Magistrato Direzione Antimafia condannato per le false presenze all’Università

di Paolo Salvatore Orrù

“La condanna di un magistrato della Repubblica Italiana è sempre una notizia. Lo è ancor di più, però, se non si parla di un magistrato qualunque, ma di un togato che, prima di essere travolto dallo scandalo, aveva una carriera lanciatissima”, ha scritto il direttore del Dispaccio Claudio Cordova nel suo quotidiano on line, commentando la condanna in primo grado a un anno, pena sospesa, per il reato di falso di Alberto Cisterna, l’ex numero due della Direzione nazionale antimafia (Dna). La sentenza è stata pronunciata dal giudice monocratico di Reggio Calabria, Valeria Fedele.

Il magistrato, che era stato nel Dna uno dei collaboratori più stretti dell’attuale presidente del Senato Piero Grasso, è stato condannato per alcune lezioni tenute all’Università Mediterranea nell’anno accademico 2009-2010 che – secondo l’accusa – sarebbero state falsamente attestate al magistrato in periodi in cui invece si sarebbe trovato fuori città.

“Dalle analisi delle conversazioni telefoniche che sono state effettuate nel corso delle indagini, la magistratura di Reggio durante il processo ha potuto provare che Cisterna in alcune occasioni era molto lontano da dove si sarebbe invece dovuto trovare”. E che a svolgere le lezioni di procedura penale al suo posto fosse stata “una giovane assistente, anche lei indagata in un altro procedimento”.

Fra le prove anche le registrazioni che gli studenti fanno durante le lezioni.

Cordova, lo si può ascoltare nell’intervista audio, ha affermato di non comprendere perché la stampa nazionale non abbia dato rilievo alla notizia, “eppure” ha spiegato il giornalista “Cisterna non è un personaggio qualunque”. “Cisterna era vice procuratore nazionale antimafia quando fu travolto dall’affaire Lo Giudice”, ha detto il giornalista.

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Il magistrato era stato infatti indagato per corruzione in atti giudiziari sulla scorta delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Nino Lo Giudice. A causa di questo processo il magistrato era stato trasferito, in via cautelare, ad altro ruolo, per ordine della sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, al tribunale di Tivoli, dove ha svolto funzioni di giudice. Un atto dovuto, secondo il direttore del Dispaccio,

“perché per legge i magistrati non possono avere rapporti confidenziali con indagati: questa è una prerogativa della polizia o comunque alle forze dell’ordine. Da qui il trasferimento al tribunale laziale”.

Cisterna era stato convolto anche nelle indagini, ma era stato poi assolto in Appello, per il reato di calunnia nei confronti dell’allora dirigente della Squadra Mobile di Reggio Calabria, Luigi Silipo.

“In quella sede, Cisterna rispondeva per un esposto presentato nei confronti di Silipo, redattore di un’informativa sui presunti contatti tra l’ex numero due della Direzione Nazionale Antimafia e Luciano Lo Giudice, considerato l’anima imprenditoriale dell’omonima cosca di ‘ndrangheta”

ha scritto ancora il direttore del Dispaccio.

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