Di Maio-Salvini, il tentativo di mettere zizzania tra loro ha sortito l’effetto contrario

ANALISI DELL’INTRIGO BARBARA D’URSO

di Gianmarco Landi

Di Maio ha detto alla D’Urso che all’ultimo ha fatto i nomi alternativi di Bagnai e Siri, quindi se Mattarella ha bocciato Conte e ha smentito il giorno dopo Di Maio su questa circostanza, sicuramente Di Maio saprà chi è in malafede tra Salvini e Mattarella. Dato che chiede la messa in stato di accusa del Presidente si intuisce di cosa sia convinto Di Maio, poichè solo lui sa se ha proposto gli altri due nomi.

A ruota di Di Maio, Salvini, intervistato dalla D’Urso, ha negato molto maldestramente di sapere cosa avesse proposto Di Maio di alternativo a Savona per superare lo stallo, facendo evidentemente finta di non sapere per non urtare Savona da lui proposto e pubblicamente difeso a spada tratta. Perciò Salvini potrebbe pensare che Di Maio volesse far saltare tutto senza proporre alternative, come sarebbe indotto a credere dalla nota di smentita di Di Maio fatta dal Capo dello Stato, ma è chiaro che è sicuro che tutto è saltato per causa di Mattarella, tanto da mettere in discussione anche l’idea di presentarsi a capo del CDX tanto si sente forte nel prossimo Parlamento a due grossi partiti, così come a tutti sembra debba essere.

Mattarella, quindi, non solo non condivideva Savona, ma temeva il concetto stesso di un governo in cui i due giovinastri fossero maturati fino al punto di aver alzato il livello di proposta accantonando fantasiose rivendicazioni con pugni sul tavolo e urla No Euro, bensì coinvolgendo un banchiere economista di valenza internazionale portentosa, e quindi in grado di avversare i meccanismi che procurano godimenti alla Germania anche con la compiacenza del duo filotedesco Draghi-Visco, che non a caso aveva comandato a Mattarella il veto su Savona.

Di Maio, che ho sempre pensato fosse un furbetto di basso livello, mi ha sorpreso perché quantunque giovane, inesperto e non preparato, in un mese di conoscenza di questo Savona, evidentemente ha compreso l’importanza dei tanti risvolti sottesi alle questioni finanziarie che pesano infliggendo detrimento al Popolo italiano, e che non sono quei suggestivi temi dei 5 Stelle contro il personale politico italiano, i privilegi e la corruzione, da quasi 10 anni svuotato di forza e possibilità.

Io penso che il tentativo di mettere zizzanie tra i due perpetrato da Mattarella sia stato portato malissimo sortendo l’esatto contrario. Di Maio e Salvini escono da questa vicenda non solo rafforzati elettoralmente ma affratellati, e fermo restano le differenze ideologiche e gli interessi di riferimento rispetto a due Italie economiche e geografiche molto diverse che rappresentano e interpretano in antagonismo tra loro, come spiegò in un editoriale bellissimo quel gran ‘filibustiere’ di Denis Verdini, quando saranno d’accordo tutti e due su qualcosa non ce ne sarà per nessuno.

Questa situazione maturata sembra buona perché entrambi rispondono, al momento, a logiche politiche sicuramente discutibili e a tratti anche limitate culturalmente, ma democratiche e non oligarchiche.

Penso che la situazione l’abbiano ben capita pochi giorni fa anche Mattarella e i suoi partner di Sistema, i quali vedendo il livello di proposta a cui i due parvenue erano pervenuti mediante Savona, (da Steve Bannon, cervello elettorale di Trump retrocesso in Europa, definito due giorni fa a Roma come il meglio possibile), si sono spaventati e hanno fatto cambiare la linea originaria di Mattarella di farli governare per cercare di imbrigliarli e insanguinarli il prima possibile in una selva di rovi finanziari e regolamentari.
Tutto qui.

Gianmarco Landi

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