Uranio impoverito, morto il carabiniere Daniele Nuzzi

 

Ha prestato per anni servizio alla Compagnia Carabinieri di Forlì. Si è spento lunedì all’età di 48 anni Daniele Nuzzi, maresciallo maggiore dei Carabinieri Gruppo Militare Operativo Tuscania. Proprio nella città mercuriale gli venne diagnostica la malattia con la quale ha combattuto negli ultimi anni. Durante una missione di pace in ex Bosnia sarebbe venuto a contatto con uranio impoverito. I funerali si sono svolti mercoledì mattina nella chiesa Santa Maria Ausiliatrice di Soverato.

Sulla morte di Nuzzi arriva il cordoglio dell’Osservatorio Militare: “Dopo varie missioni in territori bombardati con l’uranio impoverito, rientra in Italia e si ammala. Ovviamente – sostiene Domenico Leggiero, dell’Osservatorio – gli viene negato tutto dall’amministrazione militare e solo dopo qualche anno, attraverso il legale dell’osservatorio, Angelo Fiore Tartaglia, ottiene il riconoscimento di vittime dal dovere. Al momento aveva ancora in corso il procedimento giudiziario per il riconoscimento di un adeguato risarcimento. Ma la malattia c’è, e come tutti i soldati colpiti, la vita diventa un filo sottile al quale attaccarsi. Daniele si affida alle cure di un oncologo che dice di curare queste patologie con sistemi innovativi e particolari. Daniele dice di star bene e viene definito il paziente ‘zero’. Daniele e’ morto”.

“Un altro decesso – prosegue Leggiero – si aggiunge alla lista sempre piu’ lunga di militari morti per cancro al rientro dalle missioni e la necessita’ di arrivare ad una soluzione e’ affidata ad una proposta di legge sempre piu’ osteggiata dall’apparato militare. Le famiglie ed i malati sono stanchi! Basta prendere in giro od illudere persone che soffrono, la questione uranio va affrontata e risolta la legge c’e’ e va approvata, perche’ non si va avanti?”.

E sono tanti che lo piangono sui social. Commovente il messaggio pubblicato sulla pagina Facebook dell’Associazione Nazionale Carabinieri, sezione di Chiaravalle Centrale: “Era stato un angelo a protezione di Ilaria Alpi a Mogadiscio in Somalia, a protezione del giudice Falcone e del giudice Borsellino a Palermo, un uomo anti-sequestri in Sardegna, sempre nell’ombra e al freddo. Un vero soldato italiano in missione di pace in Jugoslavia, un uomo sacrificabile che ha dovuto da solo rimettersi in discussione e affrontare una grave contaminazione subita da metalli tossici da uranio depleto”.

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