La UE vuole 1094 miliardi dai 27 Paesi membri

Meno soldi per l’agricoltura, più fondi per Erasmus, investimenti e difesa. Arriva dopo settimane di consultazioni coi leader Ue la proposta di bilancio per il prossimi sette anni (quadro finanziario pluriennale, secondo gli addetti ai lavori), firmata dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel. All’ex premier belga è affidato il difficile compito di trovare la quadra tra un taglio di spesa dovuto all’uscita del Regno Unito dall’Ue, che ha contribuito con oltre 50 miliardi di euro alla spesa 2014-2020, le nuove ambizioni dell’Unione, come il Green deal e gestione dei flussi migratori, e i vecchi capitoli di spesa ai quali i Paesi non vogliono rinunciare, politica agricola e di coesione in primis. A tutto ciò va aggiunto un clima di forte tensione istituzionale tra il Consiglio – che rappresenta i Governi nazionali – e Parlamento europeo, l’unica istituzione direttamente eletta dai cittadini. L’Eurocamera minaccia, ormai apertamente, di bloccare il quadro finanziario “poco ambizioso” che vorrebbero gli Stati membri per cedere a Bruxelles meno soldi possibile.

Plastic tax e emissioni di CO2La quadra trovata da Michel si attesta sui 1.094,8 miliardi di euro, da spalmare nel settennio 2021-2027 e da spartire tra i 27 Stati membri. Per questi ultimi si profila un contributo pari all’1,074% del loro reddito nazionale lordo. Novità della proposta sono le cosiddette risorse proprie dell’Ue, ovvero quei soldi che arrivano a Bruxelles senza passare per le capitali nazionali. La presidenza del Consiglio europeo prevede di aumentarle di circa 14-15 miliardi di euro l’anno, che arriveranno da una nuova tassa sulla plastica non riciclata (con 6 miliardi di gettito previsto) e da un aumento delle risorse derivanti dall’Emissions trading system, la struttura di compravendita dei certificati per i diritti di emissioni di CO2, che dovrebbe portare circa 8 miliardi l’anno in più nelle casse Ue.

Meno soldi all’agricoltura, più lotta al cambiamento climatico – Per quanto riguarda i capitoli di spesa, emerge che ci sarà – se la proposta verrà confermata da Governi e Parlamento europeo – un taglio netto dei fondi per l’agricoltura dai precedenti 410,3 miliardi (includendo anche il Regno Unito) ai futuri 329,3 miliardi. Anche non tenendo conto dei soldi che arrivavano da Londra, si tratta di un taglio di circa 53 miliardi di euro. Sotto la voce “ambiente” compare però il Fondo per la giusta transizione finanziato con 7,5 miliardi di euro che serviranno a compensare la riconversione ‘verde’ dell’economia Ue.

Fondi di coesione, più soldi per le regioni italiane  – Vengono tagliati fondi anche dalle politiche di coesione, i cui finanziamenti servono alle regioni meno sviluppate d’Europa per mettersi al passo con la media di sviluppo dell’Ue. Paragonando con quanto stanziato dai 27 nel precedente settennio, il taglio è di circa 7,5 miliardi di euro. A quanto si apprende da fonti Ue, nel contesto di una generale diminuzione dei fondi a disposizione, l’Italia potrebbe addirittura guadagnare 1,5 miliardi di euro. I soldi in più arriverebbero da un sistema di ripartizione rivisto che premierebbe, oltre al Belpaese, la Grecia, la Bulgaria e la Romania.

Ricerca, investimenti e Erasmus – La proposta di Michel prevede poi uno stanziamento di 80,9 miliardi per il programma di ricerca Horizon Europe che andrà a rimpiazzare Horizon 2020, che conta, al netto del Regno Unito, su un bilancio di 65,2 miliardi della programmazione attuale. Si prevedono inoltre 11,3 miliardi per InvestEU (rispetto ai 4 attuali), 6,8 miliardi per il programma Europa digitale (dagli attuali 0,2), e 13,2 miliardi per il programma spaziale europeo (rispetto agli attuali 11,3). La proposta prevede anche un aumento dei fondi per l’Erasmus da 13,9 a 21,2 miliardi di euro.
Controllo dei confini e spese militari

Tra gli altri capitoli di spesa che aumenterebbero sensibilmente ci sono anche i fondi per l’immigrazione, la gestione dei confini e le risorse per sicurezza e difesa. Bruxelles contribuirebbe alla gestione dei flussi migratori e al rafforzamento delle frontiere con una 21,9 miliardi rispetto ai 10,1 della gestione attuale. Di questi, 8,7 andrebbero al Fondo asilo e immigrazione e 5,1 all’Agenzia Frontex (che vedrebbe triplicare il suo budget). Sicurezza e difesa riceverebbero invece 4,3 miliardi rispetto agli attuali 1,9.

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