Suicidio assistito, Cappato porta un anziano a morire in Svizzera

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Nuovo suicidio assistito in una clinica svizzera per un italiano di 82 anni. Romano, questo il nome, era malato di Parkinson. L’uomo, di origini toscane e residente a Peschiera Borromeo, nel Milanese, si è recato nel Paese elvetico accompagnato da Marco Cappato. A dare la notizia del decesso la figlia dell’82enne, Francesca, che in un video ha spiegato: “Avrebbe voluto morire in casa circondato dai suoi cari”. Il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni sabato si autodenuncerà ancora una volta a Milano e rischia “di nuovo fino a 12 anni di carcere”. Cappato ha dichiarato: “È indegno per un Paese civile continuare a tollerare l’esilio della morte in clandestinità”.

La malattia di Romano – Romano era affetto da Parkinsonismo atipico dal 2020, non era tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale. Ex giornalista e pubblicitario era stato costretto a letto dalla malattia, tra “forti dolori muscolari, in una condizione irreversibile che gli impediva di leggere, scrivere e fare qualsiasi cosa in autonomia”. Dopo aver maturato, spiega l’Associazione Luca Coscioni, “la scelta di voler porre fine alle sue sofferenze ed essersi reso conto dell’impossibilità di procedere in Italia, ha chiesto aiuto a Marco Cappato per raggiungere la Svizzera ed evitare conseguenze legali per i suoi familiari”.

Cappato: “Il Parlamento ancora inerte”

Il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni ha espesso, ancora una volta, tutta la sua indignazione. “Sono passati 4 anni da quando la Corte Costituzionale la prima volta ha chiesto al Parlamento d’intervenire in ‘uno spirito di leale e dialettica collaborazione istituzionale’ consentendogli ogni ‘opportuna riflessione e iniziativa’. La Corte intervenendo successivamente nel 2019, dinanzi all’inerzia del Parlamento, ha emesso una decisione che depenalizza l’aiuto al suicidio solo per malati in determinate condizioni verificare dal SSN, nel contempo ha reiterato la richiesta di una legge completa che rispetti le scelte di fine vita delle persone malate. Ad agosto avevo ripreso l’azione di disobbedienza civile, accettando la richiesta di Elena Altamira di essere accompagnata in Svizzera, per superare la discriminazione contro i malati che, come Elena e Romano, non sono dipendenti da trattamenti sanitari. Ho deciso ora di accettare anche la richiesta di aiuto di Romano e a evitare a lui un accanimento insensato e violento”.  tgcom24.mediaset.it

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