La morte di Floyd e le violenze razziali

Il caso dell’attore porno George Floyd, che sarebbe stato ucciso da poliziotto-attore a Minneapolis, non è certo il risvolto di una lotta razziale negli Stati Uniti.  Si tratta, come potrete rendervi conto leggendo questo articolo, di una vicenda per nulla chiara in virtù di cumuli di bugie, se non di vero e proprio ‘cinema’.

Dopo questo evento infausto, Obama ha in certo qual modo aizzato alla rivolta mentre Soros ha diretto sia i facinorosi, sia i media americani, i quali hanno infiammato l’atmosfera raccontando di un assassinio a sfondo razziale, mai stato tale nella realtà, anche perché uno dei poliziotti era di colore e lo stesso capo della polizia di Minneapolis è un uomo di colore. I media hanno narrato di abusi nei confronti della libertà di parola con tanto di arresto, inscenato durante una diretta a telecamere accese, di un reporter della CNN, nonché di migliaia di incendi tra cui quello alla sede CNN di Atlanta. Tutto ciò ha un senso assai contorto e forzato, nonché degenerato in ogni senso etico e morale. La CNN è senza dubbio l’actor studio che più ha fatto da spalla agli show psicodrammatici dei globalisti.

La prima cosa da tenere a mente è che Minneapolis è una città a forte dominio del Partito Democratico, tanto che il sindaco è pure dell’area radical da 15 anni, è cioè appartenente a quella ‘crema’ Dem più finanziata da Soros. Pure lo Stato del Minnesota è egualmente governato dai democratici da decenni, e queste consapevolezze sono importanti dato che in America i poliziotti dipendono direttamente dal Comune, cioè dai sindaci, mentre lo Stato amministra con il proprio governatore la Giustizia.

In parole semplici, l’accaduto – comunque sia accaduto – non sarebbe in alcun modo attribuibile ai repubblicani o a Trump, ma bensì all’habitat sociopolitico di Minneapolis, con la piena complicità di Istituzioni pubbliche.  Per prima cosa, guardate nel video sottostante chi sono la vittima e il carnefice (George e il poliziotto): un attore porno e un altro attore di basso livello, ovviamente. Poi, ognuno tragga le sue conclusioni. Non c’è bisogno di fare tortuosi viaggi con la fantasia per capire, nè di suggerire alcunché.

E’ infatti assolutamente certo che i media hanno mostrato e raccontato cumuli di bugie per tenere bordone alle istanze di insurrezione popolare scatenate dai Democratici, e in questo ruolo la CNN si è elevata come la tv più squallida, compresa l’intervista di alcuni giorni fa alla presunta maestra che ha mostrato un dettato ed un disegnino di Floyd che lei avrebbe conservato gelosamente  per ben 38 anni, ricordandosi addirittura che il piccolo Floyd sognava di diventare un giudice.

Tutto questo è cinema di genere porno-politico, ed è stato concepito con il fine di animare una sovversione sociale atta a preservare i DEM dalla mannaia giudiziaria in arrivo, nonché provare a buttare giù Trump con la forza della piazza, o quanto meno danneggiarlo, per condizionare la campagna elettorale americana che culminerà il primo martedì del prossimo novembre.

Questo rabberciato evento è stato dettato dalla necessità di improvvisare una rappresaglia per opporsi, e al contempo sviare la pubblica attenzione, rispetto alla pesante situazione giudiziaria di Hillary Clinton, sotto processo penale alla Corte Federale, e a quelle di Obama e Biden, che rischiano di essere tirati a fondo dal Deep State protagonista materiale di un tentato colpo di Stato. La situazione dei leader dei Democratici è da ultima spiaggia perché, se al Senato in Commissione Giustizia fosse dimostrabile che il colpo di stato era patrocinato da Obama e Biden sin dal 2016, entrambi potrebbero essere consegnati alla corte marziale per aver tradito la Nazione al più alto livello. Da qui scaturisce l’emotività e il pathos  di uno scontro violentissimo avulso da questioni razziali e quant’altro di nobile o popolare.

Lo scenario politico internazionale di scontro, già prima aveva gettato sul tavolo l’asso di briscola della pandemia di Covid 19 innescata scientemente dall’OMS, e poi, non essendosi fermate le macchine di giustizia in piena corsa, la disperazione Dem ha richiesto un ulteriore innalzamento dello scontro con morti e danni fisici,  coinvolgendo le strade e scatenando le isterie mediatiche sul razzismo. Tenete conto che pochi giorni fa, dopo la dichiarazione dell’ex capo dei servizi segreti inglesi, anche uno studio redatto da scienziati genetisti britannici e norvegesi, ha chiarito che il Covid 19 è stato realizzato in laboratorio, con ciò aggravando la situazione politica dell’OMS, della Cina e di tutti coloro abbiano tenuto bordone agli esecutori di un genocidio liberticida e antidemocratico ai danni dell’Occidente riottoso a chinare il capo agli step prescritti dal Nuovo Ordine Mondiale.

La necessità di creare caos e nuove narrazioni si è perciò fatta pressante. Con questa finalità è scoppiato il caso Floyd che ha portato, sia al coprifuoco sulle aree oggetto di scontri, sia alla decisione di Trump di attivare la Guardia Nazionale per proporla e imporla ai governatori dei vari stati, allo scopo di sedare le proteste esacerbate dai media.  I governatori Democratici, in molti casi, hanno infatti  rifiutato la Guardia Nazionale svelando così la loro volontà di concorrere ad allargare la protesta sfociata nella guerriglia, peraltro rispondendo ad un preciso appello pubblico in tal senso, lanciato da Obama.

Secondo la legge americana la decisione di intervenire con la forza durante i disordini, spetterebbe agli stati e non al Governo Federale; esiste però l’Insurrection Act del 1807 che conferisce la facoltà al Governo Federale, davanti all’incapacità delle autorità statali e locali di far fronte ai crescenti disordini. Finora i Governatori degli stati democratici hanno evitato di chiedere l’intervento del Governo Federale opponendosi con forza a Trump, e perciò i tumulti sono cresciuti e continuati, mostrando una chiara  complicità delle forze di polizia coinvolte. In moltissimi video postati in questi giorni possiamo riscontrare persone che sistemano per le strade blocchi di mattoni, messi a disposizione dei rivoltosi per devastare.

L’Amministrazione Trump e i repubblicani hanno incassato il colpo, ma si sono preparati a reagire a muso duro. Dalle dichiarazioni del Procuratore Generale alla Giustizia William Barr, sappiamo che i disordini sono operati soprattutto da un’organizzazione di estrema sinistra con sede negli USA, di cui si conoscono tutti i dettagli del finanziatore, cioè George Soros, che a detta di Barr al più presto sarà chiamato a rispondere per tutto quanto è accaduto.  Trump ha chiesto al Congresso l’inserimento nella lista delle organizzazioni terroristiche dei soggetti insurrezionalisti finanziati da Soros, e per tanto, poiché anche i finanziatori del terrorismo potranno presto essere arrestati alla ‘brutta’ maniera riservata ai terroristi, George Soros, non appena ci sarà l’approvazione congressuale, potrà aggregarsi a Hillary e gli altri nei pesanti problemi giudiziari. Numerose sono le testimonianze e i video su twitter che mostrano interi autobus con tanto di scritta “Soros Bus”, utilizzati per trasportare masse di agitatori armati e nullafacenti disposti a tutto per una manciata di dollari.

I rivoltosi sono una marmaglia ignorante che funziona a gettone, e fanno capo principalmente a due sigle di chiara matrice politica: Antifà e  Black Lives Matter. Esse sono finanziate da da George Soros, il faccendiere di fiducia dei banchieri, per il cui conto è da sempre il main sponsor dell’ala radical dei Democratici, cioè quella radical che governa il partito blu. Il fine ultimo sarebbe quello di rovesciare Trump a qualsiasi costo.

Il New York Times, il quotidiano più ferocemente ostile a Trump, che alternandosi al  Washington Post, dà la linea a tutti i media occidentali e ai ‘pappagalli’ italiani in particolare, in veste di distributore  di ‘scienza infusa’ politically correct, nel 2017 regalò una intera pagina del suo giornale all’Antifà. Esiste una prova che potrebbe costare cara anche a George Soros, il quale attraverso una chiamata alle armi invitò a riunire migliaia di ribelli nelle città per arrivare ad un obbiettivo politico chiaramente eversivo: porre fine alla presidenza Trump.

Quello a cui stiamo assistendo è il portato di una cultura radical profondamente disonesta, illiberale e antidemocratica, vocata all’inganno, all’illecito sistematico e al colpo di mano istituzionale. In questo alveo di attività eversiva, si distinguono modalità depravate ben esplicitate in un documento di Friends of Democracy, ONG gestita dal figlio di Soros, Alexander, che pubblicò nel 2015 dettagliate istruzioni per i rivoltosi sovvenzionati, ai quali si impartiva «l’attuazione di politiche di legge marziale».

I radical nel 2015 temevano di perdere le elezioni presidenziali, come in effetti accadde nel 2016, e l’obiettivo originario di Friend of Democracy fu quello di dare alla presidenza Obama strumenti per giustificare la repressione di qualsiasi forma di dissenso fosse emersa negli Stati Uniti,  al fine di far accettare una sospensione della Democrazia e impiantare una tirannide necessaria, ma ovviamente in questi giorni l’obbiettivo è quello di destabilizzare la Nazione  per rovesciare la presidenza Trump. Da questo humus sortiscono naturalmente le incongruenze e l’assenza di nessi logici tra quanto accade e le insensate narrazioni dei media, così come è palese constatare un fronte per la globalizzazione in totale rotta,  e che infatti annaspa ‘tirando cazzotti’ all’impazzata per fare male all’Amministrazione Trump alla boia di giuda.

Al di là delle vicissitudini giudiziarie dei Dem, sicuramente importanti e sconvolgenti, giova qui inquadrare il contesto mondiale e cogliere le ragioni pregnanti dell’avversione verso Trump, in passato più volte ben spiegate dal giornale “sacro” del capitalismo inglese posseduto dai Rothschild, cioè l’Economist. Esso, nel tessere esplicite lodi al Nuovo Ordine Mondiale, ha sempre spiegato come la dottrina globalista mirasse di creare, attraverso trattati internazionali, istituzioni continentali soverchianti gli Stati nazionali, al fine ultimo di governare il Mondo mediante flussi decisionali unilaterali. Gli USA sono stati senza dubbio il paese che, specie a cominciare dalla presidenza Clinton (1992-2000), più ha portato avanti questo piano, vedendo sguazzare sia la moglie Hillary che il marito Bill, nella palude fangosa e sanguinaria di interessi militari-industriali e soprattutto finanziari.

Tuttavia negli ultimi 70 anni, quando le elite non hanno diretto pedissequamente così come ai tempi di Bill Clinton o Barack Obama,  hanno comunque fortemente influenzato tutte  le Presidenze americane e tutti i governi delle nazioni europee. Gli Stati Uniti sono detestati in larghe aree del Mondo per questi fondati motivi, che ovviamente esulano dalle consapevolezze dell’ignaro popolo americano. E’ irrotto  però un fatto nuovo e dirompente nel 2016, come scrisse l’Economist: l’internazionalismo globale è sotto attacco da molti fronti, in conseguenza di un rapporto di causa ed effetti sottesi alla dottrina di Donald Trump nota come “Make American Great Again” o “America First”, la quale ripudia esplicitamente il Nuovo Ordine Mondiale perseguendo il ripristino di un ordine composito e multilaterale, come quello nell’immediato del Secondo Dopoguerra, ovviamente con ruolo egemone statunitense innestato nelle trame di una tessitura di relazioni internazionali indipendenti per ogni Nazione, in ossequio ai principi di autodeterminazione dei popoli e di Pace.

Per inciso: non è un caso se la presidenza Trump in tre anni e mezzo non abbia condotto nemmeno una guerra, invitando le altre Nazioni Nato alle responsabilità condivise, e quindi a partecipare sussidiando maggiormente il bilancio militare, anche per rivendicare situazioni di autonomia politica rispetto all’attuale dominio militare statunitense, che Trump non ha alimentato né intende rigenerare intraprendendo guerre. Ovviamente tutto ciò cozza frontalmente con le necessità di depotenziare il dollaro e spostare il baricentro capitalistico del Mondo sulla più manipolabile, dal vertice, Cina, nonché sulla creazione di continue crisi ed emergenze necessarie ai processi di smantellamento delle Nazioni e dissolvimento delle identità popolari secolari, perseguite dal Nuovo Ordine Mondiale.

In questo quadro, da tenere sempre fissato in mente, ritorniamo al tema dell’articolo. Un annuncio di Donald Trump del 31 di maggio ha designato l’Antifà come un’organizzazione terroristica e perciò l’intelligence (DNI) e le altre Agenzie Federali USA, hanno focalizzato il controllo sulla rete di gruppi violenti di estrema sinistra che sposano questo sedicente “antifascismo”, godendo e prosperando grazie al sostegno munifico di ONG, media e contribuenti in Europa. A tal proposito, il dipartimento della sicurezza nazionale Chad Wolf a Fox News ha così dichiarato:

Abbiamo un certo numero di investigatori nel dipartimento che lavorano con il Dipartimento di Giustizia e l’FBI. Sappiamo che hanno aperto una serie di casi riguardanti specificamente alcuni dei leader dell’Antifà e altre organizzazioni coinvolte “. Da qui si coglie il senso  dell’applicazione della Shaef Law in Germania che ha desovranizzato momentaneamente lo Stato Tedesco del potere negoziale internazionale, e quindi aperto il durissimo faccia a faccia Trump Merkel che ha portato al rinvio del G7. Il portavoce della politica estera del Bundestag, Petr Bystron, dopo la sentenza dell’Alta Corte tedesca contro l’Ue, è diventato molto collaborativo con l’America First, spiazzando anche Angela Merkel, ed infatti costui ha esortato a “esaminare la rete internazionale del terrorismo antifà fino ai massimi livelli nella stampa e nel governo, arrivando ad emettere divieti di viaggio e mandati di arresto internazionali ove necessario e opportuno“.

In Europa e in Germania in primis, dove Soros è servito e riverito come fosse un faraone egizio, l’Antifà è spesso supportata da finanziamenti pubblici, lavorando apertamente con polizia, servizi segreti, forze dell’ordine e finanche media, essa opera al fine di reprimere agibilità ai partiti conservatori di indirizzo ‘sovranista’. Noi in Italia, ad esempio, abbiamo subito l’imperversare della corsara Carola Rackete, e abbiamo perciò esatta percezione di questo fenomeno eversivo e sovversivo, finanche coperto dai vertici del CSM a capo di una Magistratura che mortifica la nostra Carta Costituzionale, usata come carta da culo dalle ONG supportate dai globalisti tedeschi.

Un rapporto del 2018 del servizio di ricerca del Bundestag ha anche documentato che in Germania i finanziamenti federali del Ministero della Famiglia sono andati arbitrariamente ai gruppi Antifà nell’ambito del programma di “anti-radicalizzazione”, per circa 9 milioni di euro.  In poche parole, nel 2019, soldi dei cittadini tedeschi prelevati mediante tasse, sono andati alle ONG di sinistra legate alla Open Society nel 2019, e dopo aver finanziato gli abusi a scapito della sovranità dello Stato italiano con le scorribande dei traffici di migranti, ora questi soldi vorrebbero essere ‘investiti’ per fare insurrezione violenta contro la maggioranza del Senato e il Presidente USA in carica, il quale nei giorni scorsi è subito intervenuto a porre riparo.

Trump ha dimostrato di aver recepito gli assist provenienti da Breitbart  di quel Steve Bannon che in realtà non è mai stato allontanato dal progetto America First, così come si era dato ad intendere per spiazzare oggi i Democratici. Il giornalista Christopher Tomlinson di Breitbart aveva spiegato cosa significasse l’Antifà: “non significa semplicemente antifascismo ma piuttosto l’organizzazione Antifaschistische Aktion , originariamente il braccio paramilitare del Partito Comunista Tedesco Pro-URSS (KPD). Le sue azioni oggi non sono semplicemente contro il fascismo, ma esplicitamente sono un mix di anarchismo e comunismo con ogni mezzo necessario alla globalizzazione “.

Guardando alla Storia, capiamo che la prima incarnazione di Antifà è rintracciabile nel 1932, e fu un’organizzazione di combattimenti di strada che ora hanno abbracciato l’anarchismo e il comunismo senza però alcuna centralità della falce e martello, e infatti il loro logo emula quello della loro re-incarnazione dagli anni 30 ritraendo la bandiera nera dell’anarchismo insieme alla bandiera rossa, in secondo piano, del socialismo internazionale.

Giova ricordare che durante la guerra fredda, la DDR si è esplicitamente definita uno stato “antifascista”, per rivendicare superiorità morale contro un non ben precisato concetto di “fascismo, imperialista” occidentale sotto la guida NATO. Secondo la propaganda tedesca ufficiale sussistente tuttora ad est, il muro di Berlino non fu costruito per mantenere i tedeschi orientali nella dittatura, ma per costituire una “barriera protettiva antifascista”.

E’ molto importante capire cosa succede in Germania per il riverbero di modelli di dialettica violenta anche in Usa. Non tutti sanno che il partito anti UE, AfD, oltre alla demonizzazione mediatica che lo dipinge per una formazione Nazista, quando invece non lo è in alcun modo (esattamente come avviene per la Lega percepita all’estero come il Partito Fascista),  questo partito subisce attacchi violenti di tutti gli altri partiti politici in Germania messi insieme. La farsa degli ideali dell’antifascismo proprio non regge!

E sono proprio questi metodi tedeschi che la Germania, non potendo imporre più Mercedes e Bmw al mercato americano protetto da Trump, ha importato negli Stati Uniti poco dopo l’elezione di Donald Trump nel novembre 2016. L’importatore è ovviamente George Soros, e come ci ha raccontato la giornalista Ed Klein,  il filantropo diabolico, indisse a metà novembre 2016 una riunione della “Democracy Alliance ” con ancora il lutto  al braccio per la sconfitta della sua più abile cavallerizza tra le tre sue valchirie, cioè Hillary Clinton.

Al Mandarian Hotel di Washington, il grande vecchio Soros ha serrato i ranghi dei Dem insieme a Nancy Pelosi (numero 1° alla House),  ed Elizabeth Warren (importante senatore del Massachussets, stato pregno di grossi centri finanziari), ed ha presentato a fine 2016 un piano per unire i tre principali gruppi di donatori  (la Women Donors Network, la Solidaire Network e la Democracy Alliance) in un maxi fondo mirato specificamente a dissestare l’agenda di Donald Trump. Il piano è noto come  “The Resistance”. A seguito di questo piano, George Soros, il padrone dei Democratici in America così come in Italia, è il principale finanziatore di circa 200 gruppi, associazioni e ONG globaliste, tra cui Planned Parenthood,  MoveOn, e varie altre organizzazioni di sinistra facinorosa, per la presunta tutela dell’ambiente e dei diritti umani. Tra tutti questi, è rilevante conoscere che il piano The Resistance di Soros sostiene anche tutti i cosiddetti gruppi antifascisti protagonisti delle devastazioni in Usa in questi giorni, come ad esempio Black Lives Matter, l’altro braccio armato di Soros insieme ad Antifà. Open Society di Soros nel 2016 ha donato 650.000 dollari  per sostenere Black Lives Matter dopo l’omicidio di Freddie Grey a Baltimora, quindi memori di cosa essa sia, possiamo giudicare il livello di intelligenza dimostrato da Myrta Merlino che si è inginocchiata in tv rispetto alle effige di questa organizzazione dai tratti criminali incompatibili con la Carta Costituzionale della Repubblica italiana.

In conclusione, non è difficile capire la tragica ‘morte’ dell’attore Floyd, unitamente a cosa implichi l’appello alla rivolta lanciato pubblicamente da Obama, e  soprattutto cosa volesse dire il padre padrone dei partiti di sinistra in Occidente, George Soros,  quando ha affermato che a Donald Trump, se non fosse stato buttato giù prima, sarebbe stata impedita la rielezione con ogni mezzo necessario.

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