Il padre della Kyenge prega per Calderoli: libera questo tuo figlio dalla malvagità dello spirito

Clement Kikoko Kyenge
Clement Kikoko Kyenge

24 sett – ”Possono lanciare tutte le banane che vogliono, ma Cécile è italiana. L’Italia le ha dato la possibilità di studiare, di farsi una famiglia e una carriera. E’ il suo Paese. Ascolterà tutto e tutti, insulti compresi. Ma non mollerà e un passo alla volta arriverà dove vuole”. Il padre del ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge è il capo di un villaggio sull’altopiano del Katanga, all’estremità sud della Repubblica Democratica del Congo, dove lo ha incontrato e intervistato il settimanale ‘Oggi’. In un servizio pubblicato nel numero domani in edicola e nei video sul sito ‘Oggi.it’ Clement Kikoko Kyenge si presenta in abiti cerimoniali e, con tutti i paramenti del potere tribale, presiede a una giornata di cerimonie davanti alla popolazione in festa.

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Ha avuto trentotto figli da quattro mogli diverse, ora sparsi tra Belgio, Canada, Irlanda, Stati Uniti, Sud Africa, Sud Corea, Italia, Irlanda, Francia, Germania e naturalmente Repubblica Democratica del Congo. ”Quando mi ha chiamato per sapere come comportarsi davanti agli insulti di Calderoli le ho risposto con un proverbio africano: ‘Il cane abbaia, la carovana passa”’, ricorda, e nega di nutrire sentimenti di rivalsa nei confronti dell’esponente leghista. ”Gli italiani sono stati i primi ad arrivare in Katanga. Hanno fatto fortuna, hanno sposato le nostre donne, si sono integrati. Se Calderoli vuole venire qui accoglieremo anche lui a braccia aperte, come un fratello. L’importante è parlarsi. Attraverso il dialogo i problemi si svuotano”. E Calderoli diventa persino oggetto di una preghiera, affidata al pastore del villaggio: ”Signore, Tu che puoi punire o perdonare, libera questo tuo figlio dalla malvagità dello spirito. Fai che riconosca il suo peccato e che porti il suo pentimento davanti a Cécile’‘.

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Ripercorrendo per il settimanale la storia della sua grande famiglia, Clement Kikoko Kyenge, 74 anni, da tre bisnonno e da sei malato di cancro, si sofferma poi sui ricordi della figlia Cecile, in congolese Kashetu: ”Già da piccola si era fatta notare. Era diversa dagli altri fratelli. Era riflessiva, silenziosa, aveva la tendenza a parlar poco, ad ascoltare e a fare molte domande. Qualunque fosse il problema, non perdeva mai la pazienza”. ”All’epoca i belgi non permettevano ai nostri figli di frequentare le loro scuole. C’era una specie di apartheid. Ma per Cécile fecero un’eccezione”.

Clement Kyenge nega infine di aver ispirato la strada della politica alla figlia: ”Cécile può avere ereditato il mio dinamismo, ma in lei vedo altri geni. E’ da parte materna che hanno la politica nel sangue. I nonni sono stati ministri dell’Interno e dell’Industria in Katanga”.

 

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