L’Unione europea imporrà una tassa su miliardi di pacchi di piccole dimensioni che entrano nell’Ue, principalmente provenienti dalla Cina, infliggendo un nuovo colpo ai rivenditori online come Temu e Shein. Si tratta di una mossa che arriva in seguito alle pressioni degli Stati membri, le cui autorità doganali sono sopraffatte dai 4,6 miliardi di articoli importati ogni anno direttamente a casa dei consumatori europei.
Due euro a pacco
“Stiamo parlando di 2 euro per pacco, pagati dalla piattaforma”, ha spiegato il commissario europeo per il Commercio, Maros Sefcovic, intervenendo al Parlamento europeo a Bruxelles. L’idea è quella di colpire specificamente i pacchi di piccolo valore, quelli che valgono meno di 150 euro, la soglia al di sotto della quale i pacchi inviati da un Paese terzo all’Unione europea sfuggono ai dazi doganali.
Secondo i dati dell’esecutivo comunitario circa 4,6 miliardi di articoli di valore inferiore a 150 euro sono entrati nel mercato europeo lo scorso anno: significa che ne entrano 145 ogni secondo e di questi ben il 91 per cento proviene dalla Cina. La tassa di 2 euro sarà utilizzata per finanziare i controlli doganali, ha spiegato Sefcovic, secondo cui “per questo motivo non descriverei queste tasse di gestione come una tassa, ma semplicemente come un modo per compensare i loro costi”, ha spiegato, elogiando il carico di lavoro “enorme” dei funzionari doganali.
Flussi in aumento
E il lavoro diventerà ancora più enorme visto che si prevede un fortissimo aumento di pacchi di basso valore inviati dall’Asia attraverso piattaforme come Shein e Temu, a causa dell’aumento dei dazi doganali voluto dagli Stati Uniti di Donald Trump, in particolare sui piccoli pacchi provenienti dalla Cina.
La misura annunciata dalla Commissione è stata richiesta in particolare dalla Francia, che a fine aprile ha proposto di far pagare una “tassa di gestione” su ogni piccolo pacco che entra in Europa. L’intervento era stato pre-annunciato già a febbraio, quando la Commissione europea aveva chiesto l’abolizione dell’esenzione dai dazi doganali, che risale al 2010, citando i rischi legati all’importazione di “prodotti pericolosi” e il significativo impatto ambientale di tali grandi volumi.
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