Vittorio Feltri: maledetti comunisti, avete reso l’Italia un inferno

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6 giu – Maledetti comunisti, avete rovinato l’Italia. E’ l’anatema di Vittorio Feltri su quel quarto di italiani che per anni, secondo il fondatore di Libero, è stato la zavorra del Paese. Un Paese, dicono i dati economici, sempre più in calo tra quelli industriali, superato anche dal Brasile. “E la marcia del gambero ci porterà ancora più in basso in futuro”, è la profezia di Feltri sul Giornale. Il perché è presto detto: i nostri imprenditori “non sono stupidi” ma soffrono le conseguenze di una “campagna anti-capitalistica iniziata quarant’anni fa e portata avanti con tenacia fino ad oggi da coloro i quali consideravano il denaro lo sterco del demonio oppure, peggio ancora, uno strumento per opprimere il proletariato”. In una parola: la sinistra italiana.

Dalla politica ai sindacati rossi – “Gli stessi comunisti si vergognano di esserlo stati – prosegue Feltri – ma la mentalità pauperistica è rimasta e non ha cessato di provocare danni”. Risultato: in Italia è impossibile fare impresa o artigianato, aprire un’azienda, essere liberi professionisti senza essere considerati “sfruttatori, evasori fiscali se non addirittura ladri”.

E anche lo Stato, influenzato da alcuni partiti di ispirazione marxista, non aiuta con tutta una serie di vincoli burocratici, lacci e lacciuoli. E i sindacati “hanno completato l’opera, contribuendo ad avvelenare i rapporti tra datore di lavoro e dipendenti”, trasformando le fabbriche in “luoghi d’odio e di lotta violenta”, per “umiliare i padroni e il personale non ideologizzato”.

Il combinato disposto di questo attacco continuo da parte di politica e sindacati di sinistra da un lato e crisi economica globale dall’altro è la bandiera bianca alzata da molti imprenditori italiani, costretti a chiudere bottega. L’Italia, dunque, è “un inferno” per i volenterosi. “Serve una rivoluzione culturale opposta a quella di Mao – è l’appello conclusivo di Feltri -, per rieducare gli italiani. Finora siamo stati bravi soltanto a distruggere le fabbriche, è assurdo avere la velleità che dal cimitero industriale si ricavino stipendi, benessere e stabilità sociale”. libero

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