laria Salis, santa patrona delle case altrui, rivendica le occupazioni abusive ma vorrebbe espropriare Amazon
di Alessandro Gonzato – L’ultima idea meravigliosa dell’eurodeputata di Avs è nata dopo che Libero ha evidenziato l’ipocrisia di chi come lei e noti esponenti dell’intellighenzia di sinistra vomitano su Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, e però sulla piattaforma di Bezos vendono i propri libri.
Sì: se a qualcuno fosse sfuggito esiste anche un libro che porta la firma della Salis e si intitola “Vipera”, che in ungherese significa “bastone telescopico”, quello che secondo lei la polizia magiara le ha infilato nel marsupio per incastrarla. «Eh», ha ironizzato la Salis su X, «non puoi criticare Bezos se poi vendi il tuo libro su Amazon». Pronti? Ilaria, che in prigione a Budapest s’è scoperta Silvio Pellico, ci spiega come funzionano le vendite: «Una piccola precisazione per i non addetti ai lavori, l’autrice non decide dove viene venduto il suo libro. I canali di distribuzione sono scelti dall’editore».
L’autrice, lo spieghiamo ai non addetti ai lavori, può chiedere preventivamente alla casa editrice che il proprio capolavoro non venga distribuito su Amazon, e se la casa editrice legittimamente si rifiuta l’autrice può decidere di affidare il bestseller a un altro editore.
Veniamo all’idea meravigliosa, un fantozziano tentativo di rimediare all’ipocrisia militante: «Il problema del capitalismo delle piattaforme non sono le piattaforme in sé, ma il capitalismo. E allora cosa possiamo fare, boicottarle? Oppure provare a cambiare il modo in cui queste piattaforme vengono pensate e gestite? Le soluzioni sono due: da una parte la riappropriazione, seppur indiretta, della ricchezza estratta, o meglio sottratta alla cooperazione sociale, cioè dal lavoro, dai dati e dalle relazioni di milioni di persone. Dall’altra», illustra la Salis, «c’è un orizzonte più ambizioso: la socializzazione dei mezzi di produzione.
Non è affatto un’idea assurda» – la socializzazione, capito? – «immaginare che molte piattaforme possano diventare beni comuni». Ci fermiamo qui. Anzi no: «Quella che oggi i difensori di Bezos e del capitalismo come “migliore dei mondi possibili”, cioè un mondo in cui l’un per cento della popolazione detiene più del 95%, liquidano con sufficienza come un’utopia, è in realtà una proposta molto concreta e attuale. Si chiama socialismo». Concreta e attuale.
Il finale è strepitoso, e non era facile superare i concetti e la prosa di “Vipera”: «Ecco perché mi riservo, senza alcun imbarazzo, il diritto di criticare il signor padrone Bezos, pur sapendo di essere pienamente dentro quel sistema socio-economico marcio e parassitario che si chiama capitalismo. Dentro e contro», tiene a sottolineare, «dentro ma contro!». Su X una utente, Teresa, le chiede: «Senti Ilaria, ma quando ti intervistano tutta questa padronanza della lingua italiana dove va a finire?». Pensare che scriva un altro al posto suo è davvero malizioso.
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