GB accoglie gli islamisti, ma nega l’asilo ai cristiani perseguitati

  • Respingendo la richiesta di asilo di un uomo che si era convertito dall’Islam al Cristianesimo e costringendolo presumibilmente a fare ritorno in Iran, il governo britannico, di fatto, lo sta condannando a morte.
  • “Nel 2017, su 4.850 profughi siriani accolti nel Regno Unito per il reinsediamento dal ministero dell’Interno britannico, solo 11 erano cristiani e rappresentavano soltanto lo 0,2 per cento di tutti i rifugiati siriani ammessi in Gran Bretagna.” – Barnabas Fund.
  • Allo stesso tempo, l’Home Office ha consentito a un religioso pakistano, Syed Muzaffar Shah Qadri, considerato talmente estremista da essere bandito perfino dal suo paese natale, di andare a tenere conferenze nelle moschee del Regno Unito.
  • “È incredibile che a questi cristiani perseguitati che arrivano dalla culla del Cristianesimo venga detto che non c’è posto in albergo, quando il Regno Unito accoglie con favore gli islamisti che perseguitano i cristiani. (…) C’è un problema sistematico grave quando i leader islamisti che invocano la persecuzione dei cristiani hanno via libera dicendogli che le loro richieste di visto al Regno Unito saranno accolte favorevolmente, mentre i visti per le breve visite pastorali in Gran Bretagna saranno negati ai leader cristiani le cui chiese stanno fronteggiando un genocidio. Si tratta di una questione urgente che il ministro dell’Interno britannico deve affrontare e risolvere.” – Dr. Martin Parsons, Barnabas Fund.

In due casi non collegati, il Regno Unito ha negato l’asilo ai cristiani perseguitati citando in modo bizzarro la Bibbia e Gesù Cristo. Questi due cristiani, un uomo e una donna che avevano abiurato l’Islam, stavano cercando asilo, provenienti dalla Repubblica islamica dell’Iran, che si trova al nono posto nella lista dei peggiori persecutori di cristiani – in particolare degli ex-musulmani che si sono convertiti al Cristianesimo.

Nathan Stevens, un avvocato britannico specializzato in diritto di asilo, ha di recente condiviso le loro storie. Nella lettera con cui il dipartimento governativo responsabile della sicurezza e dell’immigrazione nel Regno Unito gli comunicava che la sua domanda di asilo era stata respinta, l’uomo iraniano è stato informato che i brani biblici erano “in contrasto” con la sua asserzione che si era convertito al Cristianesimo dopo aver scoperto che era una religione “di pace”. La lettera citava alcuni passi biblici, tratti dal Libro dell’Esodo, del Levitico e dal Vangelo secondo Matteo, presumibilmente per mostrare che la Bibbia è violenta; si diceva che il Libro dell’Apocalisse è “pieno di immagini di vendetta, di distruzione, di morte e di violenza”. La lettera governativa poi concludeva dicendo:

“Questi esempi non sono coerenti con la sua asserzione di essersi convertito al Cristianesimo dopo aver scoperto che è una religione ‘di pace’, a differenza dell’Islam che contiene violenza, odio e vendetta”.

In risposta, Nathan Stevens, che assiste legalmente il richiedente asilo iraniano, ha twittato:

“…Ho visto molte cose nel corso degli anni, ma sono rimasto davvero sconcertato nel leggere questa diatriba incredibilmente offensiva usata per giustificare un diniego della richiesta di asilo”.

E Stevens ha aggiunto:

“Qualunque sia il suo punto di vista sulla fede, come può un funzionario governativo scegliere arbitrariamente brani di un libro sacro e poi usarli per distruggere le motivazioni profonde di qualcuno a professare un’altra fede religiosa?”

Sembrava che non si rendessero conto che, nonostante gli occasionali passi violenti nella Bibbia, il messaggio principale presente nell’Antico e nel Nuovo Testamento figura nel Libro del Levitico 19:18 ed è: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”.

Respingendo la richiesta di asilo di un uomo che si era convertito dall’Islam al Cristianesimo e costringendolo presumibilmente a fare ritorno in Iran, il governo britannico, di fatto, lo sta condannando a morte.

Nel secondo caso, una richiedente asilo iraniana ha appreso quanto segue nella lettera di rifiuto alla sua richiesta di asilo:

“Nel suo AIR [Asylum Interview Record] lei ha affermato che Gesù è il suo salvatore, ma poi asserisce che non sarebbe stato in grado di salvarla dal regime iraniano. Si ritiene, pertanto, che non ci sia alcuna convinzione sincera nella sua fede e in Gesù”.

Di recente intervistata dalla BBC Radio 4, la donna, che desidera rimanere anonima, ha dichiarato:

“Quando ero in Iran mi sono convertita al Cristianesimo e la situazione è cambiata, il governo mi stava cercando e sono scappata. (…) Nel mio paese, se qualcuno si converte al Cristianesimo viene punito con la morte o con l’esecuzione capitale”.

Per quanto concerne la richiesta d’asilo, la donna ha detto che ogni volta che rispondeva alle domande rivoltele dall’intervistatore del ministero dell’Interno, l’uomo “ridacchiava, forse mi prendeva in giro quando parlava con me. (…) Mi ha chiesto perché Gesù non mi avesse protetto dal regime o dalle autorità iraniane”.

Questi due recenti casi sembrano essere sintomatici non solo di una incredibile mancanza di logica, che è esattamente il contrario di quello che ci insegna la storia – Dio ovviamente non ha sempre salvato coloro che credevano in Lui – ma anche di quello che sembra essere un velenoso pregiudizio da parte del ministero dell’Interno – Home Office – nei confronti dei cristiani. Ad esempio, quando suor Ban Madleen, una suora cristiana irachena fuggita dallo Stato islamico, aveva chiesto all’Home Office di potere recarsi dalla sorella malata in Gran Bretagna, le è stato negato il visto per ben due volte. E non è la sola. Sono stati segnalati anche altri casi di ordinati cristiani le cui richieste di visto sono state respinte, tra di loro un’altra suora in possesso di un dottorato di ricerca in Teologia biblica conseguito a Oxford; una suora la cui richiesta è stata bocciata perché non aveva un conto personale in banca e un prete cattolico respinto perché non era sposato.

In un altro caso, il ministero dell’Interno non solo ha negato l’ingresso nel Regno Unito a tre eroici leader cristiani – tre arcivescovi celebri per il loro impegno finalizzato ad aiutare i cristiani perseguitati in Siria e in Iraq e che erano stati invitati a partecipare alla consacrazione della prima cattedrale siriaca del Regno Unito, un evento a cui ha partecipato il principe Carlo – ma ha anche detto loro beffardamente che “non c’era posto in albergo“.

Perfino i cristiani che vivono da lunga data nel paese vengono espulsi. All’inizio di quest’anno, Asher Samson, 41 anni, uno uomo cristiano residente nel Regno Unito da 15 anni e che aveva studiato teologia, è stato rimpatriato in Pakistan – dove è stato “picchiato e minacciato dagli estremisti islamici“. (Un trattamento del genere è normale per i cristiani presenti in Pakistan, che si colloca al quinto posto nella classifica mondiale dei paesi che perseguitano maggiormente i cristiani.) L’ex pastore di Samson nel Regno Unito ha dichiarato:

“Ho ricevuto alcuni messaggi da lui. È molto spaventato, teme per la sua vita. (…) Si nasconde in Pakistan e i suoi familiari sono terribilmente preoccupati per lui. (…) Al momento non ha soldi per vivere – non può lavorare. (…) Il Regno Unito manda la gente indietro in quei paesi dove la loro vita è in pericolo”.

Al contrario, un rapporto del Barnabas Fund ha rilevato che offrendo asilo il Regno Unito “sembra fare discriminazioni, favorendo i musulmani” invece dei cristiani. Le statistiche confermano questa accusa:

“I dati emersi da una ricerca del Barnabas Fund conformemente a una richiesta di libertà di informazione mostrano che su 4.850 rifugiati siriani accolti nel Regno Unito per il reinsediamento dal ministero dell’Interno britannico, solo 11 erano cristiani e rappresentavano soltanto lo 0,2 per cento di tutti i rifugiati siriani ammessi in Gran Bretagna”.

Dalle statistiche degli anni precedenti è emersa la stessa disparità. Sebbene i cristiani rappresentino circa il 10 per cento della popolazione siriana prima della guerra, la stragrande maggioranza dei siriani che hanno ottenuto asilo dall’Home Office erano musulmani sunniti. Un tale equilibrio appare ancora più bizzarro quando si constata che lo stesso Stato islamico (Isis) è un’organizzazione sunnita che colpisce i non sunniti, soprattutto yazidi, cristiani e musulmani sciiti, tutte minoranze riconosciute dal governo americano come bersagli di genocidio.

Come Lord David Alton di Liverpool, un pari a vita alla Camera dei Lord, ha scritto al titolare dell’Home Office, Sajid Javid:

“È ampiamente riconosciuto che i cristiani, i quali costituiscono circa il 10 per cento della popolazione siriana prima della guerra, sono stati specificamente presi di mira dai ribelli jihadisti e continuano a essere a rischio. (…) Come dimostrano più ampiamente le statistiche dello scorso anno, questo [squilibrio di proporzione tra i profughi musulmani e cristiani accolti nel paese] non è un errore statistico, ma una forma di discriminazione che il governo ha l’obbligo legale di contrastare con misure concrete”.

Visto che alle minoranze cristiane perseguitate – tra cui preti e suore – vengono negati i visti, si può concludere che forse il ministero dell’Interno ha semplicemente dei criteri molto rigidi per il rilascio dei visti e la concessione dell’asilo. Questa conclusione, tuttavia, viene rapidamente smentita quando si vede che l’Home Office rilascia regolarmente visti e concede lo status di rifugiati ai musulmani estremisti. Nessuno è a conoscenza di casi di richiedenti asilo musulmani ai quali è stato negato il visto perché il Corano è troppo violento o perché “non hanno abbastanza fede” in Maometto.

Ad Ahmed Hassan, anche se non aveva documenti – e nonostante abbia detto al ministero dell’Interno che “era stato addestrato come un soldato dell’Isis” – è stato comunque concesso l’asilo due anni prima di lanciare, nel settembre del 2017, un attacco terroristico in una stazione ferroviaria di Londra in cui rimasero ferite 30 persone.

L’Home Office ha inoltre consentito a un religioso musulmano straniero, Hamza Sodagar, di entrare nel paese e tenere una conferenza a Londra, nonostante l’uomo si dica favorevole a decapitare gli omosessuali, a bruciarli vivi o a gettarli da un dirupo.

Inoltre, secondo un altro reportage, “le adolescenti britanniche sono costrette a sposarsi all’estero e vengono violentate e ingravidate, mentre l’Home Office ‘chiude un occhio’ rilasciando visti ai loro mariti [per lo più musulmani]”.

Il caso di Asia Bibi – una madre cristiana cha ha trascorso gli ultimi dieci anni della sua vita rinchiusa nella braccio della morte in Pakistan per aver sfidato l’autorità di Maometto – è forse emblematico della situazione dell’immigrazione nel Regno Unito. Dopo che la Bibi è stata definitivamente assolta lo scorso novembre, i musulmani sono insorti in tutto il Pakistan; durante una di queste manifestazioni di protesta più di 11 mila musulmani hanno chiesto la sua impiccagione immediata e pubblica.

Dato che i pakistani costituiscono la maggioranza di tutti i musulmani presenti nel Regno Unito – anche Sajid Javid, a capo dell’Home Office è un pakistano – hanno creato disordini quando hanno fiutato che la Gran Bretagna avrebbe potuto concedere asilo ad Asia Bibi. Di conseguenza, la premier Theresa May ha bloccato la domanda di asilo della Bibi – “nonostante il Regno Unito dia ospitalità a dirottatori, estremisti e stupratori [musulmani]”, recitava uno dei titoli di giornale. In altre parole, il Regno Unito ha consentito apertamente che “la politica in materia d’asilo fosse dettata da una folla di pakistani”, ha riportato il Guardian, “dopo aver confermato che questo ha esortato l’Home Office a non concedere asilo politico ad Asia Bibi nel Regno Unito…”.

Allo stesso tempo, il ministero dell’Interno ha permesso a un religioso pakistano, Syed Muzaffar Shah Qadri, considerato talmente estremista da essere bandito perfino dal suo paese natale, di andare a tenere conferenze nelle moschee del Regno Unito. Qadri ha plaudito all’uccisione di un politico perché aveva difeso Asia Bibi.

In breve, l’opinione dei musulmani locali sembra avere un ruolo importante nella politica del Regno Unito in materia di immigrazione: i musulmani radicali sono accolti a braccia aperte e gli “infedeli” cristiani non devono presentare le richieste di asilo.

Nel parlare delle difficoltà incontrate dai richiedenti asilo della minoranza cristiana con il ministero dell’Interno, il dottor Martin Parsons, a capo della ricerca condotta dal Barnabas Fund, rilevando che “a luglio sono stati concessi i visti a due leader islamici pakistani che avevano invocato l’uccisione dei cristiani accusati di blasfemia”, ha riassunto la situazione dicendo:

“È incredibile che a questi cristiani perseguitati che arrivano dalla culla del Cristianesimo venga detto che non c’è posto in albergo, quando il Regno Unito accoglie con favore gli islamisti che perseguitano i cristiani. (…) C’è un problema sistematico grave quando i leader islamisti che invocano la persecuzione dei cristiani hanno via libera dicendogli che le loro richieste di visto al Regno Unito saranno accolte favorevolmente, mentre i visti per le breve visite pastorali in Gran Bretagna saranno negati ai leader cristiani le cui chiese stanno fronteggiando un genocidio. Si tratta di una questione urgente che il ministro dell’Interno britannico deve affrontare e risolvere”.

Raymond Ibrahim

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