Preparatevi: stanno allestendo l’Eurabia

 

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Roma – Di fronte alle grandi sfide odierne, bisogna ripensare strumenti e forme del dialogo interculturale tra le due sponde del Mediterraneo: questo il tema dominante al seminario “Redefining Intercultural Dialogue in Time of Crisis, a Mediterranean Perspective “, organizzato dall’Istituto Affari Internazionali (IAI) in collaborazione con la Rete Italiana per il Dialogo Euro-mediterraneo (RIDE), capofila della rete della Fondazione Anna Lindh (ALF) in Italia.

Come ha sottolineato Pasquale Ferrara, ambasciatore d’Italia ad Algeri, la sfida e’ “costruire insieme una nuova identita’ comune” nella consapevolezza delle basi culturali condivise, coinvolgendo “tutti gli attori, societa’ civili, Ong, operatori culturali”, in una “forte partnership regionale”.

“Abbiamo cosi’ tanti legami che dobbiamo costruire un destino comune”, ha sostenuto con convinzione Elisabeth Guigou, presidente della Fondazione Anna Lindh, ricordando le “sfide senza precedenti che stiamo affrontando: disoccupazione, cambiamento climatico, sviluppo e disuguaglianza, sicurezza, terrorismo, ideologie estremiste, non solo Daesh, ma anche quelle che giocano sulla paura e sugli istinti piu’ bassi”. “Non ci puo’ essere un dialogo positivo – ha sottolineato – se i popoli non si capiscono tra loro”. Da qui, l’importanza del “dialogo interculturale, che e’ essenziale” e la necessita’ di “utilizzare tutti gli strumenti a disposizione, quelli tradizionali ma anche quelli tecnologicamente piu’ avanzati come internet e social media” sui quali viaggia il proselitismo estremista ma che possono essere anche utili per combatterlo.

E di identita’ mediterranea e di un’agenda positiva per il futuro ha parlato anche Enzo Amendola, sottosegretario agli Esteri, concludendo i lavori. “Guardando alla nostra identita’ nella regione Mediterannea e agli errori passati, dobbiamo ripartire imparando a trovare punti d’incontro ma anche a dissentire”. “Le relazioni – ha proseguito – devono essere basate su identita’, dialogo e messaggio chiari”. Due i punti chiave, “difendere il nostro patrimonio”, passato e presente, da “idee totalitarie che pongono l’identita’ come scontro e vogliono cancellarlo” e “un’agenda positiva per affrontare le sfide di fronte a noi”, creando una “partnership in grado di definire una nuova visione geopolitica”.

Citando il migration compact, Amendola ha puntato l’attenzione su “un’idea di una nuova cooperazione tra Europa e Africa. Le due parti della regione mediterranea devono fare delle partnership per il futuro: condividiamo speranze, rischi ma anche la possibilita’ di crescita culturale ed economica”. “Se guardiamo a noi non come il centro ma come la connessione tra tre continenti, vediamo una prospettiva, una possibilita’”, con “una visione futura comune che punti soprattutto sui giovani dell’area per risolvere le sfide”. (AGI)

 

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