Cosa nasconde il taglio dei tassi di interesse?

di GeoPoliticalCenter

7 luglio – La giornata di ieri è stata molto complessa per via di una serie di eventi che si prestano a molteplici interpretazioni. Sicuramente l’evento più atteso è stato il taglio del tasso di interesse da parte della Banca Centrale Europea. Come ormai saprete, il taglio ammonta a 25 punti base il che porta, per la prima volta dal 1999, il tasso di interesse a quota 0,75%. Sappiamo per certo che i mercati si aspettassero una manovra di questo tipo e sicuramente ciò ha contribuito a portare una ventata di ottimismo, sebbene si sia trattato di un fuoco di paglia in quanto già nel corso della giornata di ieri, tutte le borse viravano in territorio negativo. E in questo senso, le parole vaghe di Mario Draghi di certo non hanno giovato alla situazione.

Contemporaneamente alla decisione della BCE è giunta inaspettatamente la decisione della Banca Centrale Cinese di operare anch’essa un taglio del tasso di interesse. Ricordiamo innanzitutto che si tratta del secondo in un mese, e ammonta a 31 punti base portando così il tasso al 6%. I tassi cinesi sui depositi, invece, sono calati di 25 punti base, toccando quota 3%. Anche in questo caso abbiamo assistito ad un fuoco di paglia sui mercati finanziari che, appunto, si è subito spento portando di nuovo in rosso tutti gli indicatori.

Cosa potrebbe essere accaduto? Se da un lato la manovra europea era decisamente attesa dagli analisti, quella cinese ha generato non poco stupore. E su questa, quindi, che occorre soffermarsi maggiormente, infatti è solo in apparenza una questione lontana da noi. In realtà potrebbe interessarci molto da vicino.

A rigor di logica possono esserci due motivi principali per cui la Cina abbia sentito la necessità di abbassare per la seconda volta in un mese il proprio tasso di interesse. La prima opzione, davvero ovvia, è che la Cina abbia deciso di seguire l’Europa sulla strada del ribasso dei tassi, per operare una sorta di “manovra congiunta” contro la crisi globale. Da questo punto di vista, l’America è già al livello minimo possibile e quindi non avrebbe potuto fare nulla in seno a questa “manovra congiunta”. Il Regno Unito, invece, avrebbe potuto tranquillamente partecipare a questa operazione e invece ieri non ha minimamente ritoccato i tassi. Se di manovra congiunta si è trattato, ieri, di certo non è stata ben concertata.

La seconda opzione è decisamente più pericolosa. Il taglio del tasso d’interesse potrebbe essere frutto del peggioramento dell’economia cinese, probabilmente alla luce di alcuni report che sintetizzano il mese di giugno appena concluso. Il bilancio del primo semestre per l’economia cinese potrebbe non essere così roseo, infatti da mesi come è nostra abitudine, vi informiamo sugli indici manifatturieri e sull’andamento di altri parametri (come ad esempio il mercato immobiliare) e i nostri lettori più attenti ben sanno che questi indicatori, all’unisono, puntano verso il basso.

Conosciamo inoltre l’intrinseca avversione cinese all’inflazione, uno spauracchio che fa sì che le scelte di politica economica siano sempre molto poco espansive. Alla luce di quanto detto e all’interno di questo contesto è più facile comprendere la portata di un doppio taglio del tasso di interesse: questa manovra, probabilmente, ci sta raccontando molto di più di quanto non ci stiano ufficialmente dicendo gli operatori.

I nostri analisti e in realtà la quasi totalità degli operatori finanziari ieri non hanno creduto alla versione della manovra concertata. Noi crediamo diversamente, ovvero che il taglio del tasso sia stato dettato da un deterioramento dell’economia cinese e dal successivo tentativo di dare una spinta ai mercati. Quasi sempre le parole non dette pesano molto di più di quelle esplicitamente profferite e il risultato non ha tardato a farsi sentire, ieri.

La reazione odierna dei mercati sembra dare ragione alla seconda interpretazione: oggi tutti gli indici borsistici hanno registrato un netto calo e anche il petrolio, che negli ultimi giorni aveva ripreso a crescere sull’onda della promessa europea per la crescita, è calato sensibilmente, lasciando a terra circa il 3% in una sola seduta.

A questo punto è chiaro che gli operatori finanziari abbiano interpretato il taglio dei tassi da parte delle banche centrali come una constatazione dell’aggravarsi della crisi economica. Vedremo nei prossimi giorni come evolverà questo scenario e noi saremo sempre qui a darvene conto.

GeoPoliticalCenter

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