trasmissioni della stessa azienda abbia bisogno di un consenso scritto? E se viene negato? Su quali basi? Ecco, io credo che oggi il sindacato dovrebbe battersi per la libertĂ  di stampa e per la libertĂ  del giornalista. Oggi in Rai dovrebbe essere possibile criticare con garbo tutto e tutti, anche i vertici dell’azienda quando dimostrano incapacitĂ  conclamata. E abbiamo avuto piĂą di un esempio, purtroppo, di personaggi imposti dalla politica che hanno devastato reti e azienda. Perchè un giornalista non è un servo della gleba ma un libero cittadino, anzi un cittadino che ha fatto della libertĂ  e della veritĂ  la sua missione di vita. Tutto il resto è noia” conclude Macchioni.