“Dobbiamo esaminare la loro mentalitĂ . Se hanno fatto sesso, se sono indecenti, non hanno una mentalitĂ sana” ha spiegato al giornale britannico ‘The Guardian’ il portavoce dell’esercito indonesiano Fuad Basya che così giustifica il cosiddetto test di verginitĂ sulle soldatesse delle forze armate di Jakarta: come una pratica indefettibile, necessaria e utile ad accertare la l’integritĂ fisica e psicologica di chi voglia far parte dell’istituzione e sia una donna.
Se, infatti, tutte le reclute dell’esercito sono sottoposte a diverse prove per poter accedere alla carica, un trattamento ‘speciale’ è riservato al genere femminile nel corso di un controllo definito che l’ong internazionale ‘Human rights watch’ ha definito “invasivo e umiliante”, messo in atto da un dottore che verifica ‘manualmente’ se la potenziale militare abbia giĂ avuto rapporti sessuali e, nel caso, ne accerta l’inadeguatezza.
Adesso le associazioni per i diritti umani stanno facendo pressioni sull’esecutivo indonesiano affinchè fermi la prassi descritta come “discriminatoria e invasiva” per le aspiranti reclute, considerate al pari di oggetti da esaminare perchĂ© inclini a comportarsi da “birichine” e pertanto inidonee a rimpolpare le fila di una simile struttura.
La ‘Human Rights Watch’ ha dichiarato con forza che questi esami, in vigore nelle forze di Polizia indonesiana da almeno 1965, sono una forma di violenza di genere priva di qualsiasi validitĂ scientifica – “Le forze armate indonesiane dovrebbero riconoscere che questo test dannoso e umiliante non contribuisce al rafforzamento della sicurezza nazionale”, ha precisato il responsabile della difesa dei diritti delle donne di Hrw Nisha Varia – ma i militari, dal canto loro, hanno rigettato le critiche, affermando che continueranno ad effettuare questi test considerati “essenziali” per il decoro, l’onore e la moralitĂ delle forze armate, per le quali, evidentemente, il valore della verginitĂ femminile supera la dignitĂ e la sacralitĂ dell’individuo stesso.
Donatella Polito  today.it

