Coronavirus, ristoratori in ginocchio dichiarano guerra: sciopero fiscale

“Una parte del bilancio dello Stato siamo noi e noi, proprio per questo, vogliamo dare una ulteriore scossa ai nostri governanti, purtroppo sordi alle nostre richieste. Per questo il 28 aprile annunceremo lo sciopero fiscale, fino al 31 dicembre 2020 non pagheremo più un euro di tasse. Pagheremo soltanto le bollette”.

A parlare, in questa intervista a “Il Tempo è Lucio Pompili, proprietario di un ristorante nelle Marche, a Cartoceto, (anche se il comune è oggi Colli al Metauro), una attività che esiste da 50 anni. Il Symposium. Lui si definisce cuoco e contadino ma nonostante l’aria bucolica tipica del saper vivere italiano, beh si è rotto le palle.

Cosa farete il 28 aprile?
“L’azione che noi vogliamo fare il 28 aprile, è quella di una riapertura finta, chi sta in città accenderà simbolicamente le insegne e le luci delle vetrine, e tirerà su le saracinesche. Ed io ho aderito. Ma serve di più. Perché se noi torniamo al lavoro ci ripiombano addosso i costi al 100% e noi lavoreremo probabilmente al 30 o al 40% e quello che non possiamo permetterci è che accada che nessuno paghi più nessuno nel nostro settore. Sarebbe la fine. Queste 5 milioni di partite iva non possono essere lasciate a se stesse, il bilancio dello Stato siamo noi e noi vogliamo dare una ulteriore scossa e fino al 31 dicembre 2020 non pagheremo più niente. Sciopero fiscale per quel che riguarda tutto, pagheremo solo le bollette”.

Lo Stato vi ha abbandonato?
“Non sono arrivati i 600 euro nella nostra categoria, o meglio sono arrivati a poca gente. La cassa integrazione ancora i dipendenti non la vedono. Di che parliamo? Sul tema liquidità: non può diventare uno strumento salvabanche. Una iniezione di fiducia a queste attività la devono dare perché le ripeto, noi sono 50 anni che paghiamo le tasse, checché se ne dica e che ci siamo indebitati per le nostre visioni di lavoro, di passione. Di un mercato e di un turismo italiani”. […]

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