Vespa a Palamara: come fa un leghista ad andare sereno dinanzi ad un magistrato?

Bruno Vespa mette sotto torchio Luca Palamara a Porta a porta. Il magistrato al centro dello scandalo intercettazioni va in studio a Raiuno e mette in scena una a tratti grottesca autodifesa totale. Il padrone di casa, però, ribatte colpo su colpo mettendo in evidenza le contraddizioni del pm, le storture del sistema e gli scivoloni “politici” che emergono dalle chat. A Vespa basta una sola domanda, in fondo, per inchiodare Palamara: come fa un militante della Lega ad andare sereno dinanzi ad un magistrato?“.

L’ex presidente dell’Anm e membro del Csm parla di “disagio” e “senso di angoscia” per i magistrati estranei al sistema delle correnti, poi però difende a spada tratta il proprio ruolo-chiave in quel sistema: “Le correnti esistono dagli anni Settanta in magistratura. È l’organizzazione interna che i magistrati si sono dati. Notoriamente nascono come un fenomeno di pluralismo culturale, soprattutto negli anni Settanta con due origini molto marcate: un’idea corporativista e una più aperta al sociale e più progressista. Nel corso del tempo sono diventate strumenti di potere. Tutto ciò che avviene all’interno della magistratura passa attraverso le correnti. Si va al Csm e all’Anm se si è indicati dalle correnti. Nel mio Csm ci fu una sfida: quella di mettere ai vertici degli uffici giudiziari più importanti i più meritevoli e penso che su questo l’obiettivo è stato raggiunto. Dove il sistema non funziona è sulle altre situazioni: come si accede in Cassazione, ai posti semidirettivi, ad esempio… Lì è vero, chi non fa parte di correnti è penalizzato“.

Bella scoperta, tant’è vero che Vespa lo incalza: “Lei però ha messo un amico suo, Riccardo Fuzio, nel ruolo più importante, quello di pg della Cassazione: “Sceglierlo al posto di Giovanni Salvi fu una scelta contrastata e difficile – si arrampica sugli specchi Palamara -. Ci fu un accordo che si strinse con le correnti di destra. Fu una scelta di campo molto coraggiosa e forte”. Il capolavoro arriva sulla parola fatidica: “Pensa alle dimissioni?”, chiede Vespa. “No, amo la magistratura, la porto nel cuore, conto di poter chiarire tutto”.  www.liberoquotidiano.it

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