Fondi per l’Isis, scoperta la centrale: «Ai ragazzi servono armi»

Somalo con casa a Cinisello in manette per terrorismo. L’accusa: inviava contanti alle milizie nel Corno d’Africa. Le intercettazioni: aiuti ai fratelli.  (https://milano.corriere.it)

Forse trascinato dal bieco entusiasmo, o comunque dalla voglia di dare enfasi al momento, il giovane al telefono si lascia scappare una frase compromettente: «Dobbiamo comprare armi, munizioni e pallottole per i nostri ragazzi che combattono. Bisogna mettere insieme 100 su 100». È il 12 settembre 2018 e Rashiid Dubad, 22 anni, somalo residente a Cinisello Balsamo, parla via cellulare con un connazionale. Discutono della necessità di inviare quanto più denaro possibile ai «fratelli». I due sono approdati in Italia nel 2016 nelle coste del trapanese poi si sono spostati nella zona Forlì.

Ora, a quasi otto mesi di distanza da quella conversazione intercettata dai poliziotti della Digos di Bologna, Rashiid Dubad è stato prelevato dalla sua abitazione di via Marconi, a Cinisello Balsamo, e portato in stato di fermo al carcere a Monza (anche se potrebbe essere trasferito al reparto di massima sicurezza in un altro penitenziario) con l’accusa di terrorismo relativa al presunto finanziamento di organizzazioni armate attive nel Corno d’Africa (Al Shabab e Isis, attive tra Somalia ed Etiopia).

Il 22enne avrebbe fatto da «collettore di denaro» attraverso l’antico metodo «Hawala», in concorso con altri due ragazzi: il connazionale 23enne con cui parlava al telefono lo scorso autunno (attualmente irreperibile in Germania), e il 22enne etiope Said Mahamed, residente a Torino. Nella stessa inchiesta, il pm della Dda bolognese Antonella Scandellari ha emesso decreto di fermo per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina anche verso Cabdiqani Osman, 29 anni, somalo (coinquilino a Cinisello di Rashiid Dubad) e Isidiin Ahmed, etiope, classe 1997, abitante in zona Stazione Centrale. Quest’ultimo filone riguarda presunte attività volte a favorire il transito di somali ed etiopi verso il nord, passando per Brennero e Svizzera.

Dal primo dei due immigrati, gli inquirenti sono risaliti ai contatti con Dubad Rashiid, il somalo di Cinisello, immigrato regolare (lavora come addetto alle pulizie) difeso d’ufficio dall’avvocato Gianluca Paglino, considerato personaggio di «elevata caratura criminale» e diventato figura principale dell’inchiesta. È accusato di aver inviato ogni mese somme per centinaia di dollari ed euro a gruppi armati somali, attraverso la Hawala, una sorta di sistema di «money transfer» clandestino che permette il trasferimento di denaro «cash» senza lasciare tracce. Rashiid è stato trovato in possesso di quattro telefoni cellulari (sequestrati) e in effetti le chiamate intercettate del somalo di Cinisello sono molte. “In Europa il nostro referente è una donna che sta in Finlandia, e lei raccoglie tutto il denaro in Europa».

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