Immigrazione clandestina, la Procura si ”schiera” con Sea Watch

Sea Watch 3, dopo aver forzato il blocco navale ed essersi portata davanti al porto di Lampedusa, ha trascorso una ulteriore notte in mare. Inizia il 15esimo giorno di braccio di ferro tra la ong capitanata dalla tedesca Carola Rackete e l’Italia, e il Viminale di Matteo Salvini. E nel frattempo filtrano indiscrezioni su cosa sia accaduto ieri, mercoledì 26 giugno, nelle convulse ore del forzo al blocco, rilanciate da una ricostruzione del Corriere della Sera.

Un ruolo su quanto accaduto lo avrebbe avuto la procura. Si parta da una considerazione: il Viminale vuole arrivare al sequestro della nave battente olandese. Ma il decreto sicurezza-bis prevede la possibilità solo in caso di reiterazione del forzo al blocco navale, e questa è la prima occasione in cui è accaduto da che il decreto sicurezza-bis è stato varato.

In questo contesto, rivela il quotidiano di Via Solferino, la Guardia di Finanza si sarebbe attivata nella speranza che la magistratura intervenisse ritenendo la nave “corpo del reato”. Ma nella serata di mercoledì è trapelata l’intenzione del procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, di non procedere. Ed è per questo che si è rimasti al divieto di approdo a Lampedusa. La Sea Watch 3, infatti, s’ipotizzava potesse entrare in porto attorno alle 20.30. Ma così non è stato: per arrivare alla banchina è necessario il via libera delle autorità, che non è arrivato. Questo perché, pare, la procura di fatto si è “schierata” con la ong, lasciando trapelare l’intenzione di fare il meno possibile.

Dunque, lo stallo prosegue. Comunque sia, già nelle prossime ore, la Rackete e l’equipaggio potrebbero essere iscritti nel registro degli indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma vengono esclusi provvedimenti penali più severi. Dunque, conclude il Corsera, per sbloccare la situazione continua a rendersi necessaria una via diplomatica che coinvolta Olanda, Germania e la Ue.

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