La Dottrina Donroe: la nuova regionalizzazione dell’impero americano tra America Latina e Africa

dollari USA

Nel nuovo processo di regionalizzazione del potere globale, la “Dottrina Donroe†rappresenta l’asse strategico dell’imperialismo americano contemporaneo

di Carmen Tortora – Donald Trump, tornato alla Casa Bianca con un mandato apertamente nazionalista, ha rilanciato la Dottrina Monroe sotto forma di una rete di dipendenze regionali, progettata per consolidare la supremazia statunitense nel Sud globale. La formula è semplice: in America Latina il debito, in Africa la sicurezza. Due strumenti diversi, un unico obiettivo: assicurare che ogni regione resti agganciata all’orbita di Washington, in un sistema di controllo multilivello che sostituisce l’antico colonialismo territoriale con una nuova forma di dominio funzionale.

Nell’emisfero occidentale, Trump ha imposto una vera e propria ricentralizzazione della sovranità economica americana. Ha colpito il Brasile con tariffe del 50% per punire Lula, ha sanzionato la Colombia di Gustavo Petro per la sua apertura alla Cina, ha rafforzato il blocco su Cuba e rilanciato le operazioni clandestine contro il Venezuela. L’Argentina di Javier Milei, invece, è diventata il laboratorio del nuovo modello: un’economia deindustrializzata, sottoposta al controllo del Tesoro statunitense e delle istituzioni finanziarie internazionali dominate da Washington. Il piano di “stabilizzazione†da 80 miliardi di dollari – sommando aiuti, prestiti FMI e BID e promesse dirette di Trump – ha garantito l’allineamento politico di Buenos Aires in cambio della cessione di Vaca Muerta e delle riserve di litio del nord argentino alle multinazionali americane. È il colonialismo attraverso la finanza: la sovranità come pegno.

L’intera regione latinoamericana è oggi parte di un processo di “regionalizzazione funzionale†in cui gli Stati Uniti non si limitano a intervenire militarmente, ma ricostruiscono la dipendenza tramite le catene del debito, l’accesso ai mercati e la manipolazione dei flussi energetici. Washington alimenta una “geoeconomia del caos†fatta di guerre valutarie, campagne mediatiche e destabilizzazioni mirate contro i governi indipendenti. Gli attacchi nei Caraibi e nel Pacifico orientale, travestiti da operazioni antidroga, sono solo la versione armata della stessa logica: eliminare chi non si allinea.

Ma la vera novità della Dottrina Donroe è la sua proiezione africana. L’UNODC e la Global Initiative Against Transnational Organized Crime (2025) mostrano che i traffici di cocaina diretti verso l’Africa occidentale sono aumentati del 48% in cinque anni. Le nuove rotte partono dal Brasile e attraversano l’Atlantico fino a Guinea-Bissau, Senegal e Costa d’Avorio, dove si intrecciano reti criminali, ONG e contractor militari americani. Il Sahel è diventato la spina dorsale logistica di questo impero economico-invisibile, in cui la lotta alla droga è solo un pretesto per presidiare i corridoi strategici dell’oro, dell’uranio e del coltan.

Dopo la richiesta del Niger di ritirare le truppe USA nel 2024, l’AFRICOM ha semplicemente mutato pelle: meno truppe ufficiali, più aziende private. Come osserva Douglas Farah della National Defense University, «l’AFRICOM non combatte i cartelli, li mappa». Gli Stati Uniti non abbandonano mai un territorio, ma lo trasformano in un nodo di controllo remoto. Dove prima c’erano basi militari, oggi ci sono centri di raccolta dati, missioni “umanitarie†e partnership per la sicurezza che garantiscono l’accesso logistico e informativo. È la stessa strategia applicata in America Latina: sostituire il presidio militare con la colonizzazione tecnologica e finanziaria.

L’interconnessione tra America Latina e Africa rappresenta il cuore del nuovo paradigma imperiale. La prima fornisce risorse e debito, la seconda materie prime e rotte. Il traffico di cocaina, che il European Drug Report 2025 stima ormai responsabile di un terzo delle forniture europee, funge da leva geopolitica. Il suo controllo permette di finanziare operazioni paramilitari, influenzare governi locali e mantenere la dipendenza economica. La droga non è più una minaccia, ma una valuta geopolitica gestita dagli stessi apparati che dichiarano di combatterla.

L’Africa, come l’America Latina, è divenuta un laboratorio di “regionalizzazione controllataâ€: sotto la copertura della cooperazione, Washington esercita un dominio flessibile che sfrutta le crisi locali per consolidare infrastrutture militari e finanziarie. Nel Sahel, droni e contractor sostituiscono le truppe; in Argentina e Brasile, i consulenti del Tesoro prendono il posto dei generali. È una stessa architettura di potere, in cui la guerra alla droga e la stabilità economica sono due facce della medesima moneta imperiale.

Così, la Dottrina Donroe non è soltanto una politica americana: è la matrice di un nuovo ordine regionale, dove l’impero non domina con le bandiere, ma con i flussi. Finché un solo drone americano sorvolerà il Sahel e un solo dollaro del Tesoro controllerà le riserve argentine, Washington potrà dire di aver realizzato ciò che la vecchia Monroe prometteva due secoli fa: un emisfero – anzi, due – sotto la sua supervisione.

Per aggiornamenti senza filtri: https://t.me/carmen_tortora1

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *