“Esprimo la mia solidarietĂ ai ragazzi del movimento studentesco di Casapound che stanno subendo lo sgombero dalla loro sede.

In tutta Italia i delinquenti dei centri sociali sono accarezzati da questo regime e da quella magistratura che , come nel caso dell’aggressione da me subita sul treno, evita accuratamente di processarli.
Invece se la prende vigliaccamente con i ragazzi dei Casapound: questa è e resterĂ sempre un’onta su questo regime di ladri corrotti e vigliacchi”.
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“La sezione del Blocco Studentesco e di CasaPound Italia di piazza Perin del Vaga, a Roma, è stata sgomberata questa mattina con un imponente schieramento di forze dell’ordine che hanno caricato i militanti accorsi per opporsi pacificamente allo sgombero”.
Lo comunica Andrea Antonini, vicepresidente di CasaPound Italia, che aggiunge: “Occupata nel 2006, la sezione di piazza Perin del Vaga è uno spazio di 20 metri quadrati, senza bagno e senza luce, situato in una piazza in cui sono assegnati locali Ater di centinaia di metri quadri. Locali di cui l’Ater stessa aveva chiarito che se non fossero stati utilizzati per esercizi commerciali sarebbe stata revocata l’assegnazione. E invece sono tutti sistematicamente chiusi senza che la cosa sembri costituire un problema. L’unico locale che si è ritenuto di dover sgomberare è il nostro, ovvero l’unico restituito al quartiere, che non ha mai dato un problema, in cui si facevano regolarmente attivitĂ di volontariato e cultura”.
Continua il vicepresidente di Cpi: “In una cittĂ in cui è da poco scoppiato lo scandalo affittopoli, che vede nella cittĂ di Roma 571 immobili con affitti bloccati da 15 anni, un’evasione annua di 8 milioni l’anno nonostante i canoni ridicoli, piĂą 17,5 milioni di bollette non pagate, il problema del Comune di Roma è sgomberare una sede di CasaPound Italia che era diventata un centro di aggregazione e di solidarietĂ nel quartiere. In una cittĂ in cui rom e clandestini fanno dell’abusivismo e dell’illegalitĂ una norma di vita, si preferisce sgomberare uno spazio in cui dei giovani italiani hanno prodotto per anni decine di attivitĂ nel campo del sociale. Una scelta emblematica – conclude Antonini – da cui ci sarĂ da trarre tutte le conseguenze politiche del caso”.
