Iran: sanzioni Usa sugli acquisti aurei rimandate a luglio

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2 giu – Le sanzioni all’Iran sono state rese nel dicembre del 2011 ancora più severe con vincoli alle banche coinvolte nelle transazioni dei paesi che ne importano petrolio. Il fine era quello di ridurre i redditi iraniani e indurre il governo di Teheran a mutare la sua politica nucleare. Abbastanza naturalmente pertanto nel 2012 il rial si è svalutato del 15% e l’inflazione è cresciuta del 37%, secondo le stime ufficiali, quella effettiva ammonterebbe almeno al 70% secondo altre stime. E tuttavia, malgrado le difficoltà, la Repubblica Iraniana ha potuto beneficiare del ritardo nell’applicazione del divieto ai suoi acquisti d’oro, ed elevare le sue riserve auree, consolidando le sue difese ed allontanando il precipitare della crisi valutaria.

Nel primo trimestre del 2013 le esportazioni d’oro dirette e indirette all’Iran, secondo Roubini Global Economics, sono ammontate a 1,33 miliardi di dollari, vicine quindi agli 1,47 miliardi dell’ultimo trimestre del 2012. Per la gran parte, nel primo trimestre del 2013 tali esportazioni sono provenute dalla Turchia per 499 milioni di dollari, e dall’India, che ne hanno in cambio  importato energia. Secondo stime interne le riserve iraniane ammonterebbero complessivamente a 120 miliardi di cui 38 miliardi detenuti in oro. Ma secondo la Cia quelle totali sarebbero ridotte a 70 miliardi a fine dicembre 2012. Secondo la stima più realistica del FMI ammonterebbe a 89 miliardi, escludendo però le riserve d’oro.

Le sanzioni come è noto proibiscono il rimpatrio dei proventi petroliferi dalle banche delle nazioni importatrici di petrolio e vincolano gli acquisti iraniani ai beni non sanzionati e venduti solo da esportatori locali. L’oro resta per gli iraniani la maniera più pratica di aggirare la pressione sulla loro bilancia dei pagamenti. L’amministrazione Obama ha tuttavia rimandato fino all’1 luglio l’applicazione delle sanzioni sugli acquisti aurei di qualsivoglia entità da parte dell’Iran.

di Geminello Alvi

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