In 7 anni 12mila infermieri in meno nella sanità pubblica

“Negli ultimi sette anni, a fronte di un significativo aumento dei bisogni di assistenza, le aziende del Servizio sanitario nazionale hanno rinunciato a oltre 12mila mila infermieri: il numero più grande di perdite di personale registrato da qualunque categoria faccia parte del servizio pubblico”.

A lanciare l’allarme è Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale delle Professioni infermieristiche (Fnopi) nella relazione introduttiva al primo Congresso nazionale della Fnopi, che riunisce 3500 infermieri all’Auditorium Parco della Musica di Roma fino al 7 marzo.
Per tre quarti donna, di età media tra 35 e 54 anni, gli infermieri iscritti agli albi sono in tutto circa 440mila.

Secondo la Rilevazione della forza lavoro dell’Istat, la loro occupazione complessiva è rimasta sostanzialmente stabile, passando dalle 381.000 unità del 2012 alle 384.000 del 2016. Ma se si guarda ai dati della Ragioneria generale dello Stato, relativi ai soli dipendenti del Servizio sanitario nazionale, se ne contano solo 264.629. E questa cifra è del 4,3% più bassa rispetto al 2009. Questa riduzione, per Mangiacavalli, comporta “carenze che possono mettere in discussione la possibilità di continuare a garantire cure e assistenza adeguate alla popolazione”.

“Deve finire – afferma rivolgendosi alla politica – l’atteggiamento secondo cui l’infermiere rappresenta il ‘cuscinetto’ tra i bisogni dei pazienti e le esigenze di un economia che spesso non li vede e non li affronta per quel che sono”. Anche a seguito di questi anni di tagli, sta aumentando il numero degli infermieri autonomi: erano 12.000 nel 2012 passano a 18.000 nel 2016. A questi si aggiungono circa 42mila che esercitano ‘anche’ in libera professione. Di qui la proposta della Fnopi di normare la libera professione degli infermieri, in analogia con quella dei dirigenti sanitari. “Si tratterebbe – spiega Mangiacavalli – di un’operazione a costo zero che farebbe emergere un nero sommerso oggi presente per la mancanza di regole e tutele fiscali”. ANSA SALUTE

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