Passaporto vaccinale, niente vaccino, niente lavoro? Idea devastante

passaporto vaccinale

di Antonio Amorosi – – Passaporto vaccinale: nessun Paese ha deciso di rendere obbligatoria la vaccinazione anti Covid ma tanti di praticare una soluzione più strisciante. Il principio che si sta diffondendo è il “no jab, no job” (nessuna puntura, nessun lavoro) imponendo la vaccinazione inizialmente ad alcune categorie ma diffondendo il principio generale alla popolazione, come sta accadendo a partire dalla Gran Bretagna.

Con un decreto dell’8 febbraio, firmato dal presidente della Pontificia commissione dello Stato della Città del Vaticano, il cardinale Giuseppe Bertello, certifica che, sebbene nello Stato del Papa la vaccinazione non sia obbligatoria, il non sottoporvisi comporterà per cittadini e dipendenti alcune conseguenze “di diverso grado, che possono giungere fino alla interruzione del rapporto di lavoro”. In Islanda, Paese che non fa parte dell’Ue ma che rientra nell’area Schengen, il passaporto vaccinale è già in uso da gennaio. A metà dello stesso mese il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha chiesto la creazione di un certificato di vaccinazione a livello europeo, per contribuire a ripristinare i viaggi transfrontalieri che sono stati quasi azzerati dalla pandemia. La Grecia sta soffrendo la crisi del turismo e così tutti i Paesi mediterranei che hanno visto crollare un settore capace di generare punti importanti di Pil. Ma la ristorazione, l’intrattenimento, i trasporti aerei e tutti i circuiti connessi non sono in condizioni migliori.

In questo senso molti governi pensano ad un possibile passaporto vaccinale, promettendo alla popolazione sottopostasi al trattamento una maggiore mobilità e minori restrizioni personali. In un secondo momento, nel caso il virus continui a fare danni, si allargherà il campo d’azione dei passaporti per accedere ai luoghi pubblici, come a scuole, bar, strutture sanitarie, ecc.. Un’ipotesi che potrebbe sembrare futuribile ma che non lo è affatto, oltre a basarsi su strategie prive di base scientifica, per quanto dimostrano le ricerche, nel voler debellare il virus in sé o anche solo nel limitarne la diffusione. L’idea potrebbe presto trasformarsi in realtà se le politiche di intervento dei Paesi restano i lockdown intermittenti, la mancanza di efficaci “medicine territoriali” così come di terapie di cura per i malati e con protocolli condivisi e intellegibili.

Se qualcuno avesse investito nelle terapie solo un decimo di quanto si è investito nei vaccini forse oggi avremmo altri strumenti per combattere il virus. Ma viviamo nella società dell’aiutino tranquillante, della pillolina, come sistema di gestione delle ansie collettive, con conseguenze commerciali e sociali immaginabili.

L’idea del passaporto vaccinale oltre a essere priva di basi scientifiche procurerebbe dei danni sociali gravissimi, allargando il divario sociale tra inclusi ed esclusi.

La vaccinazione, almeno per quanto affermato dai produttori degli stessi vaccini in uso nei Paesi occidentali (vaccino con Rna messaggero), dovrebbe garantire, e per un tempo imprecisato, coloro che sono vaccinati, ma non chi vi entra a contatto. Sorvolando sui possibili effetti collaterali dei vaccini nel lungo periodo, che per forza di cose non si conoscono (viste anche le tempistiche di adozione), le persone vaccinate possono comunque trasmettere il virus agli altri e per questo motivo devono sempre muoversi nei contesti sociali muniti di protezioni, mascherine ed altro, evitando assembramenti e osservando tutti i protocolli imposti durante la pandemia.

Un passaporto, creando un falso senso di sicurezza (non avendo dati certi sull’efficacia delle campagne vaccinali) potrebbe addirittura facilitare la diffusione del virus. Anche la stessa Oms, che con tanti errori e limiti ha giustificato le posizioni della Cina, sostiene che l’uso dei passaporti vaccinali in questa fase, permettendo spostamenti senza protezioni e restrizioni, metterebbe in pericolo la popolazione.

E’ inevitabile che alcuni gruppi sociali all’interno della società occidentale, ma ancor di più nelle altre, abbiano un accesso limitato alla vaccinazione, a causa delle disuguaglianze sociali, del censo e della posizione sociale ed economica. Limitando la libertà di movimento in relazione alla possibilità di essere vaccinati non farà che ampliare queste disuguaglianze, mettendo ancora di più ai margini chi per i motivi più vari lo è già. Le conseguenze inevitabili saranno una società ancora più conflittuale e violenta. Effetti che si manifesteranno anche tra Paesi, addirittura all’interno della stessa UE, visti i meccanismi di movimento della forza lavoro e i diversi sistemi di approvigionamento dei vaccini. Una società più conflittuale e violenta vuol dire un aumento delle distorsioni sociali, dei crimini diffusi e del potere della criminalità organizzata.

Invece di rendere le società più coese e pacifiche, il passaporto vaccinale, creerebbe nuovi ghetti e nuove divisioni fra le persone e tra gli Stati segnalando, senza prova, alcune persone come sicure, e schedando altre come non sicure. Un passo per dividere la società in gruppi come con le caste.

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