Come Israele “dobbiamo imparare a trasformare la paura in risorsa di sicurezza. La paura deve portare alla moltiplicazione degli occhi, della difesa preventiva, della vigilanza. Anche quando si spegne l’eco degli attentati. In Francia mi ha colpito molto osservare il picco in cui tutti vigilano e poi, piano piano, vedere che la vigilanza si allenta. Il tema è come trasformare il nostro sistema di sicurezza e il nostro modo stesso di vivere. Evidentemente gli attentati precedenti non hanno insegnato ancora abbastanza”. Lo afferma Enrico Letta, ex presidente del Consiglio, che oggi dirige la Scuola di affari internazionali dell’Istituto di studi politici di Parigi, in una intervista al “Corriere della Sera”.
“Ci vuole il massimo di coordinamento – sottolinea Letta – ma a cosa serve alzare i muri quando la minaccia è interna? (INTERNA? IL KILLER DI NIZZA ERA UN IMMIGRATO TUNISINO) Dobbiamo parlare di guerra civile europea. Se mettiamo insieme tutti i protagonisti delle stragi di Charlie Hebdo, del Bataclan, di Bruxelles e di Nizza vediamo che stiamo parlando di europei che uccidono europei. Alzare muri per fermare un cittadino francese non è la risposta”. Gli europei, però, non devono cambiare il loro modo di vivere: “Sarebbe la fine dell’Europa darla vinta a loro, rinchiudendoci in casa o trasformandoci in uno Stato chiuso – rileva -. Ma è evidente che c’è un problema di istituzioni. Siamo a una lunga fila di assalti suicidi in Europa. Difendersi da chi non ha paura di morire è molto complicato. E non è cambiato niente in fatto di prevenzione. La prevenzione ha bisogno di un salto di qualità tecnologico e di quella collaborazione tra i servizi di intelligence degli Stati che è drammaticamente mancata”.
Poi, conclude, “l’integrazione è essenziale. Nizza dimostra che questa tragedia non riguarda solo i francesi”. askanews