USA e 007: ecco cosa ha combinato Conte alle spalle del Paese

Articolo a firma di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero del 5 ottobre 2019

In piena crisi di governo agostana, Conte s’è giocato le sue carte. Il 15 agosto il ministro della giustizia americano William Barr incontra a Roma – presso l’ambasciata americana – i vertici dei servizi segreti italiani. Il tema è quello del RussiaGate, cioè delle eventuali interferenze avvenute nelle elezioni presidenziali americane del novembre 2016, dove potrebbe aver avuto un ruolo anche l’allora nostro governo targato Pd. Di questo incontro nessuno allora ha saputo nulla. Il nostro Presidente del Consiglio, che aveva – ed ha – tutte le deleghe ai servizi segreti, ha autorizzato questo incontro senza informare nessuno, né il Ministro dell’Interno né il Parlamento.

Perché Conte si è comportato in questo modo? Gli eventi accaduti da Ferragosto in avanti ci offrono una importante chiave di lettura.

Il 15 agosto la crisi di governo italiana è nel vivo del suo svolgimento. Appena due giorni prima, il 13 agosto, Salvini spiega in Senato i motivi politici che hanno spinto la Lega a staccare la spina all’esecutivo. Qualche giorno più tardi, il 20 agosto, il Presidente del Consiglio Conte rivolge a Palazzo Madama una filippica contro Salvini e in serata rassegna le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato.

Primo punto: la mozione di sfiducia è presentata dalla Lega il 9 agosto, mentre Conte aspetta per dimettersi il 20 agosto. Nel mezzo l’incontro da lui autorizzato tra William Barr e i nostri 007. Secondo punto: al G7 di Biarritz dal 24 al 26 agosto, da premier dimissionario, prima delle riunioni ufficiali Conte ha un colloquio riservato con Trump, e già la sera del 23 rilascia una intervista sulla crisi di governo in Italia, chiudendo ad ogni ipotesi di dialogo con la Lega, nonostante Di Maio tenesse ancora aperta la porta per una riedizione del governo col Carroccio.

La risposta a queste mosse arriva qualche giorno più tardi, nel pomeriggio del 27 agosto, primo giorno del secondo giro di consultazioni dei gruppi parlamentari al Quirinale per la formazione del nuovo governo: il Presidente degli Stati Uniti fa un tweet in cui augura a “Giuseppi” di restare Presidente del Consiglio. Lo stupore è grande. Trump arriva addirittura a sponsorizzare Conte che sta per formare un governo col Pd, il partito che più volte si è scagliato contro l’amministrazione americana dopo le elezioni presidenziali del 2016.

Il 27 di settembre il potentissimo Segretario di Stato americano Michael Pompeo si è recato a Roma in visita ufficiale, e anche qui ha avuto modo di incontrare i nostri servizi segreti senza alcuna ufficialità, e senza che Conte abbia informato nessuno.

Poteva Conte, da un punto di vista giuridico, comportarsi in questo modo sia ad agosto che a settembre? Prima del 2007 esisteva il cosiddetto “meccanismo di bipartizione”, cioè Palazzo Chigi aveva il coordinamento dei Servizi mentre il Ministro degli Interni li controllava direttamente, sia il Sisde che il Sismi. La legge n. 124/2007 cambia le carte in tavola e ne attribuisce alla Presidenza del Consiglio anche il controllo, salvo che il premier non decida di delegarlo ad altri. Conte ha mantenuto tutte le deleghe per sé. Poteva farlo. Ma poteva utilizzare i servizi in quel modo mettendoli a disposizione del Presidente Trump? Trump ovviamente ha restituito subito il favore.

La nascita del governo 5Stelle-PD non scaturisce dunque solo da una valutazione politica in seno alle normali dinamiche democratiche e parlamentari interne al nostro Paese, ma anche da uno scambio di cortesie tra Conte e il Presidente degli Stati Uniti, che in cambio di un favore così grosso ha chiuso un occhio sul fatto che “Giuseppi” stesse andando al governo col partito che più lo ha criticato e che forse, nel 2016, ha fatto qualcosa perché lui non vincesse le elezioni presidenziali.

L’aspetto che maggiormente preoccupa nell’intera vicenda è l’ingerenza che il nostro Presidente del Consiglio – per suoi personalissimi scopi di conservazione del potere – ha consentito agli americani nella formazione del nuovo governo, procurandosi un endorsement di quel tipo da parte del Presidente americano in cambio di incontri riservati con i nostri servizi segreti.

Conte dovrà risponderne al Parlamento, nello specifico al Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), che lo ha già convocato per fare chiarezza su quanto accaduto. E si potrebbe sollevare il problema se sia giusto, dopo un tale comportamento, che il Presidente del Consiglio continui a tenere tutte le deleghe.

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