ArcelorMittal lascia l’Italia e investe 6,15 miliardi in India

ArcelorMittal compra il gruppo siderurgico indiano Essar Steel in una joint venture con Nippon Steel. L’operazione appare come un chiaro cambio di strategia industriale.

Mentre in Italia ArcelorMittal ha tutto pronto per lasciare gli stabilimenti ex Ilva il 4 dicembre, in India la Corte suprema ha dato il via libera alla multinazionale dell’acciaio di comprare il gruppo siderurgico indiano Essar Steel per un valore totale di 6,15 miliardi di euro. Una operazione di acquisto che ArcelorMittal sta conducendo con la società nipponica Nippon Steel, in una joint venture che aggiunge un ulteriore tassello alla strategia Mittal.

Da ricordare che Mittal per l’ex Ilva avrebbe dovuto investire 4,2 miliardi di euro.

ArcelorMittal abbandona l’Italia, ma anche l’Europa dal momento che altri impianti, come in Polonia, ridurranno la loro capacità produttiva proprio in queste settimane.

Tuttavia l’acquisizione di Essar Steel sembra avere strettamente a che fare con il cambio di strategia sull’impianto di Taranto, poiché secondo le informazioni raccolte, il gruppo Essar impiegherebbe 3.800 dipendenti contro i 10.700 di Taranto. Allo stesso tempo la capacità produttiva degli impianti indiani sarebbe superiore, il solo impianto di Hazira avrebbe una capacità produttiva pari a 10 milioni di tonnellate contro i 4 milioni di tonnellate di Taranto che a regime sarebbero diventati 8 milioni.

La chiara strategia di ArcelorMittal – ArcelorMittal aveva chiesto al governo italiano 5.500 esuberi che avrebbero ridotto a 5.200 il numero di operai di Taranto. Un numero comunque superiore rispetto agli operai impiegati dagli impianti della Essar Steel, ma se si legge questa richiesta alla luce dell’acquisizione del gruppo siderurgico indiano, tutto appare più chiaro.

In India, poi, lo stipendio degli operai è nettamente inferiore.

L’incontro con i sindacati – L’amministratore delegato in Italia di ArcelorMittal Lucia Morselli ha incontrato i sindacati ieri sera, ma l’incontro non è andato bene perché l’ad non ha ricevuto la delega a trattare. Il suo unico compito è quello di spegnere gli impianti, non ha altri incarichi.

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