OBAMAGATE, tentato bagno di sangue a Washington

Di Gianmarco Landi

Le violentissime insurrezioni di piazza scatenate dai Democratici in tutta l’America, hanno sicuramente rallentato il ritmo delle audizioni al Senato sull’ObamaGate, ma nella notte la giornalista di Breitbart Kristina Wong, ha anticipato come imminente il rilascio di documenti di grande rilevanza da parte dell’intelligence Usa. Ratcliffe, Il direttore della DNI, l’agenzia di Intelligence le cui attività sovraintendo quelle della CIA, della FBI e della NSA, in giornata dovrebbe inviare al Senato, e perciò renderle pubbliche, alcune prove del tentato colpo di stato. Vedremo !

Io penso che la strategia dei repubblicani di far emergere la verità sul RussiGate nel corso di audizioni in Commissione Giustizia, dopo la prima audizione di Rosenstein, possa vedere un leggero cambio di rotta, nel senso che prima potrebbero venire fuori dei documenti, e poi far seguire le audizioni dei protagonisti a conferma di quanto già emerso. La differenza tra i due approcci ha rilevanza, perché nel primo caso, non essendo state formulate o profilate accuse, le persone convocate dal senatore Graham avrebbero dovuto dire la verità a rischio di commettere un reato ed essere condotti in carcere seduta stante, ma nel secondo caso, se venissero prima fuori dei documenti che configurassero reati contro la Nazione, i testi potrebbero ritenersi accusati e quindi legittimati a non rispondere alle domande né essere obbligati a dire la verità.

Ma vediamo cosa è successo dietro le quinte negli ultimi giorni. Un utente di twitter (Soulware) sicuramente corrispondente ad un qualche membro dell’Amministrazione Trump incaricato di fare l’uccellino, ieri ci ha permesso di capire, attraverso un report denominato X22, cosa sia effettivamente successo a Washington. In poche parole si è trattato di una grande trappola allestita per far affogare Trump in un bagno di sangue, che sarebbe stato a lui attribuito se si fosse verificato. Le proteste dei facinorosi della sinistra radicale, con saccheggi, incendi e devastazioni, paiono essere state concepite come il marginale contorno ad una ‘bistecca al sangue’ che fortunatamente non è stata messa sul piatto. L’obiettivo dei Dem era quello di bloccare l’incedere delle audizioni sull’ObamaGate e buttare giù Trump, causando una carneficina particolarmente efferata a Washington, in grado di giustificare un assalto in armi ai palazzi del potere, compresa pure la Casa Bianca. La narrazione sarebbe stata quella di un massacro del popolo sceso in piazza per Floyd, con migliaia di manifestanti morti per mano dell’esercito americano, a cui avrebbe fatto seguito il furore di popolo. Ripercorriamo gli eventi in breve.

Mercoledì 3 giugno, il procuratore generale di Giustizia Barr aveva spiegato alla stampa cosa lui e il presidente Trump avessero fatto per contrastare la rivolta in essere in molti stati, prevalentemente a dominio politico dei democratici.

Il palcoscenico allestito da sindaci e governatori democratici di sinistra, vedeva come protagonisti delle masse di facinorosi riferenti alle 200 organizzazioni finanziate dalla rete di ONG di Soros. Si voleva innescare una escalation di violenza che i media avrebbero attribuito alla decisione di Trump di schierare l’Esercito. Se Trump avesse schierato l’esercito, perché il suo più alto dovere è quello di proteggere i cittadini e i loro beni, sarebbe caduto nella trappola, poiché nel caos si sarebbe potuta legittimare una carneficina e migliaia di americani sarebbero stati arbitrariamente uccisi.

D’altronde la dichiarazione di Obama aizzante la rivolta, lascia presagire oggi non solo la totale copertura politica dei democratici agli sciagurati accadimenti, ma un’esca ‘emotiva’ per attirare l’Amministrazione Trump nella trappola.

In molte città i sindaci avevano ‘liberato’ le forze di polizia dai loro doveri, dando alle folle di rivoltosi le agibilità per poter distruggere il tessuto urbano il più possibile, e lo avevano fatto per indurre Trump a schierare personale militare, ma senza mai conferire al Presidente il loro regolare permesso a farlo. Essi intendevano creare un tale caos a cui il Presidente non avrebbe potuto non reagire schierando l’esercito, e da quel momento in poi ci sarebbero stati un’infinità di trucchi molto sporchi per ‘uccidere’ politicamente Trump, come ad esempio ammazzare dei soldati a tradimento, per spingere i militari ad attaccare i civili. Il punto più profondo del bagno di sangue sarebbe stato a Washington, dove secondo il report X22 rivelato su Twitter ieri, l’intelligence avrebbe scoperto vestiti ed equipaggiamenti dei soldati in alcune sedi degli attivisti di sinistra radicale, con ciò lasciando presumere che a sparare ai dimostranti sarebbero potuti essere anche dei finti soldati. Trump ha tv, giornali e siti d’informazione ferocemente contro e in uno scenario di guerra civile sarebbe stato distrutto mediaticamente.

La rivolta in strada anche a me era sembrata pianificata da tempo, creando il pretesto della morte di George Floyd, ma sinceramente non avevo pensato ad un attacco così particolarmente efferato e ambizioso nella capitale, addirittura per rovesciare Trump. In effetti però, se il Presidente fosse scivolato in questa trappola sarebbe scoppiata una II° guerra civile ‘calda’ in America, e la responsabilità sarebbe stata attribuita a lui.

Trump, Barr e il segretario della difesa Esper, il quale la scorsa settimana era stato incensato da tutti i media, ignari degli accadimenti, per essersi dissociato da Trump, avevano inscenato un teatrino politico che non ha fatto capire ai Dem (e a tutti noi) quali fossero le reali mosse del fronte anti Nuovo Ordine Mondiale. Chi ha letto i drops di Q è stato tratto in inganno, e ieri un drop di ‘scuse’, ha chiarito che molti degli ultimi drops non erano stati rivolti ai Patrioti. Esper aveva vacillato sullo schieramento dell’esercito, ma poi ha spiazzato tutti, obbedendo a Trump, ma mandando soldati che avevano divise particolari e solo scudi e manganelli. La furia incendiaria e il saccheggio si sono perciò subito placate, e nella notte tra il 30 e 31 maggio, il sabato sera è sembrato come se qualcuno avesse spento un interruttore: I leader Dem avranno senz’altro capito che la trappola era stata scoperta e schivata!

Così come è accaduto con il RussiaGate e il Covid 19, anche per il caso Floyd il boomerang sembra già di ritorno sulla faccia sporca e sfregiata dei Democratici. Oggi anche i neri americani più indignati per la morte di Floyd, sono rimasti inorriditi quando Antifà ha bruciato ogni negozio e luogo di lavoro, compresi quelli appartenenti alle comunità di colore o di altre minoranze.

In conclusione, è importante sapere che Barr e Trump hanno intrapreso tutte le azioni del caso per scovare i leader organizzativi e i flussi finanziari alla radice di questo ennesimo tentativo eversivo dei Dem, e perciò un altro capitolo giudiziario scottante sarà presto aperto a carico, questa volta in primis a carico di George e Alexander Soros.

Trump ha attivato centinaia di squadre SWAT e US Marshal, attraverso cui ha disarticolato Antifà in America, rendendola quasi del tutto inoffensiva per il futuro, ma soprattutto raccogliendo al contempo elementi probatori che produrranno atti e ulteriori diritti di condurre presto in carcere chiunque non avesse rispettato la sovranità della Democrazia del Popolo americano.

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