Il puro “calzolaio” imita Napolitano

di Claudio Romiti

Diego Della Valle

Francamente non comprendo lo scalpore, a mio avviso eccessivo, che ha suscitato l’appello pubblicato, a pagamento, da Diego Della Valle su alcuni grandi quotidiani italiani. Leggendo il testo, ci si trova di fronte alla solita aria fritta di esortazioni ed auspici che già ascoltiamo, un giorno si e l’altro pure, dal nostro presidente Napolitano.

In sostanza, il noto imprenditore ha scritto un “basta” forte e chiaro agli interessi particolaristici della politica, invocando una classe dirigente che sappia fare solo ed esclusivamente il bene del popolo. Ma che novità. Una intuizione proprio geniale. Ossia l’idea che chi scenda in politica debba trasformarsi in una sorta di incorruttibile sacerdote del bene comune. Con ciò presupponendo che la stessa politica debba occuparsi direttamente del benessere materiale di tutti i cittadini, dalla culla alla tomba. Insomma, la immarcescibile utopia costruttivista di una realtà quale atto intenzionale della sfera democratica; cioè della classe di persone elette nel segreto delle urne.

Una visione, quella del più famoso “scarparo” d’Italia, che cozza decisamente con la più genuina impostazione liberale la quale, tra le altre cose, ritiene che la mano pubblica dovrebbe occuparsi di pochi compiti essenziali, lasciando alle capacità organizzative della società spontanea di lavorare per il benessere comune.

Ma a Della Valle, pur provenendo dallo stesso settore economico, evidentemente è sfuggita la parabola smithiana del ciabattino, secondo la quale nessuno chiede a quest’ultimo di lavorare per il bene dell’umanità, ma solo di realizzare al massimo delle sue capacità un buon paio di scarpe.
Ma che il patron della Tod’s sia un po’ confuso lo dimostra la sua partecipazione all’ultima puntata di “Ballarò”. In merito al nostro mercato del lavoro, le cui eccessive rigidità rappresentano un freno formidabile allo sviluppo, Della Valle si è contrapposto all’ex ministro Bondi proprio sul tema della discussa flessibilità.

A suo parere l’esortazione contenuta nella famosa lettera agostana della Bce, in cui si consigliava di rendere più facile la licenziabilità, andrebbe rigettata in toto. In un periodo di crisi, ha aggiunto l’uomo di Sant’Elpidio a Mare, è corretto dare più sicurezza ai lavoratori.

Una frase degna di un parruccone della vita pubblica da far concorrenza a Susanna Camusso. Per sostenere questa “nuova” visione non serviva un imprenditore di successo, la Cgil e tutto il corollario della sinistra radicale bastano ed avanzano.

Claudio Romiti

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