Educazione jihadista: nelle carceri minorili 7 detenuti su 10 a rischio radicalismo

carcere minorile

Nel carcere minorile Beccaria di Milano sette detenuti su dieci sono musulmani, immigrati di seconda generazione (i cosiddetti maranza)

di Maria Sorbi – Una sproporzione tale rispetto agli italiani da rappresentare un’autentica bomba sociale da disinnescare al più presto. Vengono arrestati per rapine, violenza, spaccio. Arrivano tutti da situazioni di estremo disagio: non sono inseriti socialmente, non vanno quasi mai a scuola, detestano tutto ciò che è Occidente. E soprattutto sono facilmente manipolabili, si accendono per niente e quindi sono anche esposti a potenziali tentativi di indottrinamento e radicalizzazione jihadista. Basta che in carcere incontrino un «bro» più sicuro e incisivo che fomenti il loro rancore ed è facile che sposino concetti estremi e trasformino la loro fede religiosa in fanatismo.

Sempre più giovani

La vera domanda è: basterà a evitare estremismi in un istituto-ghetto dove due terzi dei detenuti sono musulmani? C’è una doppia emergenza (e su questo sono tutti d’accordo): i musulmani nelle carceri italiane (non solo Ipm) sono 10mila. E l’età in cui i ragazzi compiono reati legati al terrorismo o dettati dall’estremismo religioso è sempre più bassa.

L’agenzia dell’Unione europea per la lotta al crimine Europol rileva che nel 2024, il 29% degli arresti legati al terrorismo nell’Ue ha riguardato minorenni o giovani adulti tra i 12 e i 20 anni. Il sovraffollamento negli Ipm conferma che i reati dei giovani stranieri sono in netto aumento: nel 2024, su 496 ragazzi detenuti nei 17 istituti, 254 erano stranieri, ovvero più della metà. Non è specificato quanti di questi detenuti stranieri siano musulmani, ma è plausibile che una parte consistente lo sia.

Imam nelle carceri

Gli imam attivi nelle carceri, in base ai dati dell’associazione Antigone, sono 148 ma non tutti ufficialmente accreditati: per lo più si tratta di volontari. La svolta del Beccaria però potrebbe ufficializzare la figura anche negli altri carceri minorili italiani. Resta la questione della selezione degli imam da introdurre: come evitare di «arruolare» figure che non degenerino nel proselitismo anti Occidente? Anche questa questione andrà affrontata per poter garantire la sicurezza.

Non va sottovalutato l’aspetto più allarmante: il carcere, secondo la fondazione Icsa, è un luogo di reclutamento e radicalizzazione molto più pericoloso rispetto a moschee e luoghi di preghiera proprio perché è molto facile far leva sulla fragilità (morale e intellettiva) dei maranza. E lo è ancora di più con il sovraffollamento di questi anni.
www.ilgiornale.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *