Revisione dello strumento militare. Le bozze dei decreti attuativi

forze-arm5 lug – Soppressione di Basi, Commissioni, Dipartimenti, profonde riorganizzazioni, riduzione di personale, c’è di tutto nei dettagliatissimi schemi di decreti legislativi discendenti dalla Legge n. 244/2012 recante “delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale”, che GrNet.it è in grado di pubblicare in esclusiva.

Per il personale delle Forze Armate che verrà giudicato “in eccedenza” (si dovrà arrivare a 150.000 unità entro il 2024) si apriranno le porte per il transito in tutte le amministrazioni dello Stato, “ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane, e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e le Agenzie di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300“.

Le modalità per la riduzione del personale – mediante un “piano di programmazione triennale scorrevole” – avverrà su base volontaria (a domanda) e il personale militare all’atto del transito perderebbe lo status giuridico, venendo “collocato in congedo nella posizione della riserva”. Al militare transitato in altra amministrazione dello Stato verrebbe riconosciuto un “assegno ad personam” riassorbibile con i successivi miglioramenti economici”, pari alla “differenza fra il trattamento economico percepito [mentre indossava la divisa, ndr] e quello corrisposto in relazione all’area funzionale e alla posizione economica di assegnazione individuata sulla base di “tabelle di equiparazione”.

Al fine di agevolare i transiti presso le altre amministrazioni dello Stato, “il Ministero della difesa, nell’ambito delle risorse finanziarie disponibili, può organizzare attività di formazione per il personale direttamente interessato”.

Un punto sicuramente non gradito al personale che transiterebbe presso altre amministrazioni dello Stato, è per l’appunto la perdita dello “status” giuridico che comporterebbe l’adeguamento ai regimi pensionistici “civili”, i quali prevedono un’età per il collocamento in quiescenza sicuramente più alta rispetto a quella del regime pensionistico “militare”. Tuttavia, il Sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano, ha precisato che si tratta di schemi “non blindati”, aperti ad eventuali modifiche condivise.

In alternativa, il personale militare non dirigente dell’Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell’Aeronautica militare, sino all’anno 2024, “non altrimenti riassorbibile” mediante il transito nelle altre amministrazioni dello Stato, qualora abbia maturato i requisiti utili per l’accesso al trattamento pensionistico anticipato, verrebbe “collocato in aspettativa per riduzione di quadri, indipendentemente dal grado rivestito, dalla Forza armata, dalla categoria e dal ruolo di appartenenza”, secondo un ordine di priorità stabilito dai medesimi decreti legislativi, con lo stesso trattamento economico previsto dalle attuali normative (art. 1821 Codice dell’Ordinamento militare) previsto per il personale dirigente.

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