LE BUSTE ORTOFRUTTA RADICAL CHIC: un centesimo alla volta, meno liberi e più poveri!

di Gianmarco Landi

Il Governo del Partito Democratico ad agosto dello scorso anno, mentre noi eravamo spensierati al mare e tutte le opposizioni evidentemente erano con noi, ha infilato di soppiatto in un ‘sacchetto’ di norme per il rilancio del Sud una serie di pretese ecologiste che proibiscono la commercializzazione delle bustine di plastica sottile per imballare l’ortofrutta nei supermercati, così imponendoci di comprare quelle in bioplastica (biodegradabili e compostabili), una sorta di esercizio ascetico quotidiano che da veri e propri prigionieri dovremmo adempiere a scopo rieducativo ogni volta che faremo la spesa.

L’input nella Gerarchia delle Fonti del diritto al Legislatore nazionale in effetti arrivava da un blando quadro di norme della Unione Europea  proteso a favorire la realizzazione di manufatti per imballaggi usa e getta in plastiche di mais, cereali o fibre vegetali al posto di quelle in plastica tradizionale derivanti dagli idrocarburi. Ma vi è di più: il Governo del PD ha messo in discussione l’avanguardismo e il dirigismo della UE, tanto che in preda ad un impeto cattocomunista, ha deciso di profilarsi  come più unionioeuropeista della stessa Unione Europea, inasprendo il tono illiberale e pedagogico in una forma di  osceno paternalismo etico.  Osserviamo, infatti, il recepimento dell’input comunitario che non contempla nelle norme nessun favore per le buste buone e progressiste, cioè  ‘comuniste’ , e penalizzazioni per le buste ignoranti e sporcaccione, cioè  buste ‘populiste’, bensì addirittura obblighi onerosi verso cui tutti dovremmo chinare il capo.

La cosa si è verificata questa estate e stride un bel po’, perché proprio mentre Matteo Renzi e il suo scudiero Carrai chiedevano udienza a Trump elemosinando una cortesia a Luttwak, e  il politologo invitava i due aspiranti trumpisti a rivolgersi a Guido Lombardi,  il Governo del Giglio magico veniva   colto da un raptus  di sapienza ecologista liberticida!  Non ci è dato di sapere quale sia il colpo di genio insito nel divieto alla commercializzazione di un trascurabile manufatto usa e getta in plastica imposto con l’obbligo di comprarne un altro, proprio al ritorno da un G20 estivo in cui la Super potenza dell’ Occidente aveva annunciato la fine della guerra fredda al carbone, al petrolio o alla plastica, ma possiamo ipotizzare tante cose che espongono il PD al pubblico ludibrio.

Dovremmo considerare, forse, questa cosa come  una sorta di dispettosa ‘molotov’   lanciata dalle  vedove italiane di Obama alla Presidenza Statunitense per il  ritorno agli idrocarburi annunciato,  sconfessando la panzana del global warming sul clima? Non credo sia solo questo.
Ci sono in realtà due ragioni di  avanguardia  DEM che si rintracciano in altrettante fallacità e manchevolezze: la prima è nella mistica dell’ecologismo che viene spacciata come ineluttabile scienza; la seconda   nel volgare  uso del potere politico per favorire certi colletti bianchi o, in questo caso,  certe  likewoman  radical chic con una borsa di Prada saldamente  sotto il braccio.
Ma la cosa che più mi sconvolge  non è  la presunzione di pedagogia sociale insita nell’ambientalismo perorato dalla intellighenzia DEM, o la faccia di bronzo del segretario del PD,  Matteo Renzi, che pensando di turlupinare Trump e i Repubblicani, voleva   persuaderli di poter essere  l’uomo  per tutte le stagioni, calandosi in quella definizione con cui il filosofo Tommaso Moro identificava l’uomo politico puro e spregiudicato, cioè quello pronto a fare tutto e anche il suo contrario.  Mi sconcerta di più il radicamento dell’idiozia comunista che rimbambisce con le sue superstizioni ambientaliste, non solo i  cattocomunisti praticanti il verbo ecologista,  ma pure tantissimi forzisti,  tantissimi grillini e  tantissimi leghisti,  realizzando un genocidio di cervelli ammassati in una Soluzione Finale del buon senso.

Le norme sugli obblighi all’uso cogente dei sacchetti biodegradabili sono uno scempio alla Democrazia, alla Libertà e al Diritto che anche il Popolo italiano ha di aspirare al benessere in un’epoca in cui non vi sarebbe nessuna necessità di sottomettersi a certi esercizi pauperisti come pretendono certe encicliche di Papa Obama Francesco, in questo caso quella assurda sull’ambiente e sul riscaldamento globale causato dai peccatori occidentali.

Gli ecologisti italiani, che tutti sappiamo essere come delle angurie, cioè verdi fuori e rossi dentro, oltre a Laura Boldrini, leader di Sinistra Ecologia e Libertà, hanno il loro leader mondiale in Papa Francesco, un propalatore di una verità ‘scientifica’  più infame che ci possa  essere, cioè quella che  pretende di persuadere gli scienziati perché corroborata dalla Chiesa, proprio come ai tempi dell’Inquisizione. Ma perché Il Papa si occupa di global warming sul clima? Ne sa di fisica più di quanto ne sappia il gotha degli scienziati di cui si avvale l’Amministrazione Statunitense? Ha più autorevolezza in materia di Rubbia, Zichichi o Battaglia?

Vi sono  moltissime ragioni per riflettere su quanto  propongo, e rendendomi conto di quanto sia scomodo farlo mi limiterò solo a due riflessioni su questa storia della cogenza dei sacchetti di bioplastica, una storia piccola ma molto emblematica,  che cercherò di sintetizzare in maniera comprensibile a tutti ma allo stesso tempo non superficiale.

Per prima cosa bisogna considerare le norme partorite per la imposizione della bioplastica riflettendo sulla base di un  sano quesito: cui prodest ?

Per  seconda cosa bisogna soppesare i presupposti,  le giustificazioni filosofiche e scientifiche,  ma soprattutto le implicazioni sottese al dover  accettare una presunta verità proclamata in maniera apodittica dai  progressisti, e cioè la soverchiante necessità di salvare il Mondo abbandonando senza indugio  le tecnologie industriali sottese allo sfruttamento degli idrocarburi, e tutte le enormi convenienze pratiche economiche, ivi compresi l’uso di buste normali, di cui dovremmo fare a meno facendo sanguinare il portafogli.

La  plastica è veramente un problema o la sua demonizzazione è solo un artificio per orientare l’opinione pubblica a comportamenti emotivi, illogici e antieconomici, e  attuare così processi industriali e geopolitici sopra la nostra testa? Ad esempio penso  al referendum sul nucleare e alla vittoria del No per scongiurare dei poveri bimbi che altrimenti sarebbero nati con due teste. Quella fu  una scelta politica  giusta?  Anche se  comportò pesantissimi gravami di impoverimento su tutta la nostra Nazione, che annoverava scienziati del calibro di Fermi, la cui applicazione del suo  genio  è alla radice dell’arricchimento di altre Nazioni piene di centrali nuclelari ? Penso anche ad altre eccellenze nazionali dissipate negli ultimi 25 anni, come il back ground dell’Eni o la grande Industria Chimica italiana, con certi personaggi politicamente scorretti, come Enrico Mattei o Raul Gardini, suicidati o morti per cause incidentali che qualcuno in realtà ha scientemente determinato e noi non protetto, svenduto, come si vorrebbe fare per il diritto alla cittadinanza senza se e senza . Ciò premesso, entriamo nel vivo tema.

Consideriamo il mercato delle plastiche in Italia oggi. Plastic Consult ha pubblicato uno studio sugli imballaggi compostabili e il primo dato è che le bioplastiche sono una frazione insignificante dei materiali plastici utilizzati nel settore, perché come sappiamo costano tanti soldi che qualcuno deve investire e quasi sempre  dilapidare, non solo nel caso la ricerca non avesse solide basi scientifiche, ma anche se alla fine della fiera non vi fosse già in partenza la effettiva necessità empirica di ricercare alcunché.  Su una massa di 2.180.000  milioni di tonnellate di imballaggi plastici immessi al consumo in Italia, la loro incidenza è intorno al 2%, vale a dire circa 50.000 tonnellate, contro il 43% del polietilene, il 22% del PET, il 21% del polipropilene e l’8% delle stireniche (PS – EPS) etc. etc…  Per quanto concerne le varie tipologie di packaging compostabili, il sacchetto per la spesa, il settore che ci interessa, costituisce il 94% del totale e focalizzando l’attenzione sui sacchetti monouso in plastica, l’Istituto rivela un numero che è di poco superiore a quello riferibile ad un’unica azienda, quella di Novara nel cuore di Matteo Renzi, il quale si è abilmente difeso affermando di non capire come l’azienda in questione versasse  in situazione di monopolio annoverandosi in Italia altri 150 soggetti analoghi che potrebbero sortire concorrenza, oltre ad un imprecisato numero di soggetti che potrebbero accorrere   da altre nazioni. Renzi si è difeso benissimo, da uomo intelligente e scaltro comunicatore quale è, ma ha qualche piccola ragione?
Non ce l’ha per due motivi abnormi : il primo riguarda l’azienda monopolista che lui ha cercato di rinforzare e tutelare, così come spiegherò nel seguito; il secondo riguarda il senso di quello che si sta facendo con questa economia verde, che assolutamente non è rintracciabile nel buon senso o nelle convenienze.

L’azienda a cui il PD ha fatto la marchetta è la  Novamont s.p.a,  controllata da MATER BI s.p.a. che a sua volta è controllata da una holding di Intesa San Paolo e da una holding lussemburghese, un partner ideale per portare un po’ di soldi italiani nel Paese del Presidente della Unione Europea, il signor Juncker.
Sappiamo, inoltre,  che Intesa San Paolo ha finanziato fortemente questo brevetto di bioplastica da mais denominato MATER BI (controllante di Novamont spa), ed  in base alle dichiarazioni di Catia Bastioli, una perla di manager  ‘incastonata’ in quel harem di  likewoman legate a Matteo Renzi, sappiamo pure che il brevetto scaturisce da un dispendio finanziario pari  a ben 500 milioni di euro. Sia chiaro: una Banca  nel suo legittimo esercizio del merito di credito può dare ben 5 centinaia di milioni di euro a chi ritenesse appropriato, anche se tutti sappiamo come questo esercizio funzioni e quale prezzo abbia,  in primis  esentando di benefici e opportunità le PMI o le famiglie che invece costituiscono il reale PIL italiano.

Ma i numeri ci dicono anche altro, e cioè che il settore delle bioplastiche riguarda in Italia in maniera dominante un’unica azienda, la  Novamont spa, la quale  produce attraverso il MATER PI (il loro brevetto del mais) poco meno delle 50 mila tonnellate di bioplastica totalmente prodotte in Italia, e prevalentemente usate per il 94 per cento nella produzione di shopper e imballaggi per supermercati  (guardare stralcio report aziendale).  Perciò, sebbene i soggetti esistenti sul mercato italiano delle bioplastiche siano effettivamente 150, e i brevetti vari, con ciò riconoscendo che Renzi afferma il vero in senso teorico, è scorretto negare la situazione di monopolio dato che i circa 149 soggetti fanno tutti insieme un complessivo di alcune centinaia di tonnellate di bioplastiche ogni anno, mentre un unico soggetto da solo ne fa grossomodo  intorno alle  50.000 tonnellate.

STRALCIO GRAFICO DAL REPORT ANNUALE DELL’AZIENDA

 

Ovviamemente Renzi e la sua amica Catia Bastioli possono far osservare che qualcuno può usare altri brevetti per produrre questi materiali oppure può rivolgersi all’estero, magari nella capitale di Vattelapesca, ma è altrettanto ovvio che occorrono i soldi e il potere per mettersi in questi business e questa situazione non solo non è ora in essere, ma non si verificherà grazie alla libera concorrenza, concetto che i cattocomunisti hanno capito e applicato a modo loro, cioè in senso inverso rispetto a quello delle dottrine liberali e liberiste. Mi chiedo, infatti, quale catena di supermercati in Italia, cioè soggetti sottoposti  a vari tipi di controllo amministrativo e sanitario da parte di Autorità di burocrati italiani,  ha interesse ad approvvigionarsi,  peraltro per una cosa che ha un’incidenza minimale sul  core business, di  buste in bioplastica nella Nazione di vattelapesca, cioè fuori dall’egida e dalle certificazioni di Assobioplastiche, il cui portavoce è giustappunto un uomo della Novamont s.p.a. ?

A Renzi mi piacerebbe chiedere dove si possa trovare un pazzo che volesse far concorrenza a questo colosso da oltre 500 milioni di Euro solo di asset tecnologici immateriali, cioè un avventuriero salvatore del Mondo che dovrebbe mettere qualche decina di milioni di tasca propria e   ottenere pesanti appoggi finanziari,  in una misura comparabile a quella della MATER BI, da un qualche  banchiere disposto a pestare i piedi ad Intesa San Paolo qui in Italia, quando essa è  impegnata in un settore  posto sotto l’egida politica del PD e delle sue magistrature ‘indipendenti’?
Non so se questo pazzo possa esistere, ma qualcuno lo avvisi di non rivolgersi alle due grandi banche popolari Venete  appena fatte fallire e regalate da Gentiloni proprio ad Intesa San Paolo, e gli dica anche di non rivolgersi a qualsiasi altra banca italiana,  dato che Intesa S. Paolo ha la maggioranza relativa delle azioni di Banca d’Italia (cioè sono i maggiori proprietari della banca d’Italia), che a sua volta vigila su tutte le Banche ivi compresa Intesa San paolo che la possiede significativamente.

Perciò è doveroso pensare sia alla marchetta volgare sia al disegno liberticida, perché   tutti i supermercati e gli ipermercati dovranno allinearsi e mettersi in marcia per ubbidire, come una fila di carriarmati  sovietici che ‘spiegano’ ai cittadini la pedagogia politica del  caso con tanto di obolo quotidiano.
Il secondo motivo, ancora più forte del primo,  per cui Renzi ha torto è   che i radical chic non considerano, o non capiscono, cosa significherebbe per l’Italia adottare con serietà le loro astruse convinzioni ambientaliste. Elevare il 2 per cento di quote bioplastiche ad un 50 per cento del totale  produzioni plastiche per manufatti domestici, ad esempio, costerebbe  fiumi di lacrime e sangue sul volto sfiancato della economia italiana, per arrivare poi a fare cosa?  A salvare il Mondo? Mi viene in mente lo scimmiottare l’avanguardismo italiano sull’approccio al nucleare,  una conquista degli ambientalisti nostrani (in realtà eterodiretti in una dimensione internazionale),  che ha portato la costruzione delle centrali da cui arriva la nostra energia  in Francia, insieme alle nostre bollette più care dell’Occidente e quasi doppie rispetto a quelle che gravano sulle spalle dei più furbi cuginetti francesi.  Perciò tutte queste  sigle paracomuniste come Greenpeace e Legambiente, ad esempio, che si trastullano nel pensiero libidinoso di un parco fotovoltaico il cui equilibrio economico si regge  unicamente su di un conto finanziario a perdere per la collettività, cioè grazie ai soldi pagati dai fessi  che non sanno né capiscono quanto in realtà accade a loro danno, a cosa servono se non a penalizzare la ormai ex  5° potenza economica?  Ah beh, mi dicono a ripulire l’Ambiente, certo, peccato che invece sono  serviti a distruggere  dei campi agricoli recentemente pregiudicati dalla scoperta di un pesante  inquinamento causato dal  deterioramento chimico dei pannelli fotovoltaici apposti su campi agricoli, un fenomeno che pregiudica pure  la reale integrità salubre dei consumatori italiani (inquinamento cancerogeno), ma di cui nessuna anima bella e pulita parla per non ledere la maestà di un totem ecologista molto ben infilato nel sedere di tutti gli italiani, con tanto di normative della UE pedissequamente ben recepite.

Avviandomi a questa prima conclusione, vi invito a riflettere su questo nuovo pressante bisogno occorso nell’inventare una busta di mais per fare la spesa, e così concorrere a salvare il Mondo collocandoci in un paradiso radical chic:  è un bisogno reale e generale, o forse seghe mentali animate da chi ci guadagna nel piccolo particolare e a scapito del nostro interesse generale ?  Con questa storia di dover salvare l’ambiente a tutti i costi, non è che ci stiamo atteggiando a domatori di una tigre,  con lo sgabello in una mano e la frusta nell’altra, e ci stiamo agitando con sicumera esibizionistica senza però che ci sia una tigre da domare, ma solo una platea di interessati economici che si compiacciono di quanto siamo fessi?
E ripeto che nell’ambito di questo  spettacolo circense su cui i media dovrebbero aprire un dibattito e la politica un tavolo di riflessione seria non appena vinte le elezioni, vi è anche  la piccola vicenda della mascalzonata lobbistica del PD e dei loro compagni di merende con tanto di colletto bianco sbavacciato di pannocchie tritate ma questa cosa, così come il centesimo che ci costa pagare,  benché molto antipatica  è il meno del meno che ci dovrebbe angustiare, perché maneggiando male questi temi cruciali si pregiudica fino a distruggerlo in pochissimi altri anni, il futuro del Paese, ancora più gravemente di quanto realizzino  le altre idiozie DEM come le immigrazioni massive o le famiglie arcobaleno con il figlio ordinato su catalogo americano.

Qualcuno potrà pensare che io stia esagerando, ma a costui, introducendo la successiva e ancora più profonda questione, domando se ha contezza di quali siano le basi filosofiche di quella controcultura sbocciata nel suo apogeo nel 1968,  e insediata ai vertici in Occidente su tutti i banchi dei partiti di sinistra, oggi momentaneamente in crisi ma ancora fortissimi nei board delle silenti banche europee nonché totalmente dominanti nei Media.
La filosofia da cui scaturiscono i riflessi condizionati dei  DEM è quella della Scuola di Francoforte, cioè una  reinterpretazione della filosofia marxista a cura di pensatori come Marcuse, Adorno, Horkheimer, Camus, Fromm,  etc.. i quali hanno affondato le radici della loro riflessione nel fallimento della rivoluzione della classe operaia nell’Europa occidentale, nei mancati sviluppi della rivoluzione bolscevica, e nell’ascesa di un acceso anticomunismo in tutte le nazioni economicamente, tecnologicamente, e culturalmente avanzate, i cui ceti medi non avrebbero mai permesso la conquista del potere ad una sinistra radicale. Perciò questi revisionisti del comunismo hanno ricalibrato e portato nelle università americane, in primis la Columbia di New York e la Berkeley in California,  tutto il pensiero marxista per renderlo idoneo a penetrare lentamente in tutto l’Occidente destrutturandolo un centesimo alla volta.
Questi filosofi si  prefiggevano già negli anni 60 e 70 di discernere gli aspetti del pensiero comunista che potessero essere effettivamente compatibili ed accettabili gradualmente in Occidente, cioè stabilire il modo di poter pervenire a quell’evoluzione delle condizioni attraverso una riedizione della critica sociale di  Marx , in aspetti che Marx non aveva compreso,  previsto o su cui aveva toppato. L’ obiettivo di questi raffinatissimi comunisti chic noti in America con etichette confuse come Radical o  Liberal, che si sono sapientemente infiltratiti soprattutto nei piani alti della società Americana, oltre a quella tedesca e  francese da cui in realtà provenivano, rimase sempre lo sviluppo del pensiero marxista sebbene in ottica critica, per  attualizzarlo e arricchirlo con altre discipline, tra cui psicoanalisi, pedagogia e  sociologia, discipline atte a perpetrare quella egemonia culturale con creazione di un pensiero unico teorizzata da Gramsci, colui che in molti considerano proprio una sorta di precursore della Scuole di Francoforte.  E’ grazie a questo ‘istituto’ di presunti scienziati marxisti in materie sociali che combattono la realtà e non la tollerano come altre filosofie, che si  tentò di ricostituire la Dialettica della Storia come se essa fosse un metodo scientifico concreto, in un alveo prima di tutto culturale e non di classe, cioè  avulso dalla ortodossia marxista dei comunisti normali, quelli che nell’America degli anni 50-60 sarebbero stati  arrestati senza discussioni e tanti processi dal senatore McCarthy e dalle varie polizie federali e non.  In questo alveo filosofico scaturisce l’ecologismo, cioè un’ideologia comunista che odia l’Occidente capitalista e lo vuole sgretolare internamente in una maniera implosiva, soffocando cioè il ceto medio, i valori tradizionali della borghesia, la religione cristiana e quant’altro di similare  che avrebbe ostacolato l’ affermarsi delle idee di sinistra con la forza di  argomenti concreti come il petrolio, le auto, le piscine, la plastica, gli elettrodomestici, ma anche il Vangelo, cioè tutte quelle certezze materiali e immateriali del ceto medio preponderante e dominante nella Società americana e di converso in Occidente, eccettuato che negli ultimi 8 anni di Obama.

Per comprendere la fallacità dell’ecologismo bisognerebbe apprezzare cosa riferiscono in proposito della teoria del riscaldamento globale per causa antropica tutti i veri grandi fisici e scienziati, i quali la negano totalmente definendola una panzana di per sé evidente. In Italia, solo ad esempio, abbiamo Rubbia e Zichichi che tutti possiamo trovare su You tube esprimersi sul tema in forme così perentorie per cui non bisognerebbe neanche stare a discutere oltre. Tuttavia la classe politica italiana, egemonizzata gramscianamente, subisce la forza mediatica di queste panzane Dem, un florilegio di idiozie suicide che quando non vengono imposte da trattati internazionali capestri,  trovano il modo di affermarsi nelle fragilità di un sistema politico e mediatico facilmente manipolato con la violenza implicita di un politicamente corretto asfissiante.
Come ha insegnato Popper una cosa è la genesi delle idee; un’altra è la loro prova. Le idee scientifiche non hanno fonti privilegiate e si avvalgono della politica, infatti il più grande epistemologo ci ha insegnato che le idee scientifiche  possono scaturire dal mito, da metafisiche, dal sogno, dall’ebbrezza, ma  quel che importa è se esse fossero provabili di fatto o con l’oggettività del rigore  matematico, della fisica o della chimica. Ed è ovvio che, allo scopo di esser provate di fatto, le teorie scientifiche debbano essere provabili o controllabili come  principio. Da questo discende che una teoria deve poter essere falsificabile, deve essere non falsificabile in base a fatti  inoppugnabili e oggettivi. Usando la logica di Popper perciò bisogna riconoscere che questa istanza del Mondo pregiudicato dalle emissioni di CO2 relazionata al clima è solo una congettura priva di riscontri,  quindi trattasi di mera mistica ideologica che non dovrebbe orientare scelte di natura economica soprattutto in senso liberticida, come ha fatto il PD.

La presidenza Trump, anche quando attacca questo must del riscaldamento globale e viene linciata dai media,  ha fortissimi basi inattaccabile dalle chiacchiere e  assolutamente non improvvisate,  che qui vi ripropongo in un suo twit del 2012 assai esplicativo nella immediatezza di un comunicatore che ha un messaggio tutt’altro che banale da proporre.

Donald J. Trump
✔@realDonaldTrump
The concept of global warming was created by and for the Chinese in order to make U.S. manufacturing non-competitive.
19:15 – 6 nov 2012

Trump già nel 2012 denunciava il disegno Dem di far arretrare l’America e colpire il ceto medio. Bisognerebbe considerare come in  America per arrivare ad eleggere Obama si materializzarono due condizioni poste a detrimento del blocco sociale dominante della complessa società americana. Attraverso il twit di Trump ne vediamo una,  cioè il disegno delle elite Dem di indebolire l’America  privandola dei vantaggi che si era guadagnata grazie al capitalismo basato sul dollaro e sul petrolio, allo scopo di riequilibrare le capacità produttive nel Mondo in favore soprattutto dell’Oriente, la Cina in primis, e a scapito di tutta una serie di status quo borghesi che i Dem hanno perseguitato con finezza intellettuale.  Il secondo detrimento apportato al ceto medio americano, egualmente importante, è nel  considerare come effettivamente Obama è stato eletto e la maggioranza del Senato dai Dem illo tempore conquistata, e cioè  alla luce di uno strumentale fallimento di una grossa banca di affari al culmine di un processo finanziario volto in un fine ultimo all’indebitamento dello Stato americano proprio a vantaggio della Cina.  Chi si intende di finanza sa che Obama ha dovuto, il dovere è ovviamente in senso ironico perché era stato messo lì proprio per farlo, nazionalizzare un enorme  debito privato scientificamente creato  nel comparto immobiliare da banchieri Dem con l’artificio dei mutui subprime, cioè un fenomeno più complicato rispetto a quello avvenuto in Italia grazie ai buoni uffici di Beniamino Andreatta che separò il Tesoro dalla banca d’Italia ponendo in essere le dinamiche per il costante accrescimento  del debito pubblico italiano e quindi della efficacia dei successivi  meccanismi con cui dall’Estero tuttora si tiene in perenne scacco il Parlamento e il Governo della Repubblica italiana quando si deve fare la Legge finanziaria di fine anno.

Discorso parallelo a quello delle leve finanziarie in senso liberticida è quello del Global warming climatico, un terreno seminato per 8 anni da Al Gore su mandato e nota spesa di Open Society di Soros, esattamente  come sempre gli stessi artefici  dei mutui subprime sono alla base della crisi finanziaria del 2007/2008, eventi necessari non solo ad imporre Obama alla grande industria Statunitense con tutto ciò che ha significato, ma anche a imbrigliare le leve con cui il Presidente e il Senato Usa possono esercitare il  potere democratico e politico in autonomia dalle ideologie delle potenti elite Dem.
Questa ultima conclusione riflessiva non è una digressione tanto per, ma il quadro in cui si inseriscono i sacchetti Dem, perché anche con l’atto di prendere una busta di plastica con cui imballare i pomodori,  scelta che grazie al PD italiano é diventata  un obbligo, si realizza un esercizio di sottomissione socio pedagogica del ceto medio italiano alla intellighenzia radical chic. Ogni giorno, anche facendo la spesa,  dovremmo  ricordarci di questa piccola cosa insieme a quello che hanno insegnato i grandi pensatori della nostra Libertà e della Nostra Democrazia, entità sempre più pregiudicate in una spirale di perbenismo e di pensiero unico qui in Italia.

Popper nella ‘Società Aperta e i suoi Nemici’ ci ha insegnato che dobbiamo essere  pronti a difendere la Nostra Libertà e la Nostra Democrazia, perché esse non saranno mai uno status acquisito per sempre,  ma  una  conquista che abbiamo ereditato tra errori, lacrime e sangue, e che deve rinnovarsi ogni giorno, tutti i giorni,  un centesimo alla volta.

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One thought on “LE BUSTE ORTOFRUTTA RADICAL CHIC: un centesimo alla volta, meno liberi e più poveri!

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