
24 magg – Che senso ha impedire la divulgazione dei veri risultati del voto olandese, ma diffondere in tutto il mondo degli “exit polls” commissionati da una televisione privata e spacciarli come oro colato ben sapendo che questo tipo di sondaggi spesso capovolgono la realtĂ ?
Si era stabilito che la diffusione dei risultati sarebbe stata vietata per non influenzare il voto negli altri paesi, ma ecco che “fatta la legge, trovato l’inganno” e che inganno: un sondaggino condotto su 40.000 persone che uscivano dai seggi, dunque circa lo 0,1% di chi ha votato, viene venduto come risultato definitivo e persino l’astensionismo record (65%), viene definito “nella norma”, mentre nel 2012 votò il 74% degli olandesi. D’altra parte sarebbe sconveniente dire che in Olanda, per “smorzare” i populisti, si è fatto di tutto per incentivare l’astensionismo e si è inventato dal nulla un partito dei pensionati che pescava nella stessa area, ma questa è un’altra storia.
La verità è che questi “exit poll” servono al Palazzo di Bruxelles: servono per dire che i populisti “brutti e razzisti” di Geert Wilders sono stati affondati dai buoni pro-immigrazionisti e mondialisti di D66 un partito di estrema sinistra che secondo i giornali avrebbe colto un successo “enorme”.
A parte il fatto che anche prendendo per buoni questi dati la differenza tra i presunti vincitori (con il 15, 5%) e i presunti “grandi sconfitti” (12,2%) è di soli 3 punti percentuali è assurdo dare tutta questa importanza agli “exit poll” e basti pensare ai recenti casi italiani, con clamorosi abbagli, per rendersene conto.
E’ poi ben noto che gli elettori dei partiti che la stampa perseguita e definisce “xenofobi” e “populisti”, una volta usciti dal seggio non vanno a “confessarsi” in TV e spesso dichiarano cose diverse dal vero, facendo sì che, sempre, questi partiti vengano molto sottostimati. Lo sanno tutti, e tutti pensano che, probabilmente, domenica sera, scopriremo che Wilders ha preso una montagna di voti in più, ma per ora il risultato è raggiunto: raccontare che uno dei “populisti” più in vista ha perso voti serve a demoralizzare gli euroscettici degli altri paesi, a disincentivarne la partecipazione alle urne, a fiaccare gli ultimi giorni di campagna elettorale. Non a caso si dà gran risalto a questi exit poll,ma si parla poco della certa e sfolgorante vittoria degli euroscettici inglesi di Nigel Farage sull’onda della vittoria alle amministrative già scrutinate. Si chiama disinformazione: una volta ne era maestra l’URSS, oggi la UE, come dice Marine Le Pen. Exit poll o meno, lei trionferà e trascinerà con sé tutta l’Europa identitaria.
Max Ferrari
