A partire da settembre 2025, le mense scolastiche di Bologna offriranno la dieta Halal, ovvero preparata secondo i precetti della legge islamica
L’annuncio arriva dalla direttrice del Dipartimento educazione, istruzione e nuove generazioni, Veronica Ceruti, e si affianca alle proposte già esistenti, quali le diete vegane, vegetariane e quelle con esclusione di carne o pesce. La dieta Halal, prevede l’esclusione di carni non certificate, l’inclusione di pesce e l’utilizzo di carne avicola certificata Halal.
Ribò, gestore del servizio di refezione scolastica, ha già predisposto le condizioni necessarie, selezionando un fornitore italiano che garantisce prodotti provenienti da animali nati, allevati e macellati in Italia, in possesso della certificazione di macellazione conforme al rito islamico rilasciata dal Centro islamico culturale d’Italia.
Come richiederla
La richiesta per la dieta Halal potrà essere effettuata dai genitori attraverso un modulo online di autocertificazione disponibile sul sito Riboscuola. Il processo richiederà l’autenticazione tramite Spid, l’inserimento dei dati del figlio/a e la selezione dell’opzione “No carne, sì pesce, sì pollo halal” dal menù a tendina.
La Lega: “Sottomissione culturale”
La notizia ha scatenato la dura reazione della Lega. In una nota stampa congiunta, l’europarlamentare Anna Cisint e il capogruppo della Lega al Comune di Bologna, Matteo Di Benedetto, hanno definito la decisione un “atto gravissimo di sottomissione culturale ai dettami di un integralismo” e un “evidente tentativo di penetrazione ideologica nelle scuole“.
Anna Cisint ha espresso forti riserve sulla macellazione rituale, etichettandola come una “pratica tribale” e un “rito che trascina con sé un sistema illiberale, patriarcale e volto, nel suo ventre più radicale, alla sovversione delle nostre istituzioni democratiche”. Secondo Cisint, gli studenti verrebbero “utilizzati come strumenti per legittimare un’impostazione culturale fondata su dettami religiosi estranei alla nostra storia”.
Secondo Matteo Di Benedetto si assista a una riduzione dei menù tradizionali a base di carne, mentre si introduce carne certificata da un centro culturale islamico. Questa scelta, ha affermato Di Benedetto, costringerebbe “bambini e famiglie a mangiare in base alle posizioni ideologiche della giunta”, denunciando una situazione in cui gli studenti “tornano a casa affamati” a causa delle nuove impostazioni.
Fratelli d’Italia: “Discriminazione al contrario”
“Una vera e propria discriminazione al contrario, ai danni di altre confessioni religiose che non vengono tenute in considerazione. E se qualche alunno Cristiano o di religione ebraica volesse richiedere una dieta apposita? Non è citato in alcun modo il cibo kosher”, si fa sentire anche Fratelli d’Italia con Stefano Cavedagna, eurodeputato Fratelli d’Italia, che tuona: “Nessuna attenzione particolare per chi vuole astenersi dalla carne nei venerdì di quaresima? Questa discriminazione lede i principi fondamentali riconosciuti a livello europeo, compiendo una vera e propria discriminazione al contrario nell’erogazione dei servizi, come vietato dall’articolo 2 dei trattati europei”. Per questo, Cavedagna presenterà un’interrogazione urgente alla Commissione europea: “Questo atteggiamento radical chic che si ammala di finta inclusione ha davvero stufato”.
www.bolognatoday.it