Roma: corto circuito a sinistra, centri sociali diffidano Virginia Raggi

Centri sociali contro Virginia Raggi. Mancavano solo loro. Dopo quattro anni di amministrazione disastrosa, adesso tutti, ma proprio tutti, giudicano negativa l’amministrazione dei dilettanti allo sbaraglio grillini. Da destra, da sinistra, da centro. Certo i centri sociali sono veramente gli ultimi che potrebbero prendersela con la Raggi, che ha gli sempre fatto fare il comodo loro. Con la scusa della politica di inclusione, dell’accoglienza, della cultura, ha consentito invece che l’illegalità, il degrado e la falsa libertà si impossessassero della capitale d’Italia, portandola a un punto di non ritorno, come raccontano le cronache quotidiane.

I centri sociali indicono un’assemblea contro il Comune – Per il 23 giugno prossimo un coordinamento di centri sociali, guidato dal Csoa Corto Circuito ha organizzato un’assemblea pubblica sul tema “Spazi sociali: un futuro senza partecipazione?”. L’assemblea avrà luogo alla sede del centro sociale al quartiere Don Bosco, alla periferia sud di Roma, dove Corto Circuito occupa una struttura da 30 anni. La rivolta dei centri sociali è contro la famosa delibera 140 del 2015 del Comune di Roma, che è quella relativa alle Linee guida per il riordino, in corso, del patrimonio indisponibile in concessione. Ossia, prevede la riappropriazione del patrimonio immobiliare del comune. Cosa avversata dai centri sociali. A onor del vero, la delibera non è stata emanata dalla Raggi, ma dall’amministrazione Marino, comunque adottata anche dai grillini.

“Corto circuito” diffida il Campidoglio – E i centri sociali sono passati ai fatti. “In data 15 giugno 2020, abbiamo presentata formale diffidanei confronti di Roma Capitale, nella persona del Sindaco quale legale rappresentante. Riguardo l’applicazione delle norme costituzionali in tema di gestione, assegnazione e riacquisizione del patrimonio di proprietà di Roma Capitale stessa. La diffida che presentiamo oggi è un passaggio importante nella lotta che conduciamo da anni per contrastare le aberranti pratiche che vogliono ridurre gli spazi sociali ad “asset” da mettere a rendita”.
Il Comune non deve riappropriarsi del suo patrimonio

I centri sociali chiedono in pratica che Roma Capitale annulli la Delibera 140 e tutti gli atti illegittimi di riacquisizione. Chiedono inoltre che cancelli le morosità addebitate in applicazione del canone di autorecupero già previsto nella delibera 26 del ‘95. E infine che l’Amministrazione Capitolina permetta ai centri sociali di partecipare alla redazione di un regolamento che abbia ad oggetto tutto il patrimonio di Roma Capitale.

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