Orfanotrofi pieni. I gay preferiscono pagarlo, il figlio

 

Non attirano. I figli dell’orfanotrofio, abbandonati per povertà, fame, miseria umana, non sono amati dai gay con l’istinto materno!

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Non vengono bene in foto, probabilmente. Si potrebbero confondere con eventuali figli propri, provenienti da precedenti matrimoni farsa per santa copertura sociale.

Oppure potrebbero dire NO! IO DUE MAMME NON LE VOGLIO! DUE PADRI MANCO A PARLARNE! Potrebbero voler scegliere. E, dunque, se ne stiano nelle grigie sale dei brefotrofi dell’Est o dei continenti terzi, i figli già fatti e disponibili.

I gay civilizzati, globalizzati, scolarizzati, sopravvissuti alle epidemie e alle nottate in dark room, adesso vogliono un ben altro giocattolo che non un adolescente con un passato da gestire. No, no. Meglio un cicciobello ancora sporco di liquido amniotico e che necessita di colostro, un neonato senza memoria sociale. Una serra appena fabbricata da coltivare a proprio piacimento, piuttosto che un terreno antico,  figlio memore della Creazione. Troppi impicci, troppi nodi da sciogliere e pettinare…

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Che gli racconti, ad un rompimaroni in età di Perché, quando ti chiede “Perché, ADESSO, ho due papà? Due mamme?” Come gliela spieghi la favola? Come lo prepari all’impatto con gli altri bambini, spietati e confusi quanto lui, confuso, di suo, dalla perdita di uno e dal raddoppio dell’altro?

E, dunque, meglio impastare una vittima ex novo. Più ex che novo. Ex bimbo fortunato, novo disgraziato sociale. Uno che, domani, probabilmente, andrà a squartare froci in giro per il mondo. Perché lui, due padri, non li aveva messi in conto. E gliene sarebbe bastato uno. Come di madre. Che, una è santa, due sono una malattia incurabile.

Quanta gente, infatti, dovrebbe stare in piedi, di notte, ad aspettarti al rientro dai bagordi con gli amici? Due padri scassapalle o due madri in doppia lacrimazione? E quante genitrici dovrebbero urlarti “questa casa non è un albergo”? O quanti babbi dovrebbero spiegarti come funziona il pistolino (e, soprattutto, come e con chi usarlo)?

Se, poi, già la famiglia la conosci per come te l’ha data la natura, come faresti ad abituarti alla nuova proposta secondo legge? (E aggiungo: può una legge importi ciò che è giusto per te secondo te?)

Ovviare all’inconveniente, secondo gli ipocriti 2.0, è facilissimo: i gay possono e devono avere il diritto di farselo su misura, il proprio bimbotoy. Pagandolo e ottenendolo senza dati precedenti in memoria. Così che tutte la verità che servono gli arriveranno da chi lo sta pascendo in quel momento. Due bugiardi.

Fra me e me. Punto

dal blog  I pensieri di una vecchia checca – di Nino Spirlì

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