Annullamento dei generi anche nella moda, la chiamano “libertà stilistica”

 

Capelli raccolti, gonna e chiodo in pelle, in posa accanto a tre modelle nelle strade di Tampa, in Florida. Appare così Jaden Smith il figlio 17enne di Will Smith, scelto dal direttore creativo di Louis Vuitton, Nicolas Ghesquière, come volto della nuova campagna femminile primavera-estate 2016 della maison francese. Una scelta avanguardista quella della griffe satellite di LVMH, che dopo aver scelto un’eroina dei videogame come testimonial, lancia ora la sfida di una moda libera da etichette e pregiudizi.

Louis-Vuitton

Immortalato da Bruce Weber, Jaden Smith appare così come un giovane eroe, simbolo di tutta una generazione cultrice della libertà stilistica, dove lei indossa gli abiti di lui e viceversa: “Perché Jaden Smith compare in questa campagna? – afferma Ghesquière – lui rappresenta una generazione che ha assimilato i codici della vera libertà, uno che è libero dai manifesto e dalle domande sul gender. Indossare una gonna è per lui così naturale come per una donna che si è conquistata la libertà di indossare un trench o un tuxedo da uomo. Jaden Smith esprime qualcosa di molto interessante sull’integrazione del guardaroba globale, trova un equilibrio istintivo, che rende il suo atteggiamento fuori dal comune, la nuova norma. Questo mi ispira fortemente nel processo creativo di una collezione”.

Non è la prima volta che l’industria della moda si confronta con il fenomeno genderless, che ha riferimenti e rimandi continui anche allo stile unisex, compreso l’annullamento dei generi. Da Gucci a Prada, passando per Rick Owens, Dries Van Noten e Chanel, sono molte le case di moda che hanno fatto dell’annullamento del genere una delle cifre delle loro ultime collezioni, riportando in auge il gender bender: uomini in gonna e camicie a balze femminili e donne androgine che sfilano in abiti maschili. ADNKRONOS

 


 

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